Anaao Assomed: «Nessuna soluzione per fermare la fuga dei medici». FNOPI: «Brutto episodio per la professione infermieristica». Fismu: «Nulla per i medici del 118»
Medici e infermieri dimenticati dalla legge di Bilancio. Se i primi, rappresentati dal sindacato Anaao Assomed, lamentano l’assenza di «interventi giuridici ed economici» per «rispondere al grido di dolore che alimenta fughe di massa dagli ospedali o intervenire su organici drammaticamente ridotti al lumicino»; la Federazione nazionale degli Ordini degli infermieri (FNOPI) denuncia la mancata approvazione dei due emendamenti che riguardavano l’assegnazione-ponte dell’indennità di specificità infermieristica e la possibilità di aumentare il numero di docenti-infermieri nelle università per poter incrementare il numero di infermieri.
Durissimo l’intervento dell’Anaao Assomed: «Non serviranno lacrime di coccodrillo, o tardivi allarmi sulla “tragedia” rappresentata dalla carenza di medici – si legge in una nota -. Servono, ora, fatti, cioè maggiori retribuzioni, riduzione di tempi e ritmi di lavoro, aumento del personale occupato, coinvolgimento nella governance dei processi clinici, fine della attesa infinita di un CCNL scaduto prima della firma. Altrimenti – aggiunge il sindacato – i medici potrebbero considerare non pessima l’alternativa di lasciare ospedali e ambulatori dicendo basta ai turni eccessivi, basta al lavoro oltre l’orario contrattualmente dovuto, basta a fare in tre il lavoro di sei. E, finalmente, godersi 5 milioni di giornate di ferie accumulate, recuperare 10 milioni di ore di straordinario arretrate, passare più tempo con le proprie famiglie».
«Se questo Paese ha deciso che dei medici può fare a meno, l’Anaao se ne farà una ragione – puntualizza -. Non così i cittadini che, piaccia o non piaccia, a essi chiedono, anche dopo la fine della retorica degli angeli e degli eroi, di fare la differenza tra salute e malattia e, spesso, tra vita e morte. Anche in una ondata pandemica il cui contrasto è oggi affidato a risorse sulla carta invece che ad un esercito armato. Medici e dirigenti sanitari pubblici sono sfiniti e demoralizzati, sottopagati e in pieno esaurimento fisico e psicologico, ma rimangono ancora in prima linea a fornire una chance di sopravvivenza alle persone che a loro si rivolgono. Non più eroi ma vittime, della mancanza di coraggio e della perdita di memoria della politica, che continua a ignorare la gravità della situazione. Da troppo tempo si sta seminando vento da più parti. Ora la tempesta perfetta è pronta».
Delusa dalla legge anche la FNOPI: «L’Italia impiega meno infermieri rispetto a quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale e il loro numero (6,2 per 1000 abitanti) è inferiore del 25% alla media UE. Vista la diminuzione del numero di infermieri laureati dal 2014, le carenze di personale in questo settore sono destinate ad aggravarsi in futuro», spiega in un comunicato. «Eppure – aggiunge – a quanto pare questi numeri hanno lasciato indifferente la politica, che non è intervenuta nella legge di Bilancio 2022 in alcun modo per tentare di risolvere la situazione. Carenza evidente, a cui alcuni emendamenti (praticamente privi di costi) presentati alla legge di Bilancio avrebbero iniziato a dare soluzioni, se non fossero spariti nel nulla».
«Tutto questo – conclude la Federazione – segna un brutto episodio per la professione infermieristica, un brutto segnale che non è passato e non passerà inosservato davvero nemmeno a chi finora ha contato per la sua salute sugli infermieri».
Insoddisfatti anche i medici del 118: «L’area dell’emergenza-urgenza territoriale, cioè il 118 – spiega in una nota Francesco Esposito, segretario nazionale della Federazione italiana sindacale medici uniti – è in prima linea da due anni contro la pandemia ma è figlia di un dio minore sul versante dei ristori, degli indennizzi o degli incentivi. Non a caso da mesi assistiamo a una lenta ma costante fuga da questo settore della sanità verso lavori più sicuri e meno penalizzanti. Questa politica rischia di far morire il 118, favorendo la demedicalizzazione o la privatizzazione dei servizi».
«Grave – continua Esposito – che ancora una volta si rinvii anche di approvare un provvedimento che consenta il passaggio a dipendenza di tutti quei medici del 118 ancora convenzionati che ne facciano richiesta. Un processo già avvenuto negli anni scorsi in diverse regioni italiane, ma che è stato ostacolato irresponsabilmente da altre. I gruppi parlamentari – conclude Esposito – si stanno assumendo la responsabilità di distruggere scientificamente un settore, quello dell’emergenza territoriale del 118, danneggiando così un snodo strategico della sanità pubblica».
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