Onotri (SMI) accusa: «Potremmo arrivare a dimissioni di massa!», Anelli (FNOMCeO): «Famiglie rimaste prive non solo della persona ma anche di fonte di sostentamento». L’associazione di familiari “Medici a mani nude”: «Nonostante i vari annunci spot, emendamenti depositati e provvedimenti in commissione sul tema tutto è ancora fermo»
Lasciato fuori nella conversione in legge del Dl 221 il subemendamento della senatrice Maria Cristina Cantù che avrebbe previsto un’indennità per le famiglie dei medici di medicina generale che hanno perso la vita durante la pandemia. Un’occasione persa secondo la Federazione nazionale dei medici e degli odontoiatri (FNOMCeO) e del Sindacato medici italiani (SMI), che si sono espresse a riguardo.
«Era l’occasione di dimostrare gratitudine ai medici che hanno dato la loro vita per continuare a curare durante la pandemia. Ringraziamo Cantù e i senatori che lo hanno proposto, prima in legge di Bilancio e poi in sede di conversione del Decreto-legge 221 del 2021 sulla proroga dello stato di emergenza e per il contenimento dell’epidemia da Covid-19», esordisce il presidente della Fnomceo Filippo Anelli.
Il subemendamento 2.1500/32, dopo il parere contrario della Commissione Bilancio è stato, durante la discussione in Aula, ritirato e riformulato come Ordine del giorno, accolto dal Governo, spiega Fnomceo. «Dispiace che non si siano trovati i fondi per poter dare un ristoro anche simbolico, oltre che economico, alle famiglie di questi colleghi, medici di famiglia, liberi professionisti, specialisti ambulatoriali, odontoiatri – continua Anelli -. Famiglie che, in molti casi, sono, insieme alla perdita umana, rimaste prive dell’unica fonte di sostentamento e alle quali sono negati gli indennizzi Inail».
I medici che hanno perso la vita soprattutto nelle prime fasi della pandemia, «quando hanno combattuto a mani nude contro il virus, in un contesto in cui mancavano mascherine, guanti, i più elementari dispositivi di protezione, lo hanno fatto per i loro pazienti, per il loro Paese. È giusto che ora il Paese riconosca il loro sacrificio, il sacrificio delle loro famiglie e provveda a quanti sono rimasti a ricordarli, sopportando, oltre al dolore della perdita, situazioni economiche anche drammatiche. Invitiamo dunque tutto il Parlamento a una riflessione in tal senso», conclude Anelli.
I toni salgono ancora nel commento del segretario generale di SMI, Pina Onotri: «Vergogna ! Vergogna! Vergogna! È una pagina nera della politica italiana». «Nemmeno dopo centinaia di morti e tantissimi colleghi ammalati – prosegue – le istituzioni riconoscono il valore e il sacrificio operato dai medici di medicina generale e dalle loro famiglie nel contrasto alla pandemia».
«Siamo stanchi – è l’appello di Onotri – mentre milioni di persone sono già senza medico ed altri lo saranno se continuiamo su questa strada della svalorizzazione del ruolo, della dignità e della professionalità dei medici. Potremmo arrivare anche a dimissioni di massa! Intanto stiamo decidendo per uno sciopero della medicina generale la cui proclamazione arriverà a breve».
«Per dire basta a questa vergogna e ribadire il diritto alle tutele, alla valorizzazione delle pari opportunità per la categoria della medicina, bisogna riconoscere il grande lavoro svolto dalla medicina generale. Non vorremmo essere costretti a dimetterci tutti se il Governo non decide di riconoscere nuove tutele per i medici dell’area convenzionata», conclude Onotri.
«Negli ultimi mesi il Parlamento italiano non ha approvato alcuna misura che indennizzi i familiari dei medici di famiglia deceduti per Covid-19 che hanno dato la loro vita per continuare ad assistere i cittadini e salvare vite umane nel corso della pandemia. Un’occasione persa», è quanto si legge in una nota diramata da “Medici a mani nude”, associazione no profit che riunisce i familiari di Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta deceduti a seguito di contagio da Covid-19.
«Nonostante i vari annunci spot, emendamenti depositati e provvedimenti in commissione sul tema tutto è ancora fermo» – spiegano i familiari. «Abbiamo perso i nostri padri, le nostre madri e i nostri figli, professionisti caduti in battaglia deceduti a causa del contagio da Covid per salvare vite umane e supportare lo Stato nel momento emergenziale della pandemia. Ed è arrivata l’ora che lo Stato intervenga. Il loro sacrificio non è stato ripagato in alcun modo, non essendo loro soggetti all’INAIL, e non essendo stato il contagio riconosciuto come infortunio dalle Assicurazioni Private convenzionate con l’ENPAM. Chiediamo un intervento immediato e collegiale sul tema da parte delle Istituzioni per emendare una situazione gravemente e ingiustificatamente discriminatoria, che porta al paradosso per cui esistono medici di serie A tutelati dalle garanzie derivanti dal rapporto di lavoro subordinato e medici di serie B, che pur essendo di fatto parasubordinati non godono dei medesimi benefici».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato