Lavoro e Professioni 23 Luglio 2020 13:00

Massofisioterapisti, tutte le questioni aperte. Cirelli (Presidente AIMFI): «Norma transitoria per chi non ha i 36 mesi di lavoro»

«Molti colleghi sono rimasti fuori dagli elenchi speciali» spiega il Presidente dell’Associazione Italiana Massofisioterapisti -. E sui 36 mesi: «È un’ingiustizia, non si può lasciare senza lavoro gente che ha studiato e che ha una qualifica: tanti hanno aperto gli studi e si trovano costretti a chiudere»

Superare le ormai storiche criticità che ruotano attorno a una figura da sempre giuridicamente nebbiosa: quella del massofisioterapista. È questa la richiesta del Presidente nazionale dell’Associazione Italiana massofisioterapisti Roberto Cirelli che ripercorre con noi l’ormai ventennale e complessa storia dei massofisioterapisti e sottolinea le questioni irrisolte malgrado l’istituzione dell’elenco speciale ad esaurimento presso l’Ordine TSRM e PSTRP (Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione).

Il massofisioterapista occupa da sempre un posto all’interno del contesto riabilitativo; la normativa che regola l’inquadramento di questo profilo professionale è stata modificata di recente con la legge 145 del 30 dicembre 2018 e con il D.M. 9 agosto 2019 mediante l’istituzione presso l’Ordine dei TSRM e PSTRP dell’elenco “speciale ad esaurimento” per tutti i massofisioterapisti che esercitano da almeno 36 mesi, negli ultimi 10 anni, chiudendo, di fatto, la formazione di questa figura sanitaria. Questo significa che, in futuro, non saranno attivati nuovi corsi di formazione.

«Tuttavia – precisa il presidente Cirelli – ci sono ancora problemi che vanno affrontati -. La prima criticità riguarda i molti colleghi che, nonostante i nostri sforzi, non sono venuti al corrente della possibilità di iscriversi agli albi fino al 30 giugno 2020. Per questo e anche a causa del Covid-19 – continua – avevamo chiesto una proroga che però non ci è stata concessa. Stiamo ricevendo quotidianamente richieste di reintegro da parte di colleghi rimasti fuori, tra cui professionisti che lavorano in squadre di serie A».  All’interno del calderone, tra le figure che sono andate in esaurimento, non ci sono solo i massofisioterapisti, ma anche educatori professionali e terapisti della riabilitazione.

L’altra problematica riguarda i massofisioterapisti che non hanno maturato i 36 mesi di attività negli ultimi 10 anni. E qui va fatta una precisazione: il massofisioterapista è una figura sanitaria che si è formata ai sensi della Legge 403 del 19 maggio 1971. La Legge 145/2018, ha, di fatto, abrogato l’art.1 della legge 403/71 ma non ha introdotto una norma transitoria per tutti le persone che al 31/12/2018 non avevano ancora i requisiti per procedere all’iscrizione ma che avevano già conseguito un diploma correttamente riconosciuto oppure che si erano già iscritti ad un corso istituito dalle Regioni.

«Lo trovo ingiusto – ammette Cirelli – un ragazzo che frequentava il corso nel 2018, ossia quando è uscita la famosa legge Lorenzin, non poteva sapere che non avrebbe potuto più lavorare con quel diploma perché avrebbero introdotto l’obbligo dei 36 mesi. Siamo di fronte a persone che hanno un titolo correttamente riconosciuto e nei prossimi mesi non potranno più svolgere la loro attività professionale già avviata o potrebbero avere problemi sul luogo di lavoro. Non si può lasciare senza lavoro gente che ha studiato e che ha una qualifica: parliamo di centinaia di massofisioterapisti coinvolti, ma penso che in questo momento storico perdere il lavoro, anche per una sola persona, sia di una gravità inaudita. Per questo – ribadisce Cirelli – bisognerà trovare una forma per far rientrare questi colleghi. È evidente l’urgente necessità di una norma transitoria e l’istituzione di un tavolo tecnico specifico con il Governo e il Ministero della Salute. Ci stiamo dando da fare ma non è semplice. Riceviamo tante telefonate di colleghi in difficoltà con famiglia e figli che hanno aperto gli studi anni fa e si trovano costretti a chiudere» conclude il presidente.

 

 

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