Lavoro e Professioni 11 Dicembre 2020 11:29

Operatori sanitari e Covid, De Palma (Nursing Up): «Assurdo il rientro al lavoro degli asintomatici»

La denuncia di De Palma: «Ci scrivono decine di infermieri pronti a rientrare a lavoro con il solo certificato del loro medico di base ma senza aver effettuato nuovo tampone che confermi negatività». E sugli effetti a lungo termine dell’infezione da Covid-19: «Valuteremo azioni per il riconoscimento del danno ai nostri professionisti»

Operatori sanitari e Covid, De Palma (Nursing Up): «Assurdo il rientro al lavoro degli asintomatici»

«Il Dpcm del 24 aprile scorso stabiliva che dopo essere stati infettati dal Covid-19, per rientrare al lavoro, in qualunque settore, era sempre necessario un tampone dall’esito negativo. Questo ovviamente valeva anche per gli operatori sanitari. A partire dal 13 ottobre, però, il Ministero della Salute ha stabilito che se sono passati 21 giorni dal test positivo e nell’ultima settimana non ci sono stati sintomi, non servirebbe alcun esame per essere liberati dalla quarantena ma solo un attestato della ASL, che viene rilasciato in automatico se trascorre quel termine. Chiunque può immaginare l’effetto bomba di queste disposizioni se applicate ai professionisti della salute. Si sta creando una situazione contraddittoria e pericolosa».

È questa la denuncia di Antonio De Palma, Presidente Nazionale del sindacato Nursing Up, che aggiunge: «Si corre il rischio di affidare al libero arbitrio dei datori di lavoro la possibilità di far rientrare all’opera un infermiere che può ancora essere veicolo di contagio. Senza la prova certa di un tampone negativo – afferma ancora De Palma –, un operatore sanitario non può e non deve stare a contatto con colleghi e pazienti». Da ciò l’invito di Nursing Up a chi di dovere di prevedere una normativa chiara che spieghi la ratio delle nuove procedure: «Siamo certi – chiede De Palma – che, allo stato delle attuali conoscenze che abbiamo sul Covid-19, decorsi i 21 giorni il soggetto non è più in grado di infettare? Chi ce la dà questa certezza? Noi saremmo felici di accettare una simile teoria se scientificamente pronunciata da un organismo o un soggetto che, al contempo, si prenda la responsabilità di ciò che afferma. In caso contrario, ovvero se non c’è alcuna evidenza, l’attuale normativa non va bene e va cambiata».

«Tamponi rapidi almeno ogni 20 giorni per operatori sanitari»

Cambiata in che modo? «Per come la vediamo noi, tutti gli operatori sanitari dovrebbero effettuare un tampone rapido almeno ogni venti giorni, mentre per quelli che operano nei reparti Covid il test andrebbe effettuato almeno ad inizio e fine di ogni ciclo di turno di servizio. Ovviamente, anche procedendo in questo modo non avremo mai la certezza di raggiungere livelli di perfezione nel monitoraggio, ma senza dubbio daremmo a questo monitoraggio un impulso importante».

«Centinaia di operatori sanitari contagiati ogni giorno»

Precauzioni necessarie, quelle indicate dal Presidente De Palma, per fare in modo di tutelare il più possibile non solo una delle categorie più colpite dal Covid-19 (ovvero gli operatori sanitari), ma anche l’intera popolazione: «Noi sosteniamo da tanto tempo che non può essere un caso che il numero di operatori sanitari infettati sia sempre molto alto, mentre il dato relativo ai semplici cittadini tende a scendere. Parliamo di centinaia di operatori contagiati ogni giorno. Bisogna dunque monitorare e capire perché, nonostante ci sia stata una remissione importante dei contagiati a livello generale, ci sia ancora un numero così alto di operatori sanitari che contraggono il nuovo coronavirus. Secondo l’OMS un Servizio sanitario che funziona vede un numero di operatori contagiati, in caso di una qualsiasi pandemia, di poco superiori allo 0. Noi abbiamo superato anche le vette di operatori contagiati registrate in Cina, da dove tutto è partito».

«Valutiamo richieste di riconoscimento del danno ai professionisti contagiati»

Gli infermieri, in particolare, «rappresentano circa il 45% degli operatori contagiati». Ed è per questo che il sindacato sta valutando la possibilità di organizzarsi «per verificare gli esiti a lungo termine delle infezioni da Covid che non sono ancora noti. Tanti infermieri – spiega De Palma – che hanno contratto il virus hanno avuto e continuano ad avere effetti che vanno al di là della semplice febbre o tosse. Stiamo dunque valutando l’impatto di questi danni per organizzare, eventualmente, anche campagne per il riconoscimento del danno ai nostri professionisti».

 

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