Lavoro e Professioni 23 Gennaio 2020 17:40

Legge Gelli: a che punto siamo? Siciliano (Tribunale Milano): «Medici da tutelare»

Troppe denunce nei confronti dei camici bianchi. Per il procuratore Tiziana Siciliano occorre incidere sulle cause ingiustificate e pretestuose finalizzate al risarcimento. Rossi (OMCeO Milano): «Non archiviato solo l’8% delle denunce, e di queste molte si concludono con l’assoluzione in sede penale»
di Federica Bosco
Legge Gelli: a che punto siamo? Siciliano (Tribunale Milano): «Medici da tutelare»

I medici devono essere più tutelati. Il messaggio arriva forte e chiaro nel corso del convegno che si è tenuto a Milano presso la Corte dei Conti per fare il punto sulla Legge Gelli-Bianco a due anni e mezzo dalla sua entrata in vigore. Ad alzare gli scudi a favore dei camici bianchi la dottoressa Tiziana Siciliano, procuratore aggiunto del tribunale di Milano.

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«Dalla mia esperienza il numero elevatissimo di denunce rivolte ai medici è tale da alterare la loro maniera di lavorare. Credo che lavorare con una spada di Damocle sulla testa perché non ci sono regole chiare – ha detto – non li faccia lavorare serenamente. E noi abbiamo bisogno di medici bravi, professionali, ma sereni».

Ma cosa bisogna fare per tutelarli meglio? «Occorre incidere sulle cause – risponde Siciliano -. Se guardiamo le denunce rivolte ai medici ci rendiamo conto che una parte veramente preponderante è ingiustificata e una parte del tutto pretestuosa per forzare la mano su una ipotesi risarcitoria, tra l’altro senza senso. Ci sono attività di avvocati che sollecitano e si pongono come tramite per avanzare queste richieste. Ormai in grandi ospedali si trovano cartelli con scritte tipo: “Se pensi di avere subito un danno vieni da noi e ti assisteremo”. Questo altera il rapporto tra medico e paziente da ambo le parti, credo che porti danno sia ai medici che ai pazienti».

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Solo a Milano sono in media 300 le denunce rivolte a medici in un anno; con la Legge Gelli-Bianco sono state definite le linee guida, ma per il Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, occorre trovare un logico equilibrio  tra la categoria e le esigenze dei pazienti danneggiati e supposti tali. «La dottoressa Tiziana Siciliano mi ha confermato che meno dell’8% delle denunce non viene archiviato – ha commentato Rossi – salvo poi arrivare a delle assoluzioni in sede penale. Se questa criticità non è ancora stata risolta dopo tre anni dall’introduzione della Legge Gelli, la strada da fare è ancora lunga».

Rossi è anche convinto dell’esistenza di uno stretta relazione tra i limiti della legge e l’aumento delle aggressioni nei confronti degli operatori sanitari: «La gente non capisce che ha a disposizione un vero gioiello nel sistema sanitario italiano. Un sistema unico al mondo, che dà prestazioni di livello elevato a tutti. Ma non ci si rende conto della fortuna che si ha. L’alternativa è la discesa in campo di sistemi assicurativi privati che magari, al momento, danno condizioni appetibili per crearsi il portafoglio clienti, come fanno le grandi catene di distribuzione. E poi tirano la cinghia, e se ci si vuole curare bisogna pagare e magari non avere la copertura su tutto ciò di cui si ha bisogno».

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