Fnomceo, Omceo Roma, Anaao Lazio e Cimo-Fesmed esprimono vicinanza al professionista colpito con schiaffi e borse. Insultato il personale infermieristico e ausiliario, danni alle strumentazioni mediche
L’anno è appena iniziato e già si è registrato l’ennesimo e deprecabile episodio di violenza ai danni di un medico del SSN, aggredito e offeso all’ospedale Sant’Andrea di Roma.
La violenza è sfociata non appena il sanitario ha dovuto, purtroppo, informare i familiari del decesso di una paziente ricoverata poco prima di Capodanno per problematiche respiratorie. Era affetta da una patologia oncologica plurimetastatica. Al loro arrivo in reparto, si sono immediatamente scagliati contro il medico che è stato colpito con schiaffi e borse ed insultato. Senza alcun rispetto degli altri pazienti, hanno poi urlato, sputato e devastato la stanza di degenza ribaltando tavoli e sedie e distruggendo l’elettrocardiografo che effettuava l’ECG di rito. La vittima ha sporto denuncia alla Autorità competenti ed è tornato al lavoro.
Dopo l’intervento della sorveglianza dell’ospedale, la direzione generale ha fornito, come preteso con urla e colpi sulle porte, la copia della cartella clinica della defunta. I familiari sono convinti che il decesso sia avvenuto per malasanità e una cattiva gestione della paziente da parte dei medici e dell’ospedale. La cartella clinica ne sarebbe la prova inoppugnabile. A pochi giorni dall’accaduto, un quotidiano online ha pubblicato un articolo intitolato “Nostra madre messa su una sedia e lasciata morire in ospedale”.
«Sorvolando sulla eticità di alcuni rappresentanti della stampa – spiega il Segretario Aziendale ANAAO A.O. Sant’Andrea, Fedra Mori – che pur di “mettere il mostro in prima pagina” si dimenticano di verificare i fatti e giammai si sentono in dovere di pubblicare successivamente le dovute smentite, e pur comprendendo bene il dolore che si prova nel perdere un proprio caro, non possiamo accettare o giustificare questi atti di violenza nei confronti di medici o infermieri, uomini e donne che garantiscono con il loro impegno, professionalità e sacrificio la sopravvivenza di questo martoriato SSN». Anche la Segreteria Regionale Anaao Assomed del Lazio censura con decisione «il comportamento tenuto dall’utenza in tale occasione. Non è accettabile – aggiunge – subire passivamente atti di violenza nell’esercizio del proprio lavoro, a maggior ragione quando è al servizio per la tutela della salute del cittadino ed essere ripagati con gesti che non solo mettono a repentaglio l’incolumità del personale sanitario, ma vanno anche ad intaccare il patrimonio pubblico del Servizio Sanitario Regionale». Invita, per questo, l’assessorato regionale «a prendere una decisa posizione nelle sedi opportune, per impedire il ripetersi di fatti così gravi e incresciosi e trovare soluzioni condivise per potenziare la sicurezza degli operatori sanitari nei luoghi di lavoro».
Anche il presidente dell’Ordine provinciale di Roma dei medici e chirurghi, Antonio Magi condanna fermamente l’accaduto. «Siamo stanchi – afferma Magi – di assistere a questi episodi e di denunciarne ogni volta la gravità. Abbiamo già ribadito che quando un fenomeno che sembra eccezionale diventa ripetitivo ci si deve interrogare sulle sue cause strutturali, non trattandolo dunque come un’emergenza dalla quale pare che non si possa uscire». Secondo Magi «le aggressioni esprimono un vero e proprio disagio sociale il cui costo sociale lo pagano sempre gli operatori sanitari che non ne possono più». Una soluzione «potrebbe essere quella di ristabilire i presidi di Pubblica sicurezza nelle strutture ospedaliere».
E sulla vicenda del Sant’Andrea di Roma interviene il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli. «Gli episodi di aggressione ai medici stanno aumentando in maniera esponenziale – commenta – e la legge contro le violenze sugli operatori sanitari, che permette la procedibilità d’ufficio, non è applicata». Il presidente Anelli percepisce nella violenza le difficoltà e il disagio dei cittadini, senza giustificarla in alcun modo anche perché «chi paga le conseguenze di disservizi, in primis le lunghissime liste d’attesa, e poi chi è in prima linea, gli infermieri e i medici. Doppiamente penalizzati per le condizioni di lavoro e per gli atti di violenza di cui sono sempre più spesso vittime». La federazione chiede «una divulgazione da parte delle forze dell’Ordine su questa norma che renderebbe più veloce, senza la denuncia da parte del professionista, il procedimento penale nei confronti degli aggressori» conclude Anelli.
In perfetto accordo il sindacato Cimo-Fesmed Lazio che denuncia l’accaduto ed esprime piena solidarietà al personale sanitario vittima dell’aggressione. «Chi si prende cura della salute dei cittadini deve essere protetto – sostiene la Cimo-Fesmed -. Le Istituzioni e le aziende devono fare in modo che quanto accade ormai quasi quotidianamente negli ospedali italiani, non accada più. Si tratta senz’altro di un problema di ordine pubblico, ma anche di tipo culturale. Chi aggredisce, insulta o minaccia un medico, deve capire che mette a rischio il diritto alla salute di tutti».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato