In occasione della presentazione di “Giuro di non dimenticare” il presidente CIMO Quici incontra la senatrice Castellone. Un punto comune sopra tutti: servono finanziamenti per nuove assunzioni, che il PNRR non garantisce. La soluzione forse nella Legge di Bilancio
Sono stati chiamati “eroi” e hanno retto sulle loro spalle, nonostante disponibilità a singhiozzo e protocolli confusi, il Sistema sanitario italiano. Quei medici che hanno meritato la candidatura al Nobel e che hanno ancora tanto da raccontare sulle tre ondate affrontate. Storie preziose che meritano di essere conservate e diffuse perché nessuno dimentichi quel che è stato fatto.
Animati da questo intento, in CIMO (sindacato dei medici ospedalieri) si è deciso di raccogliere questi racconti e di dare loro la luce necessaria, con la pubblicazione del volume “Giuro di non dimenticare”. Composto di 28 testimonianze di altrettanti medici da ogni parte di Italia che con ironia e sentimento raccontano quei giorni impossibili. Ma la domanda che ora il sindacato si pone è: stiamo facendo abbastanza per questi lavoratori, che hanno sacrificato tutto per tener fede al giuramento di Ippocrate?
Se lo è chiesto il presidente CIMO Guidi Quici, che Sanità Informazione ha incontrato alla presentazione del libro, e la risposta non è stata confortante. «Ci hanno presentato il PNRR come la soluzione – ha spiegato -, ma è l’antitesi di quello che noi cercavamo». Il Piano nazionale di ripresa e resilienza non risponde alle aspettative e questo perché i finanziamenti non puntano sulle persone. «Quando si stanziano circa 20 miliardi in tecnologie – prosegue Quici – e non resta un centesimo sulle risorse umane, significa che già si è messo nel dimenticatoio quello che hanno fatto i professionisti».
Il presidente CIMO ricorda come al sindacato siano arrivate segnalazioni di dermatologi o odontoiatri arrivati in sub-intensiva per dare una mano, che hanno dovuto reinventarsi per aiutare i colleghi in affanno. «Tutti gli schemi sono saltati e l’organizzazione necessaria conteneva rischi di natura professionale rispetto ai quali il governo ancora non si è esposto molto, cosa che invece ha fatto verso altre istituzioni», aggiunge, ritenendo quindi insufficiente lo scudo penale adottato nei mesi scorsi.
Ora, quei turni massacranti non accennano a terminare con la sospensione di alcuni colleghi, sebbene il fenomeno sia ridotto nelle fila dei medici ospedalieri, per il rifiuto al vaccino anti-Covid. Un’altra prova da affrontare? «Siamo talmente sotto organico che un medico in meno non fa una grande differenza – commenta Quici – nel senso che ci sono colleghi che hanno a bada 200 posti letto già ora. Quello che dispiace molto è che non si investe in risorse umane e quello che si faceva prima in affanno si continua a fare adesso, con più affanno».
È una richiesta di ascolto e attenzione quella che CIMO porta alla luce tra le sale del Senato, dove si è svolta la presentazione del volume. Una voce che non rimane del tutto inascoltata, proprio perché è presente la senatrice Mariolina Castellano, componente della Commissione Sanità per il Movimento 5 Stelle. «Mi ha colpito il racconto crudo che è stato fatto di quei momenti vissuti come in un ambiente ovattato. In molti di questi racconti si parlava di sentirsi sott’acqua, in un ambiente che ti isola da tutto ciò che ti circonda. Oltre alla solitudine vissuta dai pazienti anche quella vissuta dal personale sanitario, che nonostante i tagli e la mancanza di personale ha continuato a lavorare e ha permesso al SSN di reggere l’urto di questa pandemia», è il commento sulle parole contenute in “Giuro di non dimenticare”.
Ma come rispondere alle urgenze messe sul tavolo da Quici? «Abbiamo fatto molto in termini di investimenti, di digitalizzazione e telemedicina nella previsione contenuta nel PNRR di creare un filtro agli ospedali. Questi erano medici ospedalieri e il peso della pandemia è ricaduto unicamente su di loro perché mancava il filtro territoriale: in questa nuova organizzazione si deve potenziare il territorio ma per farlo bisogna assumere personale» concorda Castellone.
Nuovi fondi, dunque, per aumentare le risorse. «Ci siamo impegnati con questi medici, e da mesi in Commissione Sanità, a prevedere nella prossima Legge di Bilancio un finanziamento dedicato alle assunzioni di personale. In queste case di comunità e ospedali di comunità che andremo a costruire ci deve lavorare personale medico, infermieristico, oss. In questi mesi abbiamo lavorato quasi unicamente con personale a tempo determinato e questi professionisti sono stati mandati a casa nonostante li abbiamo chiamati “eroi” e nonostante abbiano affrontato tre ondate pandemiche. Non è questa la risposta che questo personale si aspetta dalle istituzioni» prosegue la senatrice M5S.
La politica deve rispondere al personale sanitario di ogni età e ruolo, questa è la certezza che viene da tutti gli organi coinvolti. Non ultimi i più giovani, che proprio in questi giorni si affacciano con molte speranze al corso di laurea in Medicina. «Bisogna puntare sempre di più sulla formazione – concorda Castellone -, bisogna anche però chiarire che in Italia non c’è una carenza di medici, ma di specialisti in alcune discipline. Abbiamo più che raddoppiato in questi anni i posti di formazione specialistica andando a colmare quell’imbuto formativo che era una caratteristica unicamente italiana e che impediva a tutti i laureati in Medicina, ogni anno circa 10mila, di poter accedere al percorso di formazione specialistica. Oggi i contratti di formazione specialistica finanziati sono 13.400 ai quali si aggiungono i contratti finanziati dalle regioni e i posti di formazione in medicina generale. Quindi l’imbuto formativo è stato colmato, bisogna però programmare».
Per “programmazione” la senatrice intende interpretare le necessità che tra 10 anni saranno quelle del nostro Paese. Quali specialisti, che iniziano ora la formazione, saranno necessari per allora? «Proprio per mettere riparo a questo vulnus noi nella Legge di bilancio del 2019, non solo finanziamo con 3 milioni di euro l’Osservatorio di Specializzazione che serve per l’accreditamento delle scuole nelle varie sedi, ma abbiamo creato una tecno-struttura a cavallo tra Agenas e Ministero dell’Università che serve proprio alla programmazione». L’urgenza è ora e adesso: «Questo è il momento delle programmazione per non sprecare i fondi che abbiamo a disposizione».
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