Crescono le aggressioni ai medici e agli operatori sanitari. La sensazione è che la legge 113 del 2020, in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni, non è applicata e gli effetti di deterrenza che avrebbe dovuto avere sulla popolazione non ci sono. A parlare è il presidente della Fnomceo, Federazione Nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli
Crescono le aggressioni ai medici e agli operatori sanitari. La sensazione è che la legge 113 del 2020, in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni, non è applicata e gli effetti di deterrenza che avrebbe dovuto avere sulla popolazione non ci sono. Queste le parole con cui il presidente della Fnomceo, Federazione Nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli, commenta all’Adnkronos l’ultima violenza in un ospedale a Palermo dove un primario è stato colpito con un tirapugni da un paziente che pretendeva la prescrizione di un farmaco. “Sono state aumentate le pene per scoraggiare le aggressioni, ma non c’è al momento una condanna”, sottolinea Anelli.
“Se una persona sa che può prendere 16 anni di carcere forse ci pensa due volte prima di alzare le mani”, evidenzia Anelli. “La legge per essere efficace deve essere applicata e al momento non lo è. E poi i medici non denunciano, questo è una altro problema”, aggiunge. “Solo in Puglia – continua Anelli, che è presidente dell’Omceo di Bari – le aggressioni verso gli operatori sono aumentate del 50% con punte del 60-70% in pronto soccorso. Nella prassi quotidiana ogni aggressione deve essere segnalata all’autorità giudiziaria che poi fa partire le indagini e il processo. Ma stiamo constatando che i medici e le aziende sanitarie non denunciano e i medici che lavorano nei pronto soccorso spesso non conoscono la legge. La sensazione è che il livello di aggressività sia molto alto, l’appello che faccio è di denunciare anche uno spintone o una aggressione verbale”.
Altro punto che latita, secondo Anelli, è quello dei risarcimenti. “Se c’è una violenza contro un operatore deve esserci anche un risarcimento”, il presidente della Fnomceo. “I sindacati dovrebbero farsi carico di questo punto con le direzioni, il sistema deve pagare per le aggressioni“, aggiunge. La legge stabilisce che, in caso di aggressioni, sono previste sanzioni fino a 5.000 euro e pene fino a 16 anni di reclusione. Sono previsti protocolli operativi con le forze di polizia per garantire interventi tempestivi. Il 12 marzo si celebrerà la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, prevista proprio dalle legge 113.
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