Lavoro e Professioni 21 Giugno 2021 11:03

Green pass dai medici di famiglia, la FIMMG boccia l’idea del governo

Green pass dai medici di famiglia, è sonora bocciatura dalla FIMMG. Silvestro Scotti: «Non si può comprimere il diritto all’assistenza e mortificare così la professionalità. Siamo medici non stampanti»

Green pass dai medici di famiglia, la FIMMG boccia l’idea del governo

Green pass in stampa cartacea dai medici di famiglia, la Segreteria nazionale della FIMMG non ci sta e si riunisce per elaborare una proposta di cambiamento. «Al presidente Mario Draghi – sottolineano – chiediamo, come si possa da un lato demandare compiti che valorizzano la massima professionalità ai medici di medicina generale, considerandoli, a nostro avviso “finalmente”, responsabili e portatori di ruolo verso l’orientamento del cittadino/paziente sul mix vaccinale dopo il pasticcio AstraZeneca, creato dagli stessi esperti che oggi suggeriscono forse la soluzione del coinvolgimento nel green pass dei medici di famiglia; mentre dall’altro li si vuole costringere ad occupare la gran parte del tempo a fare fotocopie e facendoli apparire ai cittadini dei meri impiegati».

Quel che la FIMMG vuole chiarire è che, a causa della pandemia, l’accesso negli studi dei mmg ha cambiato criteri. Per evitare affollamenti si procede per prenotazioni che occupano molto di più dell’orario di lavoro standard. «Il medico di famiglia che dovrà fare? – si chiedono -. Dovrà prenotare gli accessi dei pazienti per la stampa del codice green pass reso ope legis un atto medico e ritardare ai pazienti in accesso per problemi assistenziali? Ridicolo. Non ha senso. A meno che non ci sia la volontà di attuare un progetto che continui a passare alla popolazione il messaggio di inefficacia di questo servizio, ancora oggi tra i più graditi del SSN, per favorire progetti di finta dipendenza o di accreditamento che favoriscano una privatizzazione del servizio di cure primarie con annessi e connessi».

Un ACN del futuro

FIMMG afferma inoltre di voler porre un limite alla “pazienza istituzionale” nelle prossime settimane. Verrà formulata una proposta che, tra le altre cose, richiederà che siano riprese le normali relazioni sindacali tra chi governa il contesto sanitario, ovvero Regioni in primis e Governo. «Vogliamo risposte immediate su Atti di indirizzo che permettano di discutere un ACN del futuro – avvertono – e non quello del 2016-2018 come ci chiede la SISAC con solo scopo di far apparire inadatto il contratto per le nuove esigenze. Pretendiamo un confronto con Agenas sui progetti che ci riguardano, calati dall’alto senza nessun confronto; chiederemo chiarezza al Governo, soprattutto sulle risorse umane mediche di medicina generale e in base a quali funzioni organizzative e assistenziali e ai conseguenti investimenti, queste siano previste nel progetto strutturale del PNRR. In mancanza di tutto questo chiederemo alle altre organizzazioni sindacali e Società scientifiche della medicina generale di organizzare al più presto un’assemblea di confronto per un’azione comune comunicativa, rivendicativa e progettuale che a questo punto porti ad un confronto pubblico con chi a nostro avviso sta creando le premesse per la scomparsa del Servizio Sanitario Nazionale».

«È fondamentale – chiarisce Silvestro Scotti, segretario generale FIMMG – che questo venga chiarito ai medici anche in considerazione della rivalutazione biennale delle risorse tra medici di famiglia e area ospedaliera che sarà determinata dalla maggiore o minore partecipazione di una delle due categorie all’offerta certificativa ai pazienti che ne avessero necessità, che nel tempo potrà permettere un aumento di quanto percepito dalla medicina di famiglia in presenza di un aumento delle certificazioni provenienti da tale categoria. Oltretutto va considerato che interpretazioni difformi da tale posizione esporrebbero i medici alle sanzioni previste dall’ACN vigente circa il pagamento improprio di prestazioni da parte del proprio assistito, in considerazione di quanto previsto dall’art. 19, comma 2 lettera a) dell’ACN».

Un allegato che chiarisca i doveri tra mmg e Inail

Fimmg ha proposto sul tema: la definizione di un allegato che determini e chiarisca i diritti e i doveri delle due parti, medici di famiglia e INAIL,  i cui principali punti saranno la cooperazione applicativa tra i nostri gestionali e il portale INAIL per i certificati telematici, la loro semplificazione, l’utilizzo di credenziali uniche di accesso agganciate a quella dei SAR o SAC, l’istituzione presso la SISAC di un tavolo di confronto periodico sull’andamento delle procedure, utile ai periodici aggiornamenti biennali, la possibilità di accordi con le sedi INAIL decentrate su progetti specifici.

In vista dell’incontro in SISAC, Fimmg si era già adoperata sulla necessità di chiarire le scadenze per la corresponsione dei compensi pregressi bloccati al 2016. Infatti, in un recente incontro con i vertici INAIL, si è concordato il cronoprogramma del pagamento delle certificazioni effettuate dai medici di famiglia italiani per gli anni 2017 e 2018 e il saldo di tutti gli arretrati entro gennaio 2020.

«Appare chiaro che i medici di famiglia non debbano “delegare” ad altri la certificazione INAIL. Dopo anni di polemiche e discussioni si è giunti ad una forma di certificazione che riconosce l’impegno professionale dei medici di medicina generale non come saltuario ed occasionale ma strutturato nella pratica quotidiana, a favore del cittadino anche nell’ambito della sua attività lavorativa. La presa in carico di un assistito non può sottovalutare oltre agli stili di vita quelli che potremmo chiamare “gli stili di lavoro” e la capacità di una medicina di famiglia organizzata in micro equipe, e quindi con collaborazioni di altri professionisti e/o dipendenti, di essere capace anche di interventi che migliorino la consapevolezza dei propri pazienti lavoratori sui rischi e sulle attività di prevenzione che potrebbero salvargli la vita, soprattutto quando siamo di fronte a lavoratori poco inseriti in contesti di prevenzione nell’ambito lavorativo o con scarsa percezione dei rischi espositivi», continua Scotti.

Serve un confronto

«Non accetteremo una visione della medicina generale di carattere “impiegatizio”, una medicina generale che si vorrebbe costringere a sottrarre altro tempo all’assistenza dei pazienti per adempiere a funzioni amministrative che nulla hanno a che fare con la pratica medica», è perentorio Silvestro Scotti. «Un compito che mortifica la professionalità di un medico – prosegue – ma che soprattutto andrebbe a gravare un’attività di studio già molto complessa per la gestione ordinaria del virus e la necessaria presa in carico delle cronicità che, forse qualcuno lo dimentica, è determinante in termini di salute». Ciò che desta sconcerto nell’ambito della segreteria nazionale FIMMG è che simili decisioni nascano persino senza un minimo di condivisione o confronto.

«Se vi fosse stato un dialogo – prosegue Scotti – avremmo almeno potuto spiegare che un compito simile non può essere demandato neanche ad un collaboratore di studio, ove presente, perché questo costringerebbe il medico ad un abuso, cedendo le proprie password del sistema prescrittivo e certificativo al quale, ricordiamo, bisognerà accedere per rilasciare il green pass. E le stesse password servono per produrre le prescrizioni e le certificazioni, tipici atti (questi sì) collegati alla funzione medica. Sono quindi credenziali che il medico non può cedere perché commetterebbe un illecito penalmente rilevante».

 

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