Lavoro e Professioni 15 Dicembre 2021 12:33

Nuovo contratto e fine dell’imbuto formativo, cosa prevede il Ddl che riforma le specializzazioni mediche

La proposta, presentata dalla senatrice Boldrini, punta a istituire una scuola di specializzazione per i MMG. Uno degli obiettivi è allineare l’offerta formativa con le esigenze territoriali di salute. Il fabbisogno degli specialisti sarà determinato anche in base alle indicazioni di FNOMCeO e sindacati

di Francesco Torre
Nuovo contratto e fine dell’imbuto formativo, cosa prevede il Ddl che riforma le specializzazioni mediche

Un disegno di legge per superare l’imbuto formativo e creare quell’unitarietà del percorso formativo di laurea e di specializzazione per i medici da sempre invocato ma mai realizzato. È l’obiettivo di un disegno legge presentato da Paola Boldrini, senatrice Pd e vicepresidente della commissione Igiene e Sanità del Senato che arriva dopo una partecipata concertazione con le rappresentanze della professione medica e delle altre professioni sanitarie interessate.

Il disegno di legge si prefigge l’obiettivo di valorizzare i giovani medici in formazione attraverso l’evoluzione del contratto di formazione specialistica, nonché l’adozione del medesimo strumento, con i relativi riconoscimenti economici, giuridici e le tutele fondamentali, anche per gli iscritti ai corsi regionali di formazione specifica di medicina generale e cure primarie. Si propone poi di completare l’evoluzione del sistema di accreditamento delle scuole di specializzazione, estendendolo alla formazione specifica di medicina generale e cure primarie, in modo da sostenere una formazione di qualità.

«È un testo che contestualizza l’esigenza di una riforma nell’attuale fase di rifondazione del SSN, ed in particolare della governance della medicina territoriale, evolvendo a vera specializzazione universitaria, con attenzione alle cure primarie e della comunità in piena sinergia con gli obiettivi da raggiungere con il PNRR, la formazione del medico in medicina generale» spiega Boldrini.

Centrale e strategica è la riforma dello status dello specializzando che si struttura in vero e proprio contratto di formazione lavoro regolato dallo stesso contratto nazionale della dirigenza medica e sanitaria, prevedendo la progressiva attribuzione di autonome competenze specialistiche dopo la positiva verifica. Naturalmente le stesse regole vengono previste per le specializzazioni delle altre professioni della dirigenza sanitaria (odontoiatri, veterinari, farmacisti, biologi, chimici, fisici e psicologi).

«È una proposta di legge che il Pd mette a disposizione del Parlamento e del Governo affinché si apra una vera riflessione sulla formazione medica, ma anche nella fiduciosa speranza e auspicio che in questo scampolo di legislatura si possa organicamente riformare il percorso specialistico dei medici e delle altre professioni sanitarie alla luce dei cambiamenti già in atto e futuri» aggiunge Boldrini.

«Sono molto soddisfatto del disegno di legge presentato dalla Sen. Paola Boldrini. Negli ultimi due anni abbiamo lavorato per mettere in piedi una riforma che potesse tenere alta la qualità formativa andando a modificare e rinnovare quelle parti del contratto di formazione specialistica e del percorso formativo dei MMG che ormai risultano non essere più al passo con i tempi» aggiunge Stefano Manai. 

«Ho accolto con piacere, anzi onorato, la richiesta della Senatrice Paola Boldrini in particolare e del PD in generale di contribuire, come tecnico esperto del settore, alla stesura del ddl di riforma della formazione specialistica medica e delle altre professioni sanitarie considerandola la “madre di tutte le riforme” necessarie per valorizzare l’ordinamento dell’insieme delle professioni sanitarie e sociosanitarie nella sfida di ricostruire il SSN, anche grazie al PNRR, dopo troppi anni di tagli  economici, di strutture e di personale del SSN», commenta Saverio Proia, già consulente per le professioni sanitarie nei Governi Prodi 1 e 2, D’Alema, Amato, Monti, Letta e Renzi.

Positivi i primi commenti delle associazioni degli specializzandi. Secondo Giammaria Liuzzi (ALS- Associazione Liberi Specializzandi) «la riforma, nella parte riguardante le specializzazioni, è eccellente perchè finalmente si pongono le basi per un cambio di inquadramento dello specializzando che passa ad essere un professionista medico verso una vera formazione lavoro con tutte le tutele dei lavoratori e con un contratto ad hoc all’interno del contratto collettivo nazionale della dirigenza medica. Positivo anche che si dia importanza alle sigle sindacali nella programmazione sanitaria».

Cosa prevede il Ddl

Il disegno di legge è composto da dodici articoli, molti dei quali intervengono sul decreto legislativo 17 agosto 1999, n.368, sull’attuazione della direttiva 93/16/CEE in materia di libera circolazione dei medici e di reciproco riconoscimento dei loro diplomi, certificati ed altri titoli.

Tra le novità, la previsione che in ogni Ateneo sia istituito il Dipartimento integrato università e servizio sanitario regionale, una struttura di coordinamento finalizzata ad allineare l’offerta formativa con le esigenze territoriali di salute, individuale e collettiva, a fronte dell’evoluzione del quadro demografico, epidemiologico e nosologico, al fine di formare sin dal corso di laurea il futuro medico alla domanda di tutela della salute del territorio e di dare pari dignità formativa all’attività sanitaria ospedaliera e a quella distrettuale.

I Medici di medicina generale dovranno conseguire il diploma di specializzazione in medicina generale, di comunità e cure primarie, al termine di un corso caratterizzato da una gestione universitaria, di concerto con le regioni, la cui durata prevista è di quattro anni. Si innova radicalmente l’attuale percorso formativo regionale in medicina generale, mutandone sia la definizione, più consona all’evoluzione prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che la natura giuridica, una specializzazione universitaria regolata nelle modalità attuative come le altre.

Sono disposte nuove modalità di determinazione del fabbisogno stimato e ponderato dei corsi universitari di formazione di laurea specialistica, tenendo conto non solo delle potenzialità occupazionali del Servizio sanitario nazionale, ma anche di tutte le necessità delle altre amministrazioni ed enti pubblici e privati ove sia prevista la presenza di medici specialisti, avvalendosi per questo fine non solo delle indicazioni provenienti dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO), ma anche dei rappresentanti sindacali del mondo del lavoro medico al fine di definire meglio la programmazione del fabbisogno di medici specialisti.

L’articolo 7 prevede il finanziamento e la programmazione del progressivo aumento dei posti messi a disposizione nei corsi di specializzazione universitaria del servizio sanitario regionale da parte di Ministero dell’università e della ricerca e regioni, al fine di evitare la formazione del cosiddetto «imbuto formativo», faticosamente superato grazie alle misure adottate negli ultimi due anni, che penalizza numerosi laureati in medicina e chirurgia, avvalendosi anche di contributi economici di quelle istituzioni sanitarie private che si avvalgono di medici specialisti.

Anaoo Giovani: «Si pongono basi per la svolta, ma auspichiamo percorso condiviso»

L’Anaoo Giovani ha accolto con soddisfazione i contenuti del Ddl: «Non si può che applaudire a una ferma volontà di archiviare la figura tutta italiana del medico in formazione specialistica – spiega il sindacato in una nota -. Incatenato nella sua anacronistica figura di studente sotto l’esclusiva egida delle università ma finalmente inquadrato come professionista».

L’Anaoo Giovani commenta favorevolmente anche il coinvolgimento delle realtà sindacali e della FNOMCeO, nei tavoli di programmazione dei fabbisogni dei futuri medici specialistici. In tema di formazione medica «il SSN non deve esser più considerato una succursale dell’universo universitario poiché gli specializzandi, da professionisti medici, hanno dimostrato essere parte integrante – ha precisato il sindacato – al fianco dei dirigenti medici e non dei professori universitari, della spina dorsale nella lotta che ancora oggi è in atto contro il SARS-CoV-2».

Tuttavia, i giovani medici considerano contradditorio continuare a considerare il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari come organo di rappresentanza dei medici in formazione. «I luoghi di rappresentanza devono mutare insieme alla figura dello specializzando – conclude il sindacato – con una concomitante riforma dell’Osservatorio Nazionale della formazione medica, attualmente costituito nella sua quasi totalità di figure del mondo universitario con il serio rischio di avere una struttura autoreferenziale in cui il controllore coincide con il controllato. Chiediamo, pertanto, una immediata interlocuzione al fine di poter migliorare una proposta che ha i caratteri di una svolta, ma che ha bisogno di essere condivisa e portata avanti in condivisione».

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