Lavoro e Professioni 27 Settembre 2021 16:49

Riforma dei medici di Medicina Generale, la controproposta FIMMG

In sei punti FIMMG risponde al documento delle Regioni con delle proposte per ristrutturare la Medicina generale: mantenimento della convenzione, case di comunità come hub e studi come spoke e nuovi compensi

Riforma dei medici di Medicina Generale, la controproposta FIMMG

A pochi giorni dalla pubblicazione del documento delle Regioni in cui sono illustrate le proposte di riforma del ruolo di medici di Medicina generale e pediatri di libera scelta, arriva la controproposta della  Federazione italiana dei Medici di medicina Generale. La Fimmg ha infatti prodotto un documento che illustra i 6 punti per creare un nuovo ACN.

Il passaggio alla dipendenza

Come anticipato dal vicesegretario Domenico Crisarà, netta la posizione in merito alla proposta di passaggio alla dipendenza della categoria: «L’attuale status giuridico del medico di medicina generale (libero professionista convenzionato) è il solo che prevede e consente la libera scelta del cittadino e di conseguenza l’instaurarsi di un rapporto di fiducia – si legge nel documento Fimmg -. Ingessare la Medicina Generale in rigide strutture dipartimentali non favorisce certo l’umanizzazione delle cure, quanto ingigantisce un già ridondante apparato tecnostrutturale, spersonalizzando e rendendo anonimo il rapporto medico-paziente, che diventerebbe inevitabilmente medico-struttura e paziente-struttura con la reale possibilità dell’esternalizzazione dei servizi a soggetti di capitale con interesse privato».

«Riteniamo invece di sviluppare, nella cornice di un nuovo ACN, il ruolo fiduciario del medico di medicina generale, collegandolo a funzioni e servizi definiti, omogenei sul territorio nazionale, affinché possa in modo significativo incidere positivamente anche sui livelli di accesso al sistema sanitario nazionale e collegare tale azione anche ai risultati della sua redditualità».

Quindi, tutto dovrà prendere le mosse dalla definizione di uno standard clinico-assistenziale e organizzativo della Medicina generale da estendere a tutto il territorio. A garantire questo livello comune deve provvedere il microteam, composto da MMG, personale sanitario e amministrativo. Nel territorio saranno presenti le associazioni di medicina generale organizzate in Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT), forme organizzative monoprofessionali funzionali e non strutturali di cui fanno parte sia i MMG a ruolo unico di assistenza primaria a cicli di scelta, sia quelli a quota oraria integrati per 12, 16 o 24 ore. Da sole o organizzate in più AFT verrebbero a formare l’unita “spoke” delle Case di Comunità.

Case di comunità

Nel modello pensato da FIMMG la Casa di Comunità rappresenta l’hub e gli studi medici la parte spoke, uniti in una rete funzionale. Nella prima trovano posto servizi di assistenza domiciliare, CUP, PUA, punto prelievi, riabilitazione etc. erogati nello studio o al domicilio del paziente dai microteam. Le CdC dovranno quindi essere uno strumento di integrazione delle prestazioni erogate nel territorio, creando reti di prossimità e favorendo la multidisciplinarietà dei professionisti della salute e la domiciliarità delle cure. «La presenza dei medici di famiglia al loro interno va vista come quella di uno specialista della persona», si legge.

Gli obbiettivi

Cinque gli obbiettivi di salute che la Medicina generale deve continuare ad osservare:

  • prevenzione
  • gestione della cronicità attraverso la medicina di iniziativa
  • gestione delle acuzie non complicate
  • domiciliarità e residenzialità
  • sorveglianza epidemiologica

Il microteam dovrà inoltre dotarsi di strumenti di diagnostica di primo livello per il raggiungimento degli obiettivi assistenziali integrati in cooperazione con i sistemi informatici regionali e nazionali.

Ristrutturare il compenso, telemedicina e rendicontazione

Il quarto punto mette invece in luce la necessità di ristrutturare il compenso. Si preme sulla necessità di uno standard organizzativo e strutturale che porti a una revisione dei meccanismi di compenso in base alla performance. Una divisione tra quota capitaria, per impegno standard, e quota variabile erogata con il raggiungimento di specifici obbiettivi che possono essere nazionali o regionali, riguardare indicatori di esito nello specifico (screening, vaccinazioni, riduzione accessi in DEA) o altri progetti come formazione o tutoring, ricerca e farmacovigilanza.

Vitale il sistema informatico/informativo per una nuova impostazione del lavoro con un comune linguaggio di base. Condivisione della cartella clinica estesa a tutte le AFT e patient summary a disposizione di FSE e livello specialistico, ospedaliero e di emergenza-urgenza. La telemedicina dovrà diventare un vero supporto alla terapia. Infine l’obbligatoria rendicontazione di tutta l’attività svolta, per poter misurare il LEA Medicina generale come avviene per gli altri livelli di assistenza su territorio e ospedale.

La formazione

Il nodo formazione viene affrontato con la ricerca di un nuovo processo formativo dinamico. L’attività del medico dovrebbe evolvere dal tirocinio osservazionale e arrivare a una Formazione-Lavoro tutorata a dovere e parificazione della borsa di studio con le altre specialità. In maniera indipendente dalla trasformazione del corso in universitario.

«L’eventuale accademizzazione del corso di formazione – si legge nel documento – ovvero il passaggio alla specializzazione universitaria ha come condizione fondamentale che sia strutturato a livello di tutte le università italiane, come per tutte le specialità, di una formazione pre-laurea con l’attivazione della materia di studio specifica tenuta da docenti con formazione specifica ed attività professionale nella Medicina Generale».

 

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