Il Direttore U.O.C Medicina Legale U.S.L 8 Arezzo parla del tema degli accertamenti peritali e sottolinea: «L’articolo 15 della Legge Gelli è applicato solo dal 50% dei giudici, proporremo un emendamento quanto prima perché si preveda una clausola di nullità per le perizie monografiche»
Se è vero, come dicono le ultime statistiche, che i contenziosi medico-paziente non accennano a diminuire con i tribunali troppo spesso ingolfati da cause se finiscono in un nulla di fatto, è anche vero che le novità introdotte dalla Legge 24 del 2017 sulla responsabilità garantiscono una maggior tutela del professionista e, permettendo al professionista di lavorare in serenità, anche una miglior tutela dei pazienti.
Tuttavia, non tutte le prescrizioni della Legge Gelli sono puntualmente applicate dai tribunali della penisola, come nel caso dell’articolo 15. La denuncia arriva dal professor Pasquale Giuseppe Macrì, Direttore U.O.C Medicina Legale U.S.L 8 Arezzo e Docente di Medicina Legale all’Università di Siena: la norma che prevede che non può essere più un solo medico a giudicare un fatto che possa aver dato profili di responsabilità professionale viene applicata solo nel 50% dei casi. Deve essere nominato un medico legale specialista in medicina legale e un medico specialista nella branca di cui si controverte. Ma non basta che sia specialista: la legge prescrive che abbia specifica e pratica conoscenza» sottolinea Macrì che poi puntualizza: «Quei magistrati illuminati e che seguono il processo civile con particolare impegno continuano a farlo nella stessa proporzione. Purtroppo nella legge non è stata prevista una penalità».
I professionisti sono più tutelati dalla Legge 24, sta funzionando?
«Bisogna chiarire subito la questione. La Legge 24 del 2017 non è una legge “ad professionem”. Non è stata né voluta, né fatta nè era nello scopo del legislatore quello di tutelare una categoria anche se questa svolge un ruolo socialmente importante, direi esiziale. Però ci sono sicuramente ricadute che tranquillizzano l’operato del medico e di tutti gli esercenti le professioni sanitarie nella misura in cui tale tranquillità si riflette sulla sicurezza delle cure. Perché l’obiettivo principale della legge Bianco – Gelli è proprio quello di arrivare ad avere cure più sicure e quindi meno sinistri, una maggior tutela di tutti i professionisti ma che sia finalizzata alla miglior tutela dei pazienti».
Lei ha una relazione su periti e perizie. È un ambito toccato dalla legge Gelli. Che novità ci sono?
«Questo è un ambito assolutamente innovativo. Purtroppo molte innovazioni fanno fatica ad entrare nella prassi soprattutto quando le prassi sono in mano ad un Ordine dello Stato che è la magistratura. L’articolo 15 della legge Gelli fa una riforma completa del sottosistema sanitario in Ordine agli accertamenti peritali e consulenziali perché stabilisce che non può essere più un solo medico a giudicare un fatto che possa aver dato profili di responsabilità professionale ma deve essere nominato un medico legale specialista in medicina legale e un medico specialista nella branca di cui si controverte. Ma non basta che sia specialista: la legge prescrive che abbia specifica e pratica conoscenza. Per esempio, se il caso è di ginecologia e il caso riguarda un danno da una fivet, cioè da un embryo transfer, una fecondazione medicalmente assistita, non posso chiamare il ginecologo che toglie i tumori dalle ovaie, perché pur essendo uno specialista in ostetricia e ginecologia non avrà quella specifica e pratica conoscenza che è necessaria per portare alla cognizione del giudice gli elementi tecnici per dirimere la controversia».
Viene fatto questo?
«No. O meglio, chi lo faceva prima della legge continua a farlo. Quei magistrati illuminati e che seguono il processo civile con particolare impegno continuano a farlo nella stessa proporzione. Purtroppo nella legge non è stata prevista una penalità: ritenevamo che fosse sufficiente per i giudici l’ordine della norma e che il giudice seguisse la legge ma così purtroppo non è perché ho una statistica che ho fatto a livello personale anche recependo le comunicazioni di numerosissimi colleghi e questo dato ci dice che in tutti i tribunali d’Italia siamo al 50%. Il 50% segue la legge e il 50% no. Questo sarà uno dei motivi per cui proporremo un emendamento quanto prima perché si preveda una clausola di nullità per le perizie monografiche».