Lavoro e Professioni 14 Aprile 2020 11:15

Il Tar del Molise: «Tampone per diagnosi Coronavirus obbligatorio per tutti i pazienti trasferiti da ospedale a Rsa»

L’avvocato Di Pardo: «Il decreto stabilisce un principio di precauzione e di responsabilità che può essere esteso a tutto il territorio nazionale»

di Isabella Faggiano

Tampone per la diagnosi del Coronavirus obbligatorio per tutti i pazienti che dovranno essere trasferiti da un ospedale molisano ad una struttura privata accreditata residenziale della stessa Regione. A stabilirlo il Tar del Molise, che nei giorni scorsi ha definitivamente sciolto un insolito paradosso. «Prima che questo decreto fosse emanato – specifica Salvatore Di Pardo, avvocato amministrativista, esperto di diritto sanitario – venivano sottoposti a tampone solo i pazienti trasferiti nelle strutture private accreditate residenziali molisane provenienti da un’altra regione. Per quelli che già erano ricoverati in Molise l’esecuzione del tampone non era prevista, nemmeno per i degenti in strutture cosiddette “Covid-19”».

In altre parole, il decreto ha chiarito che “i provvedimenti della Azienda Sanitaria Regionale del Molise non erano sorretti da una valida motivazione che potesse giustificare il diverso trattamento previsto per i pazienti residenti nella regione Molise, rispetto a quelli residenti in altre regioni”.

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Prima che fosse emanata questo decreto (Tar Molise, Decreto ante causam del 30 marzo 2020, n. 62) i pazienti residenti in Molise venivano spostati sulla sola base della valutazione effettuata dai medici ospedalieri.

Ora, questa pronuncia potrebbe cambiare il destino delle Rsa di tutta Italia: «In queste strutture – continua l’avvocato Di Pardo, che ha personalmente seguito la vicenda -, soprattutto in quelle della Lombardia e del centro-nord, ci sono stati tantissimi decessi per una diffusione troppo rapida del virus. Tra le cause del contagio c’è, senza dubbio, anche lo spostamento di pazienti dagli ospedali alle Rsa, senza un controllo effettivo delle condizioni di salute degli individui trasferiti. Un fatto particolarmente grave – aggiunge il legale – se si considera che nelle Rsa c’è un’altissima concentrazione di soggetti anziani e che soffrono di più patologie contemporaneamente. Farvi accedere anche una sola persona affetta da Coronavirus può portare ad una immediata diffusione della patologia tra tutti i degenti, con drammatiche conseguenze».

Ed è proprio per evitare che potesse accadere il peggio che la Rsa molisana in questione si è rifiutata di accogliere un paziente proveniente da un ospedale della stessa regione senza che venisse accertatala la negatività del tampone per la diagnosi del Coronavirus. «Questa Rsa – racconta Di Pardo – ha chiesto alla Asl di predisporre il tampone per il paziente da trasferire. Ricevendo un rifiuto, ha deciso di ricorrere al Tar».

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Il presidente del Tribunale ha adottato il provvedimento in meno di 24 ore, annullando così tutti i trasferimenti dagli ospedali del Molise dei pazienti non sottoposti a tampone: “Devono essere sospesi i provvedimenti della Azienda Sanitaria nella parte in cui, immotivatamente – si legge nel decreto del Tar del Molise – dispongono il ricovero presso una struttura privata accreditata residenziale di una paziente proveniente dal Molise senza aver disposto preventivamente il tampone di controllo per verificare che la paziente medesima non sia affetta da coronavirus». Con questa sentenza viene garantita la tutela della salute del paziente da trasferire, degli ospiti della Rsa e di tutto il personale sanitario e non che vi lavora, comprese le persone che sarebbero successivamente entrate in contatto con ognuno di questi soggetti.

«Questo decreto stabilisce un principio di precauzione da cui deriva anche un principio di responsabilità – continua Di Pardo -. Non seguirlo (ovvero non effettuare il tampone per la diagnosi del Coronavirus prima di trasferire un paziente da ospedale a Rsa, ndr), anche al di fuori dei confini molisani, potrebbe dar luogo, nell’ipotesi in cui si sviluppi un contagio proprio a causa della mancata adozione della procedura, ad una responsabilità da parte delle strutture ospedaliere o delle Asl che lo hanno ignorato. Infatti – conclude l’avvocato -, pur essendo un provvedimento relativo al territorio molisano, stabilisce un principio di precauzione e di responsabilità che può essere esteso a tutto il territorio nazionale».

 

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