Tagli, turni massacranti e salari bassi i motivi della protesta
Una trentina di primari del Servizio sanitario pubblico francese hanno comunicato le dimissioni di oltre mille di loro colleghi in Francia dalla loro funzione amministrativa. Tutto ciò è avvenuto presso la Facoltà di Medicina di Pitié Salpêtrière, a Parigi. I motivi di un gesto così politicamente forte e senza precedenti sono diversi: dal troppo lavoro («Riteniamo che in 10 anni la produttività sia aumentata del 15% mentre la forza lavoro è aumentata solo del 2%», ha dichiarato uno dei dimissionari), agli stipendi («Quello degli infermieri in Francia è il 28esimo tra i paesi OCSE», spiega un altro), ma in generale tutti concordano su un «deterioramento vertiginoso e senza precedenti che mette a rischio i pazienti e gli operatori sanitari». Si parla di carichi di lavoro che vanno, a volte, dalle 60 alle 80 ore settimanali, il tutto nonostante la grave carenza di materiali e mezzi.
Insieme, i mille dimissionari chiedono un «aumento significativo dei salari» (di almeno 300 euro netti al mese) in modo da raggiungere i salari medi OCSE nel settore e un aumento della spesa sanitaria (mancherebbero circa 600 milioni di euro, oltre ai 200 milioni annunciati dal governo per la sanità pubblica solo poche settimane fa). È stata inoltre chiesta una revisione del metodo di finanziamento e della governance, nonché l’assunzione del personale necessario per migliorare la qualità dell’assistenza e, dunque, la sicurezza del paziente.
Ma in cosa consistono, in sostanza, queste dimissioni? Gli organizzatori spiegano che non avranno conseguenze sulla cura dei pazienti, i quali «non saranno ostaggio delle nostre azioni», spiegano. Anche la formazione degli operatori sanitari continuerà. I dimissionari avvertono tuttavia che d’ora in poi e per tutto il tempo in cui dureranno queste dimissioni (che potrebbero essere revocate in caso di un buon riscontro da parte del Governo) ogni medico sarà individualmente responsabile delle sue azioni e non ci sarà più alcun legame con l’amministrazione in merito alla gestione dei turni di lavoro. I pazienti dovranno dunque fare riferimento direttamente all’amministrazione e non più ai capi dipartimento. A questa mobilitazione dovrebbe seguire una manifestazione ad inizio febbraio e altre forme di protesta forte come questa.
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