Dove c’è gioia può esserci anche tristezza. Gaia: «In un luogo dove gli ospiti sono anziani e malati, la sofferenza non tarda mai ad arrivare. Può accadere che, da un momento all’altro, si sia costretti a salutare qualcuno per sempre. Ma anche questa è vita».
«Felice è colui che fa felice gli altri». Per Eleonora, 22 anni, è questo il senso del volontariato. Un significato che lei ha scoperto al Paese Ritrovato, un piccolo borgo dove le persone con demenza vivono in appartamenti protetti, ma possono anche muoversi in autonomia tra la piazza, il caffè, i negozi e il cinema. Un luogo in cui, compatibilmente con la malattia da cui sono affetti, possono condurre una vita normale. Al Paese Ritrovato nessuna giornata è uguale ad un’altra: «Non abbiamo una vera e propria routine standardizzata – racconta Eleonora – ogni giorno è a sé, per le attività organizzate e per le emozioni che regala sia agli ospiti della struttura, che a noi volontari. Al mattino presto, appena comincia il turno ci occupiamo dell’apertura di tutte le attività del Paese, dal bar, ai negozi, fino alla biblioteca. Poi, a seconda del giorno della settimana, ci dedichiamo ad attività ludiche, creative e ricreative».
Accanto ad Eleonora c’è Gaia, 28 anni, anche lei volontaria al Paese Ritrovato da quasi un anno. Lei il significato della sua esperienza lo riassume in un sorriso, «in ognuno dei sorrisi che gli anziani residenti mi rivolgono ogni qual volta mi prendo cura di loro», dice. Per Gaia è il mercoledì pomeriggio il momento di massima gioia: «Tra musica e balli ho scoperto il vero significato della vita, l’immenso valore delle piccole cose. Quanto sia prezioso anche un semplice gesto, come un sorriso appunto, se donato con il cuore, con sincerità», aggiunge la giovane.
E dove c’è gioia, purtroppo, può esserci anche tristezza. «Anche le esperienze dolorose vissute in questo anno hanno contribuito a cambiare il modo in cui osservo il mondo – sottolinea Gaia -. In un luogo dove gli ospiti sono anziani e malati, la sofferenza non tarda mai ad arrivare. Può accadere che, da un momento all’altro, si sia costretti a salutare qualcuno per sempre. C’è chi, a causa di un aggravamento delle sue condizioni di salute viene trasferito altrove. Chi lascia questo mondo per sempre. Sono momenti di estrema dolorosità non solo perché ti pongono faccia a faccia con la morte, ma anche perché nella tua vita viene a mancare una persona alla quale ti eri affezionato», racconta Gaia.
Sofferenza e dolore che in questi ultimi due anni sono stati amplificati anche dalla pandemia da Covid-19. Nei periodi più critici dell’emergenza sono state sospese pure le visite dei parenti e i volontari, con il personale presente in struttura, sono stati una vera e propria ancora di salvezza per gli anziani. «Quando il Covid ha cominciato a diffondersi anche all’interno del Paese Ritrovato – dice Eleonora -, per evitare che i contagi potessero aumentare, agli anziani è stato vietato di uscire dal proprio appartamento. Quando gli ospiti del Paese Ritrovato non hanno potuto frequentare gli spazi comuni, né incontrare le persone care, noi volontari, assieme al personale della struttura, eravamo la loro unica compagnia. Ma impedirgli di varcare la soglia di casa non è stato affatto semplice. Non sempre riuscivano a comprenderne le reali motivazioni di quell’isolamento e, così, ai loro occhi apparivamo come la causa di tanta solitudine. Poi, per fortuna, sono tornati tempi migliori».
Tra pochi mesi Gaia ed Eleonora termineranno la loro esperienza e a chi vorrebbe dedicarsi al volontariato dicono: «Non pensateci nemmeno un minuto. È un’avventura straordinaria che tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita».
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