Per il presidente SIMG le Regioni si preparano per un’evoluzione della Medicina generale, ma indipendentemente dall’inquadramento giuridico si dovrà agire nel rispetto dei cittadini, dando ai professionisti l’accesso a tutte le risorse
«L’accordo tra le Regioni e il Ministero rappresenta una proposta che parte da concetti generici e pertanto deve essere ancora sviluppata. Indipendentemente dal metodo di pagamento dei medici di famiglia sarà fondamentale assicurare la qualità professionale degli operatori del settore». Questo il pensiero di Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg), in relazione all’accordo Salute-Regioni, un dibattito in corso che muove da una serie di ripensamenti e innovazioni sul ruolo dei medici di base.
«Le Regioni – aggiunge Cricelli – si stanno preparando per un’evoluzione della medicina generale, che richiede l’introduzione di nuove forme giuridiche. Siamo assolutamente favorevoli a un miglioramento del sistema sanitario, anzi, lo chiediamo da anni. È tuttavia necessario che i vantaggi raggiunti negli ultimi decenni non vadano perduti. In primis, bisogna garantire il rispetto degli interessi dei cittadini, che hanno bisogno di un punto di riferimento a cui rivolgersi, vicino, competente e affidabile. I medici di famiglia devono quindi avere accesso a tutte le risorse e al personale necessari per poter fornire un servizio sul territorio puntuale, attendibile e valido. Credo che qualunque soluzione in grado di rispettare questi punti fondamentali vada presa in considerazione e discussa adeguatamente».
«L’interesse dei cittadini deve costituire la priorità di qualunque sistema – conclude Cricelli – non mi preoccupo di come i medici di base verranno inquadrati giuridicamente, né del diretto responsabile fiscale della categoria, che si assume una notevole responsabilità nel selezionare i medici del territorio. Credo che il perno di un ragionamento del genere non possa prescindere dalla garanzia della qualità professionale degli operatori sanitari. I medici di base rappresentano spesso il primo e il meno compreso punto di riferimento della popolazione e la competenza di questa categoria è imprescindibile per un servizio ottimale. Credo che la proposta attuale possa essere un punto di partenza interessante, ma dobbiamo ancora sviluppare strategie adeguate alle necessità della medicina di base».
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