Il Segretario Palermo: «Una sofferenza che viene da lontano, amplificata dalla pandemia, e che ha reso insostenibili intensità assistenziale e carichi di lavoro»
Aprire la stagione contrattuale 2019/2021 dei medici e dirigenti sanitari da concludere prima della scadenza; programmare interventi articolati e progressivi per recuperare il gap di circa 40mila euro nelle retribuzioni con gli altri Paesi dell’Europa occidentale; attribuire una dirigenza “speciale” ai medici e dirigenti sanitari del Ssn; completare la legge sulla responsabilità professionale verso un sistema ”no fault” prevedendo la tutela giuridica per gli eventuali eventi avversi verificatesi durante il periodo dell’emergenza; maggiore proporzione tra esigenze di cura e risorse umane e strutturali disponibili.
È questa la ricetta che l’Anaao Assomed propone in concomitanza con il «triste compleanno» della pandemia da Covid-19 in Italia. Un appello alla politica e alle istituzioni per fermare l’emorragia di camici bianchi che «ha raggiunto un punto di non ritorno».
«Nella nostra recente survey “Il lavoro in ospedale ai tempi del Covid” – commenta Carlo Palermo, Segretario Nazionale Anaao Assomed – è emersa una sofferenza che viene da lontano, amplificata dalla pandemia, che ha reso insostenibili intensità assistenziale e carichi di lavoro, tanto che il 46% dei medici pensa di abbandonare l’ospedale pubblico nei prossimi 2 anni. E oltre il 75% ritiene che il proprio lavoro non sia stato valorizzato a dovere, sia prima che durante la crisi pandemica. Già ora in molte aziende sanitarie le uscite dal Ssn non avvengono solo per raggiunti limiti pensionistici: in particolare del Nord Italia, si può arrivare fino ad un 30-40% di uscite per licenziamento. Le ragioni che spingono ad abbandonare gli ospedali sono riassumibili in un comprensibile spirito di sopravvivenza: l’eccesso dei carichi di lavoro – spiega Palermo –, legato a una carenza numerica persistente al di là della giostra dei numeri sulle recenti assunzioni, peraltro tutte in forme precarie; la rischiosità del lavoro sia sotto il profilo biologico che medico-legale; la sua cattiva organizzazione; lo scarso coinvolgimento nelle decisioni che li riguardano».
Con il 2021 si è raggiunto l’acme della curva pensionistica dei medici dipendenti del Ssn, circa 7mila quiescenze ogni anno.
Il blocco del turnover, se confrontiamo i dati del Conto annuale dello Stato del 2009 (punto più alto per le dotazioni organiche nel Ssn) con quelli del 2018, ha determinato nel decennio una riduzione di circa 6mila medici e 2mila dirigenti sanitari (come biologi, farmacisti, chimici).
La riorganizzazione dei servizi in area critica, in applicazione del DL “Rilancio”, richiederebbe l’assunzione in forma stabile di almeno 5mila specialisti tra anestesisti rianimatori e medici di emergenza-urgenza, internisti, infettivologi, pneumologi.
«Un apprezzabile passo in avanti – spiega Palermo – è stato fatto con l’approvazione nell’ultima Legge di Bilancio di un incremento del 27% dell’indennità di esclusività. Una misura economica richiesta da anni dall’Anaao Assomed, fortemente sostenuta dal Ministro Speranza come tangibile segno di vicinanza nei confronti di operatori che durante tutta la fase pandemica hanno lottato contro il SARS-CoV-2 e la sua malattia Covid-19».
«Restituire motivazioni ai medici ospedalieri e ai dirigenti sanitari – conclude Palermo – deve passare attraverso adeguati riconoscimenti retributivi, sblocchi del turnover del personale, maggiore considerazione dei carichi di lavoro ma ancora di più dovrà fondarsi sul recupero e la valorizzazione della dignità e del ruolo di chi cura all’interno del Ssn».
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