Ai microfoni di Sanità Informazione, Jessica Faroni spiega da cosa si deve partire per un maggior riconoscimento delle strutture private
La presentazione ufficiale di Acop ha voluto dare un messaggio di sostegno alla sanità privata e di «difesa nei suoi confronti», visto che «troppo spesso abbiamo visto prevaricare i nostri diritti». A parlare è Jessica Faroni, tra i fondatori dell’Associazione Coordinamento Ospedalità Privata, che ai nostri microfoni ha spiegato che anche il privato è in grado di fare «una buona sanità, di ottima qualità», ed è dunque ingiusto dividere «tra una sanità di serie A e una di serie B. Ne esiste solo una, esiste un solo Servizio sanitario nazionale e noi privati ne facciamo parte a tutti gli effetti».
Il presidente di Acop, Michele Vietti, ha spiegato che tra le priorità della neonata associazione c’è anche quella di portare tante iniziative al tavolo del Governo e del Ministero della Salute. «Confermo che è così – risponde Faroni –. Abbiamo un signor presidente che si occuperà di portare ai tavoli dovuti tutte le nostre iniziative e le nostre necessità».
La pandemia da Covid-19 ha «messo in evidenza anche l’importanza della sanità privata, in particolare nel periodo di maggior emergenza», che ha supportato il Ssn sopraffatto dai ricoveri e dalle liste d’attesa che si allungavano a vista d’occhio. Può essere dunque giusto che i tavoli governativi tengano conto delle esigenze economiche a cui devono rispondere le strutture ospedaliere private? «Quel che non si dice mai – conclude Faroni – è che il Servizio sanitario nazionale è formato sia da ospedali pubblici che da ospedali privati e i bilanci dovrebbero essere gli stessi. È necessario rispettare esattamente le stesse leggi. Bisogna partire proprio da qui».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato