Lavoro e Professioni 8 Novembre 2021 11:40

Federazione Cimo-Fesmed, entra Cimop. Un polo pubblico-privato da 18mila medici

Quici: «Una primizia in Italia per provare a rivoluzionare anche le modalità di rappresentanza e di rappresentatività della professione rispetto alle istituzioni». De Rango: «La nostra bussola? la difesa della professione medica e dei contratti»

Federazione Cimo-Fesmed, entra Cimop. Un polo pubblico-privato da 18mila medici

CIMOP, il sindacato unitario dei medici chirurghi e dei laureati in odontoiatria operanti nell’Ospedalità Privata, entra nella Federazione CIMO-FESMED creando un polo pubblico-privato da 18mila medici.

L’adesione alla Federazione (che è l’unione delle forze organizzative e di rappresentanza di CIMO, il sindacato dei medici, della FESMED, Federazione Sindacale Medici Dirigenti, a cui recentemente ha aderito ANPO, ASCOTI, ANMDO) è l’evoluzione del patto federativo siglato tra i due soggetti nel maggio 2019. L’obiettivo è unire le proprie forze e dare seguito alla convergenza di visione e progettualità che, da tempo, le vede dialogare su temi comuni per la tutela della professione. Il primo accordo di sinergia tra rappresentanze del mondo sanitario pubblico e privato in Italia.

«Il minimo comun denominatore dell’alleanza – spiega la nota congiunta – è una visione innovativa e pionieristica sia della professione medica che dell’intero sistema sanitario, nata alla luce di come l’emergenza pandemica sta modificando l’intero ambito sanitario. Da un lato andrà valutato l’elemento di novità assoluta rappresentato dal Pnrr, che impatterà sui comuni problemi legati ai rinnovi contrattuali che vedono particolarmente penalizzati i medici che lavorano nell’ospedalità privata profit, in attesa ormai da 16 anni. Dall’altro sensibilità comuni riguardano la colpa professionale e quindi la sicurezza delle cure, senza dimenticare il tentativo di sostituire il lavoro dei medici con altri professionisti. Se i medici lavorano bene anche i pazienti sono più sicuri, inseriti in un quadro di serenità complessiva che fa crescere il sistema e rafforza il rapporto medico-paziente».

«Questo accordo è una primizia, nel nostro paese, per provare a rivoluzionare anche le modalità di rappresentanza e di rappresentatività della professione medica rispetto alle istituzioni – osserva il Presidente della Federazione CIMO-FESMED, dott. Guido Quici – Questo sforzo vuole assicurare una maggiore tutela giuridica della professione medica, indipendentemente dal fatto che operi nel pubblico o nel privato. Così nasce un polo strutturale da circa 18mila medici, ovvero una massa critica non indifferente che potrà avere una adeguata rappresentanza e che verrà sostenuta dalla Federazione anche negli ambiti contrattuali. Ognuno conserverà la propria autonomia organizzativa, ma condividendo gli obiettivi politici e sindacali. Altro aspetto importante è la richiesta di essere ascoltati dalla politica e dalle istituzioni al fine di offrire il nostro contributo, valoriale e pragmatico, relativamente al rilancio del servizio sanitario nazionale».

«La nostra bussola? La difesa della professione medica e dei contratti – sottolinea la dott.ssa Carmela De Rango, Segretario Nazionale della CIMOP (Confederazione Italiana Medici Ospedalità Privata) – In Italia difficilmente organizzazioni sanitarie che rappresentano medici, pubblici e privati, decidono di fare squadra e unire le forze: si tratta di un’iniziativa che presenta anche un interessante retroterra culturale e di metodo, con l’auspicio che la fase di transizione del sistema sanitario a cui ci stiamo approcciando con il Pnrr riesca a sanare, seppure in parte, le enormi questioni ancora irrisolte che persistono anche a causa di non-soluzioni perpetrate per troppi anni».

Un altro valore che accomuna medici del pubblico e del privato è l’esperienza maturata in questo biennio di pandemia, durante il quale tutti sono stati pesantemente esposti, con un aggravio di vite umane sacrificate sull’altare del diritto alla salute e alle cure. «Il Covid mietendo le sue vittime, non ha fatto ovviamente una distinzione tra medici che lavoravano nel pubblico o nel privato – aggiungono Quici e De Rango – Ragione in più per riflettere, senza pregiudizi di sorta, sull’introduzione di tutele eguali per l’intera professione medica, supportate da norme legislative in grado di garantire la sicurezza agli operatori sanitari».

 

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