DPI, tamponi, abolizione dei provvedimenti disciplinari per danno all’immagine dell’azienda e sportelli di aiuto psicologico le loro richieste alla politica
C’è un luogo, quantomeno virtuale, dove i medici si incontrano in questi giorni di fuoco causati dall’emergenza Coronavirus. Una piazza insomma, e probabilmente più di una, diventata spazio di discussione e confronto, dove i soldati degli ospedali condividono un momento di tregua, un pensiero, una notizia; ma anche importanti richieste di consigli, pubblicando immagini provenienti direttamente dai reparti, condividendo con colleghi da tutta Italia proposte diagnostiche e strategie di intervento.
Una solidarietà super segreta in effetti, che corre sul web in un gruppo Facebook “per soli medici” che Sanità Informazione ha potuto raggiungere. «Il gruppo “Coronavirus, Sars-CoV-2 e COVID-19 gruppo per soli medici” è l’evoluzione di una precedente community dedicata ad una mobilitazione riguardante i concorsi di specializzazione per l’area medica», spiega il fondatore del gruppo, Camillo Il Grande, specialista in Chirurgia dell’apparato digerente ed endoscopia digestiva chirurgica presso il Policlinico universitario di Catania: «A seguito dell’epidemia di SARS-CoV-2 decidiamo di sfruttare i 3mila medici già presenti nel gruppo per attivare un passaparola che ha portato oggi ad avere oltre 90mila membri tra medici ed odontoiatri, moderati da 23 colleghi medici, ricercatori e professori». Oggi il gruppo, reperibile sul popolare social network, è accessibile solo su invito di un medico già iscritto e, prima di accordare l’iscrizione, il team di moderatori effettua un doppio controllo sull’Albo dei medici.
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«La finalità del gruppo è condividere informazioni di carattere scientifico sulle peculiarità del virus SARS-CoV-2, sulla diagnosi di Covid-19 e sui possibili trattamenti» continua il chirurgo, portavoce dei 23 professionisti di staff: «Siamo un gruppo di medici e professori che provano a mettere in quello che fanno faccia, reputazione e cuore. Le regole di questa comunità medico-scientifica virtuale ricordano, per certi versi, quelle di un galateo: ad ogni post ci si presenta e si espone ai colleghi un quesito o si allega un articolo scientifico da commentare insieme o, ancora, si apre un sondaggio come “consensus”. Lo stile prediletto è sobrio, evitando sfondi colorati o video da parte di “influencer”. È richiesta attenzione tanto nella forma quanto nel contenuto».
Gli amministratori moderano, leggono e pubblicano centinaia di post al giorno da una community, come dicevamo, di quasi 100mila medici. Una richiesta particolare che ci dicono salire dalla base è quella di un “allentamento della corda” rispetto ad alcune prescrizioni di riservatezza che, in questa fase, starebbero invece venendo imposte ai medici in maniera troppo zelante: «Abbiamo indirizzato una lettera alla collega e senatrice Maria Domenica Castellone chiedendo di interessarsi all’abolizione dei provvedimenti disciplinari per “danno all’immagine dell’azienda”, per tutto il periodo dell’emergenza Covid-19; siamo in un momento in cui i medici “al fronte”, senza gli opportuni dispositivi di protezione individuale, rischiano di essere ammoniti dalle stesse aziende sanitarie presso cui esercitano il proprio lavoro, con il derivato stress aggiuntivo, per il solo fatto che sia trapelato un audio WhatsApp o uno “screenshot” Facebook» diffuso sui social o magari apparso su giornali o mezzi di informazione.
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Ulteriore priorità è quella, ormai crucialissima e ben nota, dei dispositivi di protezione individuali: «Ci siamo impegnati a mettere in contatto il governo con diversi fornitori all’ingrosso di DPI per la protezione di medici e personale sanitario», spiegano i moderatori.
Ma è al contempo interessante leggere anche le proposte che i medici della community, a seguito di un’ampia consultazione sul gruppo, hanno sottoposto al ministro della Salute Roberto Speranza: «Oltre 190 commenti hanno identificato come prioritarie, oltre ai noti fronti dei tamponi e dei DPI, le proposte di allestire strutture per l’accoglienza di pazienti positivi, pazienti in quarantena per contatti con positivi, pazienti sintomatici sospetti e pazienti dimessi ma con tampone ancora positivo, che al momento invece vivono nelle proprie abitazioni. Secondo, pensare di istituire al più presto un “Gruppo scientifico di studio Covid-19” che si dedichi alla revisione della letteratura scientifica attualmente disponibile; terzo, predisporre per ogni regione/provincia un sito accessibile ai medici di medicina generale, ai medici di continuità assistenziale, ai pediatri di libera scelta e al 118 dove dare informazioni pratiche su come gestire (in base anche alle possibilità dei vari ospedali) i pazienti a domicilio. Infine, predisporre al più presto degli sportelli di ascolto psicologico per il personale sanitario in prima linea che potrebbe sviluppare un disturbo post-traumatico acuto e, a seguire, cronico».
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