Durante il question time in Senato, di fronte alla domanda della senatrice Sbrollini, la ministra Messa ha confermato di essere a conoscenza della recente sentenza della Corte di giustizia europea e rimarcato l’intenzione di porre fine all’ingiustizia
Novità per gli ex specializzandi che da anni aspettano una reazione dal Parlamento italiano sull’ingiustizia subita per chi ha intrapreso il percorso di specializzazione tra il 1982 e il 1991. Durante il question time in Senato, la ministra dell’Università Maria Cristina Messa ha confermato alla senatrice Daniela Sbrollini che il Ministero ha recepito la sentenza della Corte di Giustizia europea del 3 marzo 2022 che chiede che qualsiasi formazione specialistica iniziata prima dell’entrata in vigore della direttiva europea del 19 gennaio 1982 e proseguita dopo la scadenza della trasposizione (1 gennaio 1983) debba essere oggetto di remunerazione adeguata.
La direttiva dell’82 stabiliva l’obbligo per gli Stati membri di corrispondere una remunerazione adeguata a tutti gli specializzandi medici per tutta la durata del corso specializzazione. Lo Stato italiano, come sottolineato nel suo intervento dalla senatrice Sbrollini, adeguava la normativa nel ’91, nonostante la richiesta di conformarsi entro il 31 dicembre ’82, con ben otto anni di ritardo. E lo faceva con il decreto legislativo dell’8 agosto 91 n. 257, riconoscendo la borsa di studio ai soli medici specializzandi dal ’91 in poi e non prevedendo nulla per gli specializzandi degli anni precedenti.
«Questa sentenza del 3 marzo 2022 della Corte di Giustizia – ha detto la ministra – ha chiarito che le disposizioni in materia devono essere interpretate nel senso che qualsiasi formazione a tempo pieno o ridotto come medico specialista iniziata prima dell’entrata in vigore della direttiva, cioè il 19 gennaio 1982, e proseguita dopo la scadenza della trasposizione della direttiva quindi il 1 gennaio 1983, deve essere oggetto di una remunerazione adeguata per il periodo di tale formazione».
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«Dalla sentenza si desume – ha proseguito la ministra Messa – che il diritto attribuito dalla direttiva di esame spetta sì a tutti coloro che abbiano frequentato un corso di specializzazione medica, anche se iscritti prima del 19 gennaio ’82, ma questa remunerazione riguarda il periodo che inizia dal 1 gennaio 83 e fino alla fine. Premesso questo, non si tende a sottacere che questa pronuncia della Corte di giustizia, che statuendo in modo diverso rispetto al precedente orientamento abbastanza consolidato a livello nazionale, determini ora un’aspettativa da parte soprattutto di un numero particolarmente rilevante di interessati e quindi l’impatto degli effetti di questa pronuncia è difficile da valutare: sia in termini di risorse, sia perché riguarda fatti risalenti nel tempo che quindi non consentono una facile definizione della platea dei soggetti potenzialmente beneficiari. Ma questo non vuol dire che questo Ministero si debba esentare insieme alle altre amministrazioni competenti dall’impegnarsi per promuovere ogni utile iniziativa per porre rimedio alla questione segnalata».
Un’ottima notizia che mostra volontà da parte del Parlamento di sanare una ferita che per troppo tempo è stata aperta e un’ingiustizia mai sanata. Come ha ricordato anche la senatrice Sbrollini: «Sappiamo che sono centinaia di migliaia i medici che si trovano in questa situazione come lei ha detto. Siamo convinti anche noi – ha aggiunto – che sia giusto riconoscere un contributo economico e un diritto di queste persone e quindi è necessario intervenire perché venga garantito questo diritto a tutti coloro che si trovano nella situazione delineata dalla corte di giustizia senza discriminazioni. Credo che l’intervento della Corte di giustizia crei i presupposti giuridici per un nuovo orientamento delle corti nazionali chiamate a pronunciarsi nelle cause proprio dovute alla mancata attuazione delle direttive europee da parte dello Stato italiano. La ringrazio e mi ritengo soddisfatta».
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