Tra le rivendicazioni: rinegoziazione del contratto con minimi europei, competenze riconosciute e possibilità di andare in ferie
“Non chiamateci eroi, ma dateci rispetto e riconoscimento”. Con questo slogan gli infermieri e i professionisti sanitari del sindacato Nursing up si sono dati appuntamento questa mattina sul piazzale antistante l’ingresso dell’Ospedale Niguarda per un flash mob con lo scopo di sensibilizzare il governo su quelle che sono le problematiche della categoria. Si sono inginocchiati, hanno cantato e applaudito alla lettura di un messaggio rivolto alle istituzioni per chiedere maggiore considerazione per gli uomini e le donne che hanno combattuto in prima linea il Covid.
«È andata esattamente come era prevedibile – commenta un esponente sindacale dinanzi ai colleghi inginocchiati e coperti da una mascherina che raffigura un supereroe –. Ci chiamavano eroi, fotografavano il volto ustionato dalle mascherine e tutti ci celebravano durante la quarantena, mentre noi in prima linea abbiamo combattuto; molti sono stati contagiati e sono morti per salvare i pazienti. Siamo stati tutti travolti dalla frenesia di passare alla fase 2, della vita che doveva riprendere, e tutti, comprese le istituzioni e il governo, si sono dimenticati di noi. Eppure, gli occhi sofferenti, i volti consumati sono stati visti da tutti e sono stati il tramite attraverso cui l’Italia, per la prima volta, ha preso coscienza del dramma umano e sanitario che si andava consumando nei nostri ospedali, ma anche del valore di tutti gli operatori sanitari. Ci hanno chiamato angeli, eroi, ma nessuno di noi si è mai sentito tale, siamo solo professionisti con grosse competenze sviluppate in anni di studio universitario, che oggi devono essere riconosciute».
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Un lungo applauso accompagna uno dei passaggi più significativi delle rivendicazioni sindacali degli infermieri di Nursing up: «Le nostre dotazioni organiche sono ferme ad una legge di 30 anni fa, i nostri stipendi sono i più bassi d’Europa e le indennità sono ferme da oltre 25 anni. E allora siamo qui a pretendere quello che è giusto. Il riconoscimento del merito che purtroppo in Italia è sconosciuto, perché la meritocrazia è ancora un tabù. Le frasi di elogio non servono a nessuno, neppure a creare nuove professionalità e un sistema sanitario più efficiente. E i bonus che sono arrivati nelle tasche dei professionisti sanitari non colmano il vuoto dei diritti cancellati negli ultimi 20 anni di politica sanitaria scellerata né ripagano i sacrifici degli ultimi tre mesi. Se il virus si sta vincendo è grazie alle capacità, alla preparazione e alla formazione di tutti i professionisti sanitari. Senza competenze l’umanità è fragile come un bicchiere di cristallo. Oggi chiediamo ai cittadini e al governo il riconoscimento concreto del nostro ruolo».
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Gli occhi si riempiono di lacrime, nella mente di alcuni corrono veloci i ricordi di un vissuto che rimarrà attaccato alla pelle. «Molti di noi hanno problemi di insonnia, avremmo bisogno di recuperare energie e tranquillità, di andare in ferie, ma non possiamo: gli organici sono ridotti all’osso e le meritate vacanze di qualcuno sarebbero un aggravio di lavoro per tanti altri – commenta Gianluca Ghilardi, coordinatore infermieristico ed esponente del sindacato -. Spesso sono costretto a rifiutare il congedo ordinario alle persone, nonostante il contratto sia chiaro in tema di giorni di diritto all’interno del periodo estivo, ma è difficile. Noi coordinatori siamo costretti ad andare contro i lavoratori stessi e contro il contratto pur sapendo, da sindacalista, di fare qualcosa di non corretto. Ma di fatto non ho le risorse e le conseguenze penali sono quelle delle coperture delle unità operative».
Un dramma che sembra non placarsi per una categoria che è la meno pagata d’Europa ed è proprio in questa direzione che si sposta l’attenzione del nostro interlocutore. «Per quanto riguarda il contratto vorremmo livellare il nostro stipendio ai colleghi degli altri Paesi europei ed avere una contrattazione decentrata».
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