Il presidente dell’associazione che riunisce i familiari di MMG e pediatri di libera scelta deceduti per il Sar-CoV-2, Gennaro Avano, spiega: «Manca la chiarezza su chi sarà il beneficiario di questo fondo, sulle cifre effettive, su quante persone del nucleo familiare potranno beneficiare di queste risorse. Per questo ci auguriamo di cominciare al più presto una interlocuzione con il nuovo ministro»
C’è ancora da tribolare per i familiari dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta deceduti per il Covid. Il giusto indennizzo per il sacrificio dei loro cari, che doveva essere garantito attraverso i 15 milioni di euro del Fondo istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono invece ancora bloccati a causa della fine anticipata della legislatura e del cambio della guardia a Palazzo Chigi e al Ministero della Salute che sta rallentando la procedura.
«Il ministro Speranza, in un Question time a luglio, aveva promesso che avrebbe preso di lì a breve dei provvedimenti – spiega Gennaro Avano, presidente dell’associazione Medici a Mani nude che riunisce gran parte dei familiari -. Adesso è tutto da rifare perché con il nuovo ministro sicuramente ci saranno altre priorità che potrebbero essere diverse rispetto a quelle del ministro Speranza. I tempi rischiano di allungarsi di nuovo».
L’associazione chiede al nuovo inquilino di Lungotevere Ripa di varare i decreti attuativi: «Manca la chiarezza su chi sarà il beneficiario di questo fondo, sulle cifre effettive, su quante persone del nucleo familiare potranno beneficiare di questo fondo. Mancano inoltre una serie di informazioni fondamentali per poter accedere al fondo» spiega Avano a Sanità Informazione.
Da qui, l’appello al ministro Schillaci per riprendere il discorso iniziato con Speranza e per valutare quale possa essere una soluzione per far sì che questo fondo sia reso accessibile.
Medici a mani nude non entra nelle polemiche sul reintegro dei sanitari no vax e sulla campagna vaccinale al palo, ma Avanto sottolinea che «i nostri genitori, medici che sono deceduti per il Covid, sicuramente avrebbero continuato a vaccinarsi e a usare le mascherine. Purtroppo, quando si sono ammalati non c’erano le vaccinazioni e di mascherine se ne trovavano ben poche».
Non bisogna dimenticare, inoltre, la beffa delle assicurazioni private che hanno considerato il Covid come malattia e non come infortunio sul lavoro, a differenza di quanto fatto dallo Stato attraverso l’Inail. Una scelta che ha portato molti familiari a rivolgersi ai tribunali. «Nell’ultimo periodo ci sono state sentenze che hanno dato ragione ai medici e alle loro famiglie che si sono appellati contro le assicurazioni private. Naturalmente è assurdo che bisogna passare per una causa per vedere riconosciuto un diritto» sottolinea Avano.
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