Vaccari (FNOPO): «Accompagniamo le pazienti in ogni fase della vita, necessario implementare i percorsi formativi»
Da sempre la figura dell’ostetrica si accompagna al concetto del supporto fisico, emotivo, psicologico, in un binomio ancestrale dove l’umano e il professionale si fondono. In un periodo storico in cui l’attenzione ai bisogni femminili è crescente, così come l’accoglienza delle istanze di maggiore umanità e personalizzazione dell’assistenza, la figura professionale dell’ostetrica si evolve di pari passo con queste nuove esigenze, per intercettarle efficacemente e, quando possibile, anticiparle. Un’evoluzione professionale che parte dalla formazione per arrivare alla presa in carico, passando per la prevenzione. Oggi 5 maggio, nella Giornata Internazionale dedicata alla professione ostetrica, ne abbiamo parlato con Silvia Vaccari, presidente FNOPO.
«Siamo in una fase che vede una sempre maggiore richiesta di ascolto dei bisogni di salute della popolazione femminile, e i professionisti sanitari devono raccogliere questa sfida. Oggi più che mai le donne, le coppie e le famiglie hanno necessità di essere al centro del percorso di cura, motivo per cui avere è necessario poter avere accesso ad informazioni corrette, il che passa attraverso una comunicazione efficace, ma soprattutto avere la possibilità e la consapevolezza di poter scegliere il tipo di percorso migliore a livello individuale. E questo vale soprattutto in un setting assistenziale dedicato a momenti fondamentali nella vita di una donna come la gravidanza, il parto, la maternità, ma che coinvolgono anche le scelte legate alla sessualità o al periodo della menopausa. Alla nostra professione, che in passato tendeva ad essere confinata nei limiti delle sale parto, oggi viene giustamente riconosciuto un ruolo molto più ampio, e questo è dato sicuramente dalle mutate consapevolezze ed esigenze di salute, che ci portano sempre più ad una cooperazione multidisciplinare a beneficio delle pazienti».
«Oggi stanno partendo tanti progetti domiciliari di homevisit, in cui è l’ostetrica professionista a recarsi in casa delle assistite per fornire il suo supporto e la sua competenza alle donne non solo per quel che riguarda l’ambito della gravidanza e del post parto, ma in generale nei percorsi ginecologici e oncologici. Pensiamo alle zone disagiate in cui i punti nascita sono stati chiusi e le case della salute non esistono: il fatto che ci siano ostetriche pronte a raggiungere direttamente l’abitazione di chi richiede assistenza è un fattore di indiscutibile valenza positiva, un sistema efficace di fare salute, anche per far fronte ad eventuali situazioni di disagio sociosanitario ed offrire un supporto ed un monitoraggio costante».
«Subito dopo la pandemia ci siamo chiesti come agire in funzione delle mutate esigenze di salute della popolazione, anche in relazione all’offerta formativa del percorso di laurea. Abbiamo appena firmato un documento in cui abbiamo approfondito molto l’aspetto della continuità nell’assistenza territoriale, il nuovo ruolo dell’ostetrica nelle case della salute e nei servizi domiciliari. Abbiamo quindi chiesto di inserire questi aspetti nel percorso formativo, per allineare completamente la formazione della professionista ostetrica alle attuali e reali esigenze della popolazione femminile dall’adolescenza alla terza età. E a proposito di adolescenza, vorremmo attuare dei progetti di prevenzione, sui corretti stili di vita, che partano dalle scuole elementari. Le bambine di oggi sono le donne e le madri di domani e se è vero che ciò che si semina si raccoglie, non è mai troppo presto per prendersi cura di sé. Vorremmo poter dare alle giovanissime gli strumenti per affrontare, in futuro, i più importanti appuntamenti della propria vita di donna in consapevolezza ed in salute».
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