Lavoro e Professioni 3 Maggio 2024 12:14

La metà degli operatori sanitari è stata aggredita almeno una volta da un paziente di psichiatria

Può esser stato un semplice spintone o una vera e propria aggressione. Ma qualunque sia la forma di violenza ben il 49% degli operatori sanitari l’ha subita durante il lavoro nei reparti psichiatrici nel corso degli ultimi due anni

di V.A.
La metà degli operatori sanitari è stata aggredita almeno una volta da un paziente di psichiatria

Può esser stato un semplice spintone o una vera e propria aggressione. Ma qualunque sia a forma di violenza ben il 49% degli operatori sanitari l’ha subita durante il lavoro nei reparti psichiatrici nel corso degli ultimi due anni. Tra questi il 27% dei professionisti è stato vittima più di una volta. Sono i numeri snocciolati da Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato degli infermieri Nursing Up, che emergono da un’indagine preliminare condotta dal Coordinamento Nazionale dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (Spdc), su 2600 professionisti della salute mentale, di cui 1400 psichiatri e il resto per la maggior parte infermieristica. Il 74% dei professionisti sanitari ha subito minacce verbali da parte di pazienti nel corso degli ultimi tre mesi (il 52% più di una volta) e che il 57% sente a rischio la propria incolumità sul lavoro. Solo il 7% dei professionisti rileva un’adeguata tutela per la loro sicurezza (protocolli di sicurezza e collaborazione con le forze dell’ordine).

Il 69% dei professionisti sanitari non denuncia le aggressioni

Un altro dato davvero allarmante arriva dal vasto panorama delle aggressioni agli operatori sanitari ed è fornito dall’Inail, di cui abbiamo incrociato l’ultimo rapporto con quello specifico dei reparti psichiatrici appena citato”, sottolinea De Palma. “Il 69% dei professionisti (dati aggiornati al 2023) continua a non denunciare le aggressioni. Una buona parte di questa percentuale, quindi, fa riferimento proprio ai reparti più a rischio, laddove, di fronte a persone affette da patologie che sono ben note a infermieri e medici, si registra – continua – una tendenza pericolosa, storicamente la sappiamo bene, a tollerare le aggressioni, soprattutto quando da parte del professionista si genera un sentimento di empatia e un legame umano con il ‘soggetto disturbato'”.

La carenza di operatori sanitari aumenta il rischio di subire violenza

Un ruolo importante lo gioca anche la carenza di operatori sanitari. “La situazione si è decisamente aggravata a causa delle carenze presenti negli organici e nelle strutture ospedaliere“, denuncia De Palma. “E se guardiamo ai casi degli ultimi mesi, ci rendiamo conto che paura e terrore, da parte in particolare dei nostri infermieri, sono più che giustificati. È ancora una volta – continua – la cronaca nera dei giornali locali a ‘scoperchiare’ il pentolone bollente. Non solo, quindi, pronto soccorsi e 118. Le violenze e le aggressioni, verbali ma soprattutto fisiche, che si stanno consumando nei reparti dove sono ricoverati pazienti affetti da disturbi mentali, sono cresciute in modo esponenziale da novembre 2023 a oggi”.

L’assenza dei presidi delle forze dell’ordine ha un ruolo determinante

“Quando sei una donna, quando sei una giovane infermiera, diventa davvero complicato – spiega De Palma – doverti occupare da sola di un alto numero di ‘pazienti difficili’, oltre tutto potenzialmente aggressivi, imprevedibili, in molti casi uomini, e ti senti abbandonata a te stessa dalla totale assenza di presidi delle forze dell’ordine (sappiamo, infatti, che, laddove ci sono, gli agenti, uno o due al massimo, si concentrano nelle aree di pronto soccorso, e la loro presenza non è certo garantita sette giorni su sette e 24 ore su 24)”, prosegue De Palma. Diverse le cause individuate per la situazione denunciata: dalla carenza di personale nei reparti con i pazienti più a rischio affetti da patologie mentali, con un aumento dei carichi di lavoro che i pochi professionisti rimasti non reggono più, all'”inadeguatezza delle strutture” con numeri limitati di posti letto per i casi più gravi, ma anche una grave carenza di farmaci e professionisti con specializzazioni in gravi patologie psichiatriche in alcuni ambulatori e l’assenza di presidi delle forze dell’ordine, concentrati nei pronto soccorsi e soprattutto negli orari notturni.

Operatori indifesi di fronte a comportamenti imprevedibili

Secondo De Palma, da febbraio a oggi, siamo arrivati ​​a casi davvero eclatanti in termini di aggressioni: 11 febbraio – L’Aquila una dottoressa ha rimediato un femore fratturato da un paziente esagitato che l’ha presa a spintoni; 20 febbraio – Grosseto tentativo di strangolamento a una infermiera 3 aprile Pordenone – Un infermiere aggredito viene punto con una siringa da un paziente con problemi psichici ben noti. “Non possiamo dimenticare – denuncia ancora il leader del Nursing Up -, che spesso tra i pazienti ricoverati nei reparti di salute mentale ci sono soggetti con crimini alle spalle, ma anche persone affette da dipendenze di droghe e alcol, persone soggette a continui cambiamenti di umore da noi proposta. Inevitabilmente serve più personale, e non è possibile abbandonare, in particolare le nostre professioniste, nelle mani di pazienti dalle condizioni così delicate che a loro volta necessitano di ben altra assistenzao legati alle dipendenze è il settore più a rischio della nostra sanità, perché gli operatori sono indifesi di fronte a comportamenti davvero imprevedibili”

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