Il vaccino Vaxzevria, meglio noto come AstraZeneca, presenta un ottimo profilo di efficacia e sicurezza nonostante una percezione negativa che gran parte del pubblico ha sviluppato, principalmente causata da errori di comunicazione e di comportamento da parte del produttore
Cominciamo con il distinguere il reale valore del vaccino Vaxzevria, meglio noto come AstraZeneca, in termini di salute pubblica. Questo infatti presenta un ottimo profilo di efficacia e sicurezza nonostante una percezione negativa che gran parte del pubblico ha sviluppato, principalmente causata da errori di comunicazione e di comportamento da parte del produttore.
L’approccio di AstraZeneca è stato fin dall’inizio quello di anticipare i risultati con toni sempre trionfalistici in conferenze stampa ancor prima della pubblicazione su riviste scientifiche. Il momento più critico è stato nella comunicazione degli spettacolari risultati ottenuti con una dose più bassa, risultata poi essere frutto del caso e di un errore di dosaggio da parte dei tecnici dell’università di Oxford e non di una strategia voluta come si voleva far credere.
Inoltre la comunicazione è stata fatta in maniera confusa dal CEO, invece che dagli organi tecnici che avrebbero potuto spiegare più facilmente la situazione senza minare la fiducia del pubblico e creare grande preoccupazione per le agenzie regolatorie che prima o poi sarebbero state chiamate a valutarne i risultati.
Inoltre AstraZeneca ha prodotto inizialmente evidenze molto eterogenee riguardo al numero delle osservazioni nelle differenti fasce di età, a cui si sono associate notevoli differenze di efficacia, e mostrando la massima efficacia al di sotto dei 55 anni. Successivamente sono arrivati i risultati della vaccinazione in corso in Gran Bretagna su milioni di casi mostrando chiaramente che questo vaccino sia stato in grado di prevenire completamente la malattia grave e la morte, soprattutto nella popolazione anziana.
In molti Paesi europei invece si è deciso di utilizzarlo in differenti fasce di età riferendosi alla maggiore efficacia emersa dai dati iniziali. Ad esempio, l’Italia ha posto il limite a 55 anni, altri a 60 ed altri ancora a 65.
Con l’ampio utilizzo in Europa sono emersi anche i primi segnali di un possibile effetto avverso legato all’utilizzo di questo vaccino: si tratta di un raro tipo di trombosi associata a piastrinopenia con leggera prevalenza per il sesso femminile e la popolazione al di sotto dei 60 anni.
Anche qui ogni autorità sanitaria nazionale ha assunto differenti decisioni, ciascuna giustificabile ma che ha contribuito a generare dubbi ed esitazione nelle popolazioni. La comunicazione è stata oggettivamente difficile sia per la rapidità di evoluzione degli scenari sia per il contesto altamente emotivo. Inoltre, alla difficoltà di comunicazione delle istituzioni si è aggiunto il sensazionalismo con cui alcuni media hanno scelto di commentare la campagna vaccinale, utilizzando titoli terrorizzanti, ponendo maggiore enfasi su singoli casi di potenziali reazioni avverse senza contemporaneamente contestualizzare e mettere in parallelo i tragici esiti quotidiani dell’infezione da Covid-19.
L’EMA aveva approvato l’utilizzo di Vaxzevria per tutta la popolazione dai 18 anni in poi ed ha confermato il positivo rapporto di beneficio-rischio indipendentemente dalla fascia di popolazione considerata in due successive revisioni. Suggerendo anche di continuare ad utilizzare il vaccino nel proprio Paese in base a quattro precise indicazioni: la disponibilità dei vaccini, l’andamento della diffusione dell’infezione, la capienza ospedaliera e il numero di soggetti già vaccinati, rispondendo cioè semplicemente alle differenti esigenze strategiche ed organizzative di ciascun Paese.
Le autorità sanitarie italiane, dopo l’ultima risoluzione dell’EMA, hanno rapidamente deciso di continuare la campagna vaccinale in atto utilizzando Vaxzevria prioritariamente nella popolazione compresa dagli 80 ai 60 anni. Questa nuova impostazione strategica, comunicata ed implementata con una chiara ordinanza del Commissario Straordinario, mira a perseguire due importanti obiettivi: il primo quello di proteggere la popolazione che sta pagando il tributo più alto in termini di eventi fatali per la malattia da Covid-19, ed il secondo quello di massimizzare il rapporto benefico-rischio in popolazioni (over 60) che non sembrano presentare gli stessi potenziali effetti avversi.
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