Quici (Cimo): «Colleghi devono completare il fabbisogno di crediti a tutti i costi». Mandelli (Fofi): «Codice deontologico va rispettato». Papagni (Opi BAT): «Il 25% dei nostri iscritti non ha raccolto alcun credito». Fedeli (Opi Lecco): «A rischio copertura assicurativa. Possibili anche sanzioni disciplinari»
Neanche tre settimane alla scadenza del triennio formativo ECM. Gli operatori sanitari hanno dunque solo pochi giorni per mettersi in regola, in modo da evitare il rischio di sanzioni. Per questo gli Ordini rappresentativi di medici, farmacisti ed infermieri ribadiscono il loro invito a raccogliere tutti i crediti richiesti il prima possibile.
Il presidente di Cimo, Guido Quici, chiede ai camici bianchi iscritti al sindacato di raccogliere «a tutti i costi» i crediti necessari per completare il fabbisogno formativo in quanto «potrebbero avere, in futuro, problemi con le assicurazioni. Capisco anche le grandi difficoltà che possono avere, perché se hanno troppo lavoro e non riescono ad avere neanche una vita privata, diventa complicatissimo fare anche la formazione. Da qui – continua Quici – la necessità di una riforma della formazione che li attiri e coinvolga di più e che gli dia maggiore consapevolezza. In ogni caso, le regole attuali vanno rispettate e quindi chi non ha raggiunto i crediti farebbe bene a mettersi in regola».
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Anche la Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi) invita gli iscritti a completare la formazione: «Il codice deontologico – ha spiegato il presidente, Andrea Mandelli – va rispettato anche in questo senso, ma io spero che nelle ultime settimane ci sia la possibilità di regolarizzare le posizioni che ancora non sono a posto. Purtroppo, la tempistica dell’attribuzione dei crediti e del riconoscimento di Agenas non dà la situazione in tempo reale, e non permette di tenere sotto controllo i dati, però c’è un countdown sia sul sito che sul giornale on line che ricorda l’obbligo formativo», conclude.
La formazione continua in medicina non è soltanto una questione deontologica ma un vero obbligo di legge che prevede sanzioni per gli inadempienti. Una di queste, forse la più importante, riguarda l’impossibilità di accedere alla copertura assicurativa se si raccolgono meno del 70% dei crediti necessari. «Ogni professionista sanitario – spiega il presidente dell’Opi BAT, Giuseppe Papagni – è chiamato ad assolvere l’obbligo formativo. Un obbligo, non solo per ogni infermiere ma anche per ogni sanitario, che non è solo professionale ma anche deontologico. L’articolo 10 del nostro codice deontologico parla in maniera chiara della formazione. Si tratta di un dovere etico perché ogni infermiere deve poter erogare la miglior prestazione assistenziale ai propri pazienti in base alle conoscenze validate dalla comunità scientifica. Quindi ogni professionista ha l’obbligo di rinnovare le proprie competenze attraverso la formazione entro il 31 dicembre prossimo, anche per evitare possibili ripercussioni. Gli iscritti che non raggiungono almeno il 70% dell’obbligo formativo ECM, infatti, potrebbero perdere la copertura assicurativa per la responsabilità professionale. Questo è sicuramente un aspetto che deve far riflettere e spronare i professionisti alla formazione. Questa mancanza, in aggiunta, può ripercuotersi anche su tutta l’équipe professionale. Rappresenta dunque un incentivo in più per tutti i sanitari ad assolvere l’obbligo formativo».
Fabio Fedeli, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Lecco, spiega che «tutti gli infermieri, per svolgere la professione, fanno un’attività di formazione perché ogni qual volta viene preparato o implementato un nuovo protocollo, esce una nuova linea guida su una tematica professionale, di fatto avviene un aggiornamento, ma pochi ancora sanno e sono consapevoli che questa formazione può essere riconosciuta come ECM. Perciò come Ordine – spiega Fedeli – abbiamo costruito il dossier collettivo formativo per i nostri iscritti. Una pratica che già nel triennio passato ha visto riconoscere un bonus formativo. Anche questo è un modo per dare valore alla formazione sia essa erogata tramite FAD o in presenza, sempre comunque coerente con le necessità formative espresse dagli iscritti». Fedeli ricorda poi che «un professionista che non ha assolto almeno al 70 per cento della propria formazione, potrebbe non essere più tutelato dall’assicurazione professionale. L’Ordine potrebbe intervenire con l’esercizio del potere deontologico, e richiamare gli iscritti attraverso dei procedimenti disciplinari».
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