Il deputato di Forza Italia si rivolge a MEF, Ministero della Salute e del Lavoro: «Occorre dare finalmente il giusto riconoscimento sotto il profilo economico e dei contributi previdenziali ai medici specializzandi negli anni in questione». E riporta i dati di Sanità Informazione: lo Stato dovrebbe erogare circa 16 miliardi di euro per gli oltre 110 mila medici che hanno frequentato la scuola di specializzazione in medicina tra il 1978 e il 2006
La questione dell’adeguata remunerazione dei medici ex specializzandi, oggetto dell’ultimo convegno organizzato da Sanità Informazione dal titolo «Formazione specialistica medica. Diritto al risarcimento e prescrizione: limiti e opportunità nel diritto comunitario e nell’ordinamento italiano», tiene banco in Parlamento.
Questa volta la questione è stata ripresa dal deputato di Forza Italia Galeazzo Bignami con una interrogazione al Ministro della Salute, al Ministro dell’Economia e delle Finanze, al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali.
Bignami ricorda «la vertenza ventennale che ha ad oggetto la discriminazione subita dai medici specializzandi che non si sono visti riconoscere il dovuto trattamento economico previsto dalle direttive europee» in materia e sottolinea l’analisi di Sanità Informazione: lo Stato italiano dovrebbe erogare circa 16 miliardi di euro per gli oltre 110 mila medici che hanno frequentato la scuola di specializzazione in medicina tra il 1978 e il 2006. Un diritto all’adeguata remunerazione che nasce da diverse direttive europee e che non ha trovato riconoscimento in Italia. Ai Ministri Bignami chiede con quali tempistiche e modalità si intendano assumere le iniziative normative per sanare la situazione e sottolinea la necessità di «dare finalmente il giusto riconoscimento sotto il profilo economico e dei contributi previdenziali ai medici specializzandi negli anni in questione, che da troppo tempo attendono l’adeguata remunerazione dovuta per il periodo di specializzazione».
Proprio al Convegno di Sanità Informazione il senatore Antonio De Poli ha annunciato l’arrivo di un Disegno di legge sul tema che al contempo tuteli i medici e permetta allo Stato di risparmiare, favorendo un accordo che conterrà i costi del contenzioso di 5 miliardi. Al Convegno, patrocinato da FNOMCeO, ENPAM, Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Tor Vergata e Ordine degli Avvocati di Roma sono intervenuti, tra gli altri, autorevoli esponenti del mondo medico, politico e giurisprudenziale come il vicepresidente FNOMCeO Giovanni Leoni, il Presidente della Commissione Sanità del Senato Pierpaolo Sileri, i senatori Antonio Saccone e Sonia Fregolent, il professore Bernardo Mattarella, il magistrato Sergio Di Amato, già presidente della Corte di Cassazione.
LEGGI ANCHE: EX SPECIALIZZANDI, 16 MILIARDI A RISCHIO PER LE CASE DELL’ERARIO. ARRIVA DDL PER ACCORDO GOVERNO E CAMICI BIANCHI
Nel testo dell’interrogazione di Bignami c’è la ricostruzione della vicenda giudiziaria: in primis l’articolo 16 della direttiva 82/76/CEE che indicava nel 31 dicembre 1982 il termine massimo per adeguarsi alle citate disposizioni. Il mancato adeguamento ha portato alla sentenza della Corte di giustizia della comunità europea, del 7 luglio 1987, che dichiarava come la Repubblica Italiana fosse venuta meno rispetto agli obblighi in questione. Poi il decreto legislativo dell’8 agosto 1991 n. 257, con cui veniva istituita, a favore degli specializzandi, una borsa di studio di 21 milioni 500 mila lire annue ma solo a decorrere dall’anno 1991/1992. «I contenziosi che ne sono seguiti, basati sulla richiesta di applicazione retroattiva della norma – si legge nell’interrogazione – hanno portato alle sentenze della Corte di giustizia della comunità europea, del 25 febbraio 1999 e del 3 ottobre 2000, che hanno individuato nell’applicazione retroattiva la forma più adeguata per porre rimedio alle criticità generatesi».