Tante le personalità politiche presenti all’iniziativa promossa dalle organizzazioni sindacali della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria. Sulla sanità tante parole, ma servono i fatti: dalla platea pochi applausi e qualche mugugno
La sanità rappresenta una delle principali voci di spesa dello Stato. E il nuovo Governo avrà il dovere di attuare gli obiettivi definiti nel PNRR. Tuttavia, secondo l’intersindacale medica sanitaria e veterinaria, esaminando i programmi politici non è affatto chiaro come i partiti intendano salvaguardare e potenziare il SSN.
All’incontro di ieri “Prima di votare pensa alla salute” promosso dalle organizzazioni sindacali, hanno partecipato numerosi politici. C’era Sandra Zampa del Partito democratico, Edoardo Turi di Sinistra Italiana, Annamaria Parente per Italia Viva, Marcello Gemmato a rappresentare Fratelli d’Italia, Luca Coletto della Lega e Maria Domenica Castellone per il M5S. Le due parti si sono trovate a controbattere su vari temi: tutti, hanno affermato di voler lavorare sulla carenza medici e per i fondi alla sanità. Mentre l’abolizione del numero chiuso a Medicina, argomento sollevato da Gemmato, non ha incontrato in pieno il favore del parterre che rappresenta 120mila medici, veterinari e sanitari dipendenti. La risposta della politica all’appuntamento di ieri non si può, di certo, definire eccezionale. Non sempre sono arrivate, infatti, risposte convincenti ed esaustive.
Il segretario Anaao, Pierino Di Silverio ha affermato che l’intersindacale procederà compatta per «un obiettivo comune, che è il bene della gente. Se necessario, attueremo forme di proteste estreme – ha detto – e alzeremo la voce finché non avremo la certezza che chiunque governi riesca a garantire il diritto alla salute».
La politica, ha aggiunto Di Silverio, deve fare qualcosa, a partire dal contratto dei medici non ancora rinnovato. E ha lanciato un ultimatum: «Se non ci saranno fatti concreti, faremo sentire la nostra assenza. Confrontiamoci con la politica, chiediamo solo di svolgere il nostro lavoro che da sogno è diventato incubo».
I programmi politici «sono pervenuti tardivi, incompleti e privi di qualsiasi riforma strutturale di cui la sanità ha strettamente bisogno – ha affermato ai nostri microfoni –. Il sistema è in agonia. Sette medici al giorno decidono di lasciare il SSN». Le richieste di Anaao sono: cambiare il modello sanitario e investire sul professionista che oggi non è più attratto dal lavoro nel pubblico. «Retribuzioni ferme al palo, non ci sono possibilità di carriera, né riconoscimento del proprio ruolo e condizioni lavorative favorevoli».
La politica deve ammettere se crede o meno nella sanità pubblica, per evitare il rischio concreto che scompaia, considerati i continui atti di privatizzazione. È questo il pensiero di Guido Quici, presidente CIMO-FESMED. «Negli ospedali non ci sono prospettive di carriera, i contratti non sono applicati, i fondi accantonati non vengono utilizzati. C’è un clima di terrore che fa scappare i colleghi».
Per Quici «la sanità è marginalizzata nei programmi politici: non si parla di ospedali, di LEA, fondamentali per garantire i livelli fondamentali di assistenza. Quando si riduce in sanità, i bisogni dei cittadini vengono meno e sono costretti a rivolgersi al privato, pagando di tasca propria. Se è bastato un virus a mettere in ginocchio tutta l’economia nazionale e se i fondi del PNRR derivano dall’evento pandemico non capisco perché di sanità si parli così poco» ha evidenziato a Sanità Informazione.
Le promesse interessano poco, devono diventare fatti. Questo l’imput di Aldo Grasselli, presidente FVM (Federazione Veterinari e Medici). «I politici raccontano che la sanità pubblica è la cosa più importante che abbiamo, forse lo hanno imparato in pandemia. Non vogliamo avere ragione – ha puntualizzato a Sanità Informazione – dopo 20 anni di carenze e mancanza di programmazione e finanziamenti. Abbiamo bisogno di discontinuità. Dalla politica vogliamo impegni chiari che siano mantenuti una volta al Governo del Paese. Bisogna ridistribuire le risorse, dai servizi all’assunzione del personale, passando per la prevenzione primaria di patologie non solo umane ma anche animali e zoonotiche che costano moltissimo all’economia. Vogliamo concretezza».
Sulla stessa linea anche Alessandro Vergallo (Presidente Aaroi Emac). Ai nostri microfoni, ammette che la sanità è entrata tardi nei programmi politici. Da cui sono arrivate «proposte generiche che non centrano i veri problemi da risolvere». Come la progressiva privatizzazione e la carenza di personale. Bisogna trovare le risorse per finanziare «un nuovo contratto collettivo nazionale pubblico che crei un’attrattiva verso il sistema pubblico. Un nuovo orgoglio di appartenenza al SSN che è tra i primi al mondo come istituzione di cure erogate gratuitamente a tutti i cittadini. Poi, c’è da considerare l’aspetto economico. «Le condizioni italiane sono di gran lunga al di sotto di quelle europee e questo crea una disaffezione verso il sistema pubblico a beneficio del privato».
Concorda pienamente Fabio Pinto, Coordinatore Nazionale FASSID, Segretario Sindacato Area Radiologica SNR. «Chiediamo ogni sforzo possibile, una sorta di piano Marshal per trovare finanziamenti aggiuntivi atti ad attrarre i dirigenti medici e sanitari verso il Servizio Sanitario Pubblico senza decretarne la fine. Non disperdiamo questo bene prezioso che è il nostro SSN, il cui valore è riconosciuto oltre i confini nazionali». Esorta la politica a volare alto, compiere scelte coraggiose «per difendere i capisaldi della nostra Sanità equa e universale» ha concluso.
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