Il sovrintendente nazionale dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro spiega a Sanità Informazione quali sono gli ambiti applicativi dell’IA nel settore degli infortuni sul lavoro
È possibile applicare l’intelligenza artificiale anche nell’ambito degli infortuni sul lavoro? Ovviamente sì ed è un qualcosa che sta già accadendo. «L’intelligenza artificiale – spiega Patrizio Rossi, sovrintendente nazionale INAIL, intervistato da Sanità Informazione nel corso del convegno “Gli scenari gestionali e assicurativi nella sanità italiana”, andato in scena l’8 e il 9 giugno presso le aule dell’Università Sapienza di Roma – è una sfida molto importante che abbiamo, in parte, già raccolto. Le potenzialità sono moltissime ma necessitano, ovviamente, di una verifica di tutte le conseguenze che può avere. In termini esemplificativi – continua –, senza dubbio l’intelligenza artificiale può rappresentare per noi un momento di sintesi, di crescita e ipervalorizzazione nell’ambito della stima del danno biologico alla persona».
E l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, «più di altri ambiti», ha la possibilità di applicare «l’intelligenza artificiale potendo contare su tabelle di legge, e quindi su valori stabili e fissi di stima del danno biologico, e su criteri sempre normati, legislativi, che possono risultare un punto fermo nell’ambito della valutazione. L’intelligenza artificiale può, a nostro avviso, avere ambiti di applicazione molto più estesi per quanto attiene, ad esempio, alla verifica del rapporto casuale tra le patologie e l’esposizione professionale e, in particolar modo, del complesso rapporto che sussiste tra una causa patologica professionale e le cosiddette associazioni epidemiologiche. Ecco, sono tutti ambiti che stiamo cercando di verificare per poter ottimizzare l’applicazione dell’intelligenza artificiale. Tutto ciò deve ovviamente avvenire in maniera graduale e progressiva».
Ma di fronte all’imporsi di nuove tecnologie come questa, che impattano molto profondamente anche sul lavoro, quanto è importante la formazione dei professionisti? «Se la formazione è stata importante fino a ora – spiega ancora Rossi – lo sarà ancora di più in questo caso, sia per quanto riguarda i medici che per tutti i professionisti sanitari. L’unica riserva che ho sempre manifestato riguarda l’efficacia formativa dell’attività. Si potrebbe riformarla e innovarla non solo grazie alle novità che vengono introdotte attraverso l’intelligenza artificiale ma proprio perché dobbiamo progettare attività formative che abbiano già insite nella progettazione la verifica dell’efficacia formativa stessa. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale – conclude il sovrintendente nazionale INAIL –, ritengo che la formazione sia rivolta innanzitutto verso un estremo tecnicismo del professionista, il quale dovrà avere la capacità di adattare la propria attività professionale e il proprio giudizio medico-legale a quelli che sono gli input e i supporti che l’intelligenza artificiale può fornirci».
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