Il presidente dell’Associazione dei Provider Colombati: «Finalmente riconosciuta anche dal Parlamento l’importanza della formazione continua in medicina. Ora chiediamo che la nuova legge venga resa operativa al più presto»
«Un incentivo all’aggiornamento professionale e un’ulteriore garanzia di cure e assistenza adeguate ai pazienti». È per questo che l’Associazione dei Provider Formazione nella Sanità sottolinea la propria soddisfazione per l’approvazione dell’emendamento che lega la copertura assicurativa degli operatori sanitari all’assolvimento di almeno il 70% dell’obbligo formativo.
Con l’ok anche da parte del Senato alle nuove “Disposizioni in materia di formazione continua in medicina”, contenute nell’ex Dl 152/2021 “Disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose”, il “matrimonio” tra assicurazione e formazione è legge.
«Soddisfatti per aver contribuito a far comprendere al Parlamento l’importanza della formazione continua in medicina: solo un operatore sanitario aggiornato può offrire ai pazienti assistenza e cure di qualità», commenta Simone Colombati, presidente di Formazione nella Sanità. «Ci auguriamo ora che a questo importante passaggio segua in tempi brevi anche l’approvazione, attesa ormai da tempo, dei decreti attuativi della Legge 24/2017, la cosiddetta Legge Gelli, permettendo alla legge stessa di esprimere in pieno la propria forza normativa».
L’emendamento da poco approvato prevede – “al fine di attuare le azioni previste dalla missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, relative al potenziamento e allo sviluppo delle competenze tecniche, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario” – che l’operatività delle polizze assicurative sia condizionata “all’assolvimento in misura non inferiore al 70 per cento dell’obbligo formativo individuale dell’ultimo triennio utile in materia di formazione continua in medicina”.
In altre parole, il provvedimento prevede che in caso di “malasanità”, ad esempio un errore medico, se il camice bianco non si è adeguatamente formato non può beneficiare della copertura assicurativa. In particolare, se il professionista sanitario non raggiunge almeno il 70 per cento dei crediti formativi, come previsto dal suo ordine professionale, l’assicurazione, pur assolvendo al suo obbligo con il paziente danneggiato, può poi rivalersi sul professionista e sulla struttura sanitaria. «Vuole essere un incentivo all’aggiornamento professionale rivolto a tutti quei sanitari che sottovalutano l’importanza di aggiornare le proprie conoscenze e competenze», sottolinea Colombati.
Da parte sua l’Associazione Provider continua a lavorare per rendere sempre più agevole ed efficace l’accesso da parte degli operatori sanitari ai corsi ECM, per assolvere al proprio obbligo formativo. «Con questo importante passaggio istituzionale, si fa ancora più forte l’impegno dei Provider italiani lungo il percorso che porta ad un’offerta formativa completa e di qualità, anche in questa perdurante epoca Covid, favorendo il più possibile l’accesso a corsi fruibili da remoto», sottolinea Colombati.
«Comprendiamo bene quanto sia già gravoso il lavoro quotidiano svolto da moltissimi operatori sanitari, ma la formazione continua non deve essere percepita unicamente come un obbligo o, peggio, considerata una perdita di tempo; è piuttosto un’opportunità – conclude Colombati – per tenersi aggiornarti costantemente, imparando nuove tecniche e affrontando le nuove sfide della medicina di domani. Da parte nostra l’impegno a migliorare e adeguare costantemente l’offerta formativa, rimanendo sempre vicini ai bisogni degli operatori sanitari».
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