Il testo prevede un rimborso forfettario erogato in contanti che va dai 17 mila ai 22 mila euro per ogni anno di specializzazione, compresivi di interesse compensativi e rivalutazione monetaria, cui possono accedere tutti coloro che abbiano presentato domanda giudiziale per il riconoscimento dell’adeguata remunerazione
La politica prova ancora una volta a sanare la vicenda degli ex specializzandi, e questa volta lo fa attraverso un emendamento alla legge di Bilancio. È il senatore dell’UDC Antonio Saccone, membro della Commissione Bilancio, ad annunciare ai nostri microfoni la volontà di presentare un testo per chiudere definitivamente quella che non esita a definire «una ferita annosa».
Parliamo, per chi non lo sapesse, di quei medici che hanno frequentato le scuole di specializzazione tra il 1978 e il 2006 senza ricevere il trattamento economico previsto dalle direttive europee, e che hanno aderito in massa ad azioni legali per vedersi riconosciuto il diritto al rimborso più volte confermato dai tribunali. Una vicenda che si trascina da decenni, che ha intasato il sistema giudiziario e che rischia di causare un esborso di denaro pubblico non indifferente.
Da qui, l’intenzione di risolvere la questione con un accordo transattivo tra Stato ed ex specializzandi che garantisca, al tempo stesso, il rimborso ai medici interessati e un risparmio per lo Stato, non solo sui risarcimenti ma anche sulle spese legate alle azioni pendenti.
L’emendamento, che Sanità Informazione ha potuto leggere in anteprima, prevede un rimborso forfettario che va, in base alla situazione specifica del singolo medico, dai 17mila ai 22mila euro per ogni anno di specializzazione, compresivi di interesse compensativi e rivalutazione monetaria, cui possono accedere tutti coloro che abbiano presentato domanda giudiziale per il riconoscimento dell’adeguata remunerazione. Coloro che hanno ottenuto una sentenza favorevole che riconosce degli importi più alti avrà comunque diritto alla maggior somma assegnata in sede di giudizio.
Le somme, specifica l’emendamento, saranno erogate in contanti (escludendo quindi la contribuzione figurativa che era stata prevista dagli ultimi disegni di legge presentati sul tema) e non saranno soggette a tassazione. Le modalità di corresponsione delle somme saranno determinate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri entro 30 giorni dalla pubblicazione della Legge.
«Penso che questa sia un’occasione importante per sanare questa ferita – commenta ai nostri microfoni il senatore Saccone – perché per la prima volta ci sono tante risorse disponibili, che vengono anche dall’Unione Europea. Penso al Recovery Plan ma anche al MES, cui noi crediamo si debba aderire».
«Non stiamo parlando di un privilegio – aggiunge – ma dell’applicazione di un diritto, riconosciuto e garantito anche dall’Unione Europea, che non abbiamo ancora applicato e che costringe i medici, definiti i nostri eroi, ad adire ai tribunali, intasandoli. È una vicenda annosa e imbarazzante per il legislatore».
«Intanto però – continua il senatore – il governo è costretto a richiamare in corsia molti di questi ex specializzandi chiedendo loro un ulteriore sacrificio. A questi appelli gli operatori sanitari hanno risposto con generosità, dimostrando rispetto per lo Stato; allora lo Stato deve rispettare questo diritto, riconoscendo il lavoro e la funzione che i medici hanno svolto, soprattutto in questo periodo, non solo a parole, ma anche in termini economici».
«I medici ex specializzandi sono disponibili a trovare un accordo con il governo, ma bisogna avere la responsabilità di sedersi intorno a un tavolo e arrivare ad una transazione, anche per evitare che lo Stato, e quindi noi contribuenti, paghi una cifra spropositata. Questa è l’operazione che dobbiamo portare avanti», conclude Saccone.
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