«Ogni paziente grave si ritrova solo lontano dagli affetti e dalla propria casa. A tenergli la mano ci siamo noi soli, con almeno tre paia di guanti, una tuta, una maschera e una visiera. Vi chiediamo di avere il coraggio, invece di chiamarci eroi, di fare uno sforzo ulteriore e riconoscere nei fatti e non solo a parole la nostra professionalità una volta per tutte sottolineando l’importanza del nostro operato»
Vanessa Modica è un’infermiera esperta di terapia intensiva, e lavora da più di 12 anni in Area critica presso il Policlinico San Matteo di Pavia. Anche per lei, come per migliaia di infermieri, un mese fa la vita è cambiata drasticamente e ogni giorno combatte un nemico invisibile chiamato Covid-19.
«Il dolore, la sofferenza, che stiamo vivendo è immenso – scrive in una lettera indirizzata al ministro Speranza -. In molti istanti ho avuto davvero la sensazione di essere in guerra e non nego che i momenti di sconforto siano stati e siano molti ogni giorno, ma nonostante questo nulla ci ha ancora fermati».
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«Ministro – continua -, immagini gli occhi persi dei nostri pazienti, spaventati e increduli che la guardano chiedendo aiuto. Io quegli occhi, sono sicura, non potrò mai scordali. Ogni paziente grave si ritrova solo lontano dagli affetti e dalla propria casa. A tenergli la mano ci siamo noi soli, con almeno tre paia di guanti, una tuta, una maschera e una visiera. Ciò nonostante, la nostra professionalità e le nostre competenze avanzate ci stanno comunque facendo portare a casa grandi risultati».
Per questo «vi chiediamo di avere il coraggio, invece di chiamarci eroi, di fare uno sforzo ulteriore e riconoscere nei fatti e non solo a parole la nostra professionalità una volta per tutte, sottolineando l’importanza del nostro operato. Vorrei esprimerle un sentimento di amarezza e di rabbia – spiega l’infermiera -. Due giorni fa siamo venuti a conoscenza del bando indetto dalla protezione civile riguardante il reclutamento di personale sanitario infermieristico con compensi e indennità giornaliere che molti di noi sognano da sempre. Mi duole constatare che ancora una volta ci sia la volontà di creare professionisti di serie A di serie B. Noi professionisti della salute attualmente impegnati nella lotta al n-COV19 nelle “trincee” degli ospedali ci sentiamo abbandonati e ci sentiamo “professionisti di serie B”. Noi che con le nostre competenze, la nostra professionalità, la nostra etica morale siamo da sempre al servizio del cittadino notte e giorno, 365 giorni l’anno stiamo dimostrando il nostro valore professionale minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno».
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«Continuerò a fare quello che sto facendo dal 21 di febbraio fino a quando questo incubo sarà finito. Su quello che succederà dopo posso dire con tanta rabbia che ho già messo sul piatto la possibilità di non continuare più tale professione, professione che amo ma che allo stesso tempo oggi mi trovo a odiare. In uno stato civile una professione importante come la mia merita sicuramente di più».
QUI LA LETTERA COMPLETA AL MINISTRO SPERANZA
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