In occasione della Giornata dedicata al personale sanitario, assistenziale e volontario, anche Fnopi ricorda le tante perdite subite tra le fila degli infermieri. La presidente: «Ricordare che noi ci siamo sempre stati, prendendoci cura dei nostri assistiti»
Un minuto di silenzio, da nord a sud, tra tutti i reparti di ogni ospedale d’Italia. Così la Fnopi (Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche) ha deciso di rendere omaggio alla Giornata del personale sanitario, assistenziale e volontario. Un silenzio dovuto alle tante perdite di lavoratori indefessi, che hanno contratto il virus nel tentativo di salvare altre vite.
Sui 78mila contagi sono 81 gli infermieri ufficialmente deceduti finora a causa del virus, anche se i numeri degli ordini provinciali parlano di cifre molto maggiori (500). Di questi, 19 erano campani e 16 lombardi: le due regioni che hanno pagato il prezzo più alto in perdite. Di questi, sei si sono tolti la vita. Sottolineando una crisi che non era solo nei reparti, ma anche nelle menti e nel cuore dei tanti lavoratori.
Sanità Informazione ha incontrato la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli, per un commento sulla Giornata e sul suo significato per tutti gli infermieri. «Vivrò questa giornata in maniera molto rispettosa con quello che simbolicamente rappresenta» spiega. «Non è una giornata in cui gioire – aggiunge – però crediamo che sia anche opportuno manifestare ai nostri colleghi, alle famiglie dei colleghi che non ci sono più, ai nostri assistiti e alle loro famiglie quell’elemento che appartiene alla nostra deontologia e che abbiamo scritto nel nostro codice deontologico: è tempo di relazione, è tempo di cura».
Cura che gli infermieri hanno sempre messo al centro. «Gli infermieri – ricorda Mangiacavalli – ci sono sempre stati, ci sono tuttora e continueranno ad esserci: al di là di quello che è successo in questo anno di particolare visibilità, si sono sempre presi cura dei loro assistititi fin da quando siamo nati come professione».
E a ogni singolo infermiere va il compito di «rimarcare la vicinanza ai nostri assistiti e usare la relazione e l’empatia che abbiamo con loro per ricordare che spesso siamo stati un punto di collegamento con i loro familiari. Questa giornata è per le persone che non ci sono più sia all’interno della nostra famiglia professionale che all’interno di tutti i nostri assistiti».
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