Petrone (FIMMG INPS): «Già inviata da tempo a Inps lo schema di convenzionamento dei medici come definito su base normativa». Mori (Cittadinanzattiva): «Con pandemia i tempi si sono allungati e i diritti restano sospesi»
«Sull’invalidità civile ci sono ritardi allarmanti a discapito delle fasce più deboli della popolazione. Condividiamo le preoccupazioni recentemente evidenziate dall’onorevole Fabiola Bologna, Segretario Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, in una Sua recente interrogazione». Lo denunciano in una nota congiunta FIMMG INPS e Cittadinanzattiva.
«Ad ormai un anno di distanza dal primo segnale di allarme – afferma Isabella Mori, responsabile tutela di Cittadinanzattiva –, lanciato ad ottobre 2020 dal Presidente del CIV INPS, Guglielmo Loy, che segnalava la presenza di una giacenza preoccupante nei verbali di accertamento per l’invalidità civile, continuiamo a ricevere segnalazioni di ritardi che coinvolgono e danneggiano le fasce più deboli della popolazione, anche con grandi disomogeneità tra le regioni».
«Da quando è emerso il problema – continua Mori –, ancora troppo poco è stato fatto e i cittadini continuano ad aspettare mesi e mesi per ottenere un verbale che attesti lo stato di invalidità o di handicap, con risvolti talvolta molto pesanti, come nel caso dei ragazzi che avrebbero diritto al sostegno a scuola o dei lavoratori che rientrerebbero nelle categorie protette, o di chi avrebbe diritto ad un collocamento diverso nelle procedure concorsuali. L’incremento di personale e le altre misure previste dall’Accordo quadro – spiega la responsabile tutela di Cittadinanzattiva – potrebbero contribuire alla soluzione ma, nello stesso tempo, occorrerebbero procedure di semplificazione, soprattutto in caso di patologie stabilizzate e non reversibili, per andare incontro alle esigenze dei cittadini e dare un impatto positivo alla categoria dei professionisti anche in termini organizzativi».
«Il problema – prosegue Alfredo Petrone, Segretario Nazionale Settore FIMMG INPS –, noto da tempo, si è acuito gravemente sia per la sospensione delle visite mediche durante il lockdown (perdurata circa dal marzo all’ottobre 2020), sia per la progressiva riduzione del personale, dipendente e convenzionato, appartenente all’area medica. Se l’INPS non pone seri rimedi in tempi brevi, la situazione rischia di diventare ingovernabile».
«Siamo contenti che tale problematica sia diventata oggetto di attenzione, anche della politica che vuole conoscere le iniziative messe in atto per velocizzare la gestione dell’arretrato accumulatosi in ambito assistenziale e previdenziale – afferma ancora il segretario Petrone, che spiega –. Da tempo sollecitiamo la chiusura dell’Accordo Collettivo per i medici che consentirebbe un ampliamento delle ore lavorate e, quindi, delle attività svolte, unica soluzione in grado di risolvere definitivamente la giacenza dell’arretrato. Invece, siamo ancora in attesa che, dopo l’apertura preliminare del tavolo tra OO.SS e INPS avvenuta prima della pausa estiva, ci sia l’emanazione del calendario di convocazione da parte di INPS che, ci risulta stia ancora, incredibilmente, valutando le risorse disponibili».
Secondo Petrone «la politica ha da tempo evidenziato, fornendoci gli strumenti legislativi, la necessità di modificare l’organizzazione dell’area medica, attualmente caratterizzata da un inadeguato regime contrattuale che sta portando alle dimissioni di molti medici, risorse professionali che difficilmente riusciremo a recuperare. Non sono tollerabili ulteriori ritardi, si deve con urgenza pervenire ad un accordo collettivo nazionale, così come previsto dall’ Atto di Indirizzo, dando una risposta ai medici, alla politica, ma soprattutto alle fasce più deboli della popolazione».
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