Riuniti i due Comitati Centrali Fnomceo-Fnopi: «Da noi le indicazioni per la qualità e l’efficienza dei servizi. Ai cittadini vanno garantite le competenze delle due professioni». Anelli: «DM 71 ha sottostimato fabbisogno infermieri nelle case di comunità e non ha risolto il problema della carenza dei MMG»
Le affermazioni di Letizia Moratti sulle supplenze degli infermieri per contrastare la carenza dei MMG hanno sollevato un vespaio di polemiche da parte di medici, infermieri, sindacati e politici. «Una presa di posizione improvvida, e sotto certi aspetti anche inconcepibile. Prevedere che una professione diversa quella medica possa sostituire i medici mi sembra veramente improponibile» ha detto il Presidente della Fnomceo Filippo Anelli.
«Chiedo che la politica rispetti le professioni – ha proseguito Anelli -. I professionisti devono essere rispettati per le loro competenze e messi nelle condizioni di poter bene operare». Il presidente Fnomceo crede sia arrivato il momento «di chiedere il conto alle Regioni. Perché la difficoltà che vivono i professionisti deriva dall’errata programmazione che nel passato si è fatta. E che oggi ci ha portato ad avere gravissime conseguenze sul rispetto del diritto alla salute dei cittadini».
Auspica «provvedimenti urgenti, nel rispetto delle competenze di ogni singola professione. Non possiamo accettare – ha sottolineato – che alle disuguaglianze che finora non sono state colmate dai vent’anni di una sanità fatta dalle Regioni, testimoniate dalle differenze sul territorio degli indici di sopravvivenza o di quelli relativi alle performance del SSN, si aggiunga anche quella di vedere l’esercizio delle professioni fatto in maniera non qualitativamente adeguata e soprattutto senza le opportune competenze. Ed è per questo che Anelli chiede che medici e infermieri siano messi «nelle condizioni di poter lavorare secondo le nostre competenze e soprattutto di poter svolgere la nostra azione in maniera sinergica per la difesa della salute dei cittadini».
E all’indomani delle inaspettate dichiarazioni della vicepresidente e assessore al welfare della Lombardia, medici e infermieri siglano un “patto di diamante” per garantire la miglior qualità di assistenza possibile. Lo hanno stretto oggi a Roma, nella prima riunione ufficiale dei due Comitati Centrali della Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) e della Federazione degli Ordini delle Professioni infermieristiche (Fnopi). Insieme, rappresentano quasi un milione di professionisti.
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È la prima volta che le due Federazioni avviano un percorso condiviso, congiunto e concreto. Il motivo è non consentire più a nessuno di dividere e strumentalizzare le due professioni. Medici e infermieri vogliono lavorare insieme – come hanno sempre fatto – e dialogare in modo responsabile, nel rispetto delle competenze di ciascuno e con lo scopo di stabilire un’interazione efficace. L’obiettivo primario è, in primis, garantire ai cittadini tutte le competenze peculiari e sinergiche delle due professioni. Contrari fermamente a ogni intervento che si rifletta sulla qualità delle cure, medici e infermieri si pongono come interlocutori privilegiati della politica. A cui chiedono una vera riforma della sanità.
Un rapporto sinergico tra medici e infermieri porterà a un modello condiviso di riorganizzazione dell’assistenza territoriale. Nel corso delle riunioni, i due Comitati Centrali discuteranno di Case di Comunità e del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Le prime dovranno essere “diffuse”: luoghi di incontro e di confronto per organizzare l’assistenza in modo capillare sul territorio ed entrare al domicilio del cittadino. Il Pnrr deve integrarsi con il Piano nazionale cronicità, per dare risposte di salute e prossimità agli oltre 22 milioni di pazienti cronici in Italia. Come? Creando reti sovraregionali e interprofessionali di assistenza. Al centro del dibattito anche la formazione e le aggressioni ai sanitari. Le due Federazioni chiedono una vera sicurezza sul lavoro e una retribuzione adeguata ai livelli europei. Non ultime, deontologia, presupposto per un nuovo patto medico-infermiere-paziente e carenza di personale. Colmarla dà dignità al lavoro e migliora l’assistenza.
Sulla riforma dell’assistenza sanitaria territoriale, il Presidente Anelli ha affermato ai nostri microfoni: «Il DM 71 ha stabilito il fabbisogno degli infermieri, per me molto sottostimato, nelle case di comunità. Non ha definito il rapporto tra infermieri e medici di medicina generale e non ha risolto il problema della carenza dei MMG. Ancora oggi le regioni sono in ritardo nella definizione dei fabbisogni – ha aggiunto -. Siamo partiti da un rapporto di un medico ogni mille assistiti. Oggi siamo arrivati a un medico ogni 1300 assisiti e in alcune zone il numero è salito in maniera vertiginosa. Se vogliamo garantire la qualità, bisognerà individuare e formare i medici».
Oltre a questo, Anelli ha ribadito la necessità di modificare il percorso formativo della medicina generale adeguandola agli standard universitari. «Su questo credo che sia al lavoro una commissione del Consiglio Superiore di Sanità con la quale, spero in breve tempo, riusciremo a confrontarci per elaborare una proposta condivisa».
«Dalla giornata di oggi – ha evidenziato Barbara Mangiacavalli- scaturisce una sinergia molto importante. Abbiamo ufficializzato un cammino che c’è da sempre ma che ora assume un ruolo incisivo nelle scelte dell’organizzazione e della gestione clinica della salute dei cittadini». Le fa eco Anelli: «La prima necessità è dare assistenza ai cittadini e al SSN. Annullare le disuguaglianze, fissando e raggiungendo obiettivi di salute condivisi. Senza medici e infermieri la sanità non ci può essere: insieme dobbiamo recuperare il senso vero della cura e dell’assistenza nello spirito della Legge istitutiva del SSN».
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