“Ricollocazione”: è questa la richiesta unanime dei professionisti dell’Istituto Mediterraneo di Ematologia che, dopo 15 anni di prestigiosa attività di cooperazione sanitaria internazionale, rischia la chiusura. Lavoratori chiedono un incontro con le Istituzioni
Medici, infermieri, tecnici e impiegati amministrativi. All’Ime, l’Istituto Mediterraneo di Ematologia, sono tutti a rischio. Il destino di trenta professionisti è appeso ad un filo. Una situazione che mette in bilico non sono le famiglie dei lavoratori, che dovranno tirare avanti senza uno stipendio a fine mese, ma anche la salute di tanti piccoli pazienti a cui saranno negate le cure». È Marco Porciello, Infermiere dell’Ime, rappresentante sindacale aziendale della Cisl Fp, a descrivere le inevitabili conseguenze della definitiva chiusura dell’Istituto.
Oggi, i lavoratori dell’Ime sono scesi in piazza, davanti al ministero della Salute, per protestare contro “l’ingiustificabile” chiusura dell’Istituto e per chiedere ai ministeri soci della Fondazione – ministero della Salute, degli Esteri e Mef – e alla Regione Lazio, di impegnarsi affinché tutti questi professionisti possano essere ricollocati altrove.
Il no al licenziamento è unanime: la manifestazione ha ricevuto il sostegno di Cgil Fp Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio, Uil Fpl Roma e Lazio, Cisl Medici, Uil Medici e Anaoo Assomed. «Ministeri e Regione Lazio – hanno sottolineato i sindacati – hanno improvvisamente deciso di cancellare un Istituto prestigioso con all’attivo 320 trapianti allogenici di piccoli pazienti, provenienti da 39 paesi».
La chiusura dell’Ime non avrebbe conseguenze solo sulle operazioni di trapianto: «l’Istituto Mediterraneo di Ematologia – ha spiegato Marta Barbagallo, impiegata amministrativa dell’Ime e rappresentante sindacale aziendale della Cisl fp – è un’eccellenza anche nel campo della formazione. Da 15 anni prepara al meglio professionisti provenienti da ogni parte del mondo».
Ma non è tutto: Ime significa anche accoglienza. «L’Istituto – ha continuato Barbagallo – è un vero strumento di politica estera. Grazie a numerose cooperazioni sanitarie internazionali abbiamo accolto bambini malati, soprattutto del medio-oriente, fornendo non solo cura, ma anche una presa in carico totale del paziente e della sua famiglia».
Una missione che l’Istituto ha cercato di portare avanti fin dalla sua fondazione. Quegli anni, Michela Ribersani, ematologo dell’Ime e rappresentante Anaoo Assomed, li ricorda bene: «l’Istituto è stato inaugurato nel 2003 ed io ho cominciato a lavorarvi immediatamente dopo la mia specializzazione, nel 2006. Sono stati investiti moltissimi soldi pubblici per lo sviluppo di un progetto ambizioso che è diventato realtà. È stato un punto di riferimento nazionale ed internazionale per le cure delle malattie ematologiche, grazie alla collaborazione delle università romane Torvergata e Sapienza. Ma purtroppo, ancora una volta, questi investimenti si sono trasformati in uno spreco di denaro: soldi pubblici utilizzati anche per formare delle professionalità che ora verranno gettate via».
La protesta di questa mattina è solo l’ennesimo tentativo di dialogo con le Istituzioni:«la mobilitazione dei lavoratori dura già da qualche mese – ha spiegato Marta Barbagallo – Le procedure di licenziamento sono state avviate il 29 maggio e dovrebbero terminare entro la metà di agosto, con l’invio delle lettere di licenziamento».
E se il peggio dovesse davvero accadere, per alcuni sarebbe solo l’epilogo di una catastrofe annunciata: «oggi a rischio ci sono 30 posti di lavoro – ha continuato Marco Porciello – ma soltanto due anni fa di professionisti all’Ime se ne contavano almeno settanta. La metà di questi, nel corso degli ultimi 24 mesi, ha cercato lavoro altrove, proprio temendo un licenziamento collettivo. E pur di non affrontare quel calvario con cui noi oggi stiamo facendo i conti e che ci ha portato a manifestare in piazza, hanno preferito posti di lavoro a tempo determinato, accettando il precariato come compromesso».
Una sorte diversa, più fortunata, invece, pare sia toccata ai tecnici ed ai biologi del laboratorio di immunogenetica dell’Ime: «abbiamo appreso – ha commentato Marta Barbagallo – che gli otto dipendenti del laboratorio hanno ottenuto un nuovo lavoro all’ospedale Bambino Gesù, dal prossimo primo agosto».
In altre parole, sono stati “ricollocati”. Ed è questa l’opportunità che vorrebbero avere tutti gli altri lavoratori. «Lotteremo fino alla fine per il riconoscimento dei nostri diritti professionali e, se necessario – ha concluso Barbagallo – torneremo di nuovo in piazza».