Cosmed: «Per una cifra risibile si è creata una sorta di nuovi esodati senza stipendio né pensione». Ecco perché i professionisti che hanno richiesto la pensione in cumulo devono ancora aspettare
I medici che hanno fatto richiesta di pensione in cumulo devono ancora aspettare. È infatti in corso un duro scontro tra l’Inps e le Casse dei professionisti, come l’Enpam, che non raggiungono un accordo su chi debba sostenere la spesa di 65,04 euro per ogni pratica di cumulo. È questo il nodo che ha bloccato l’applicazione della misura, dando vita ad un botta e risposta che vede protagonisti da un lato l’istituto pubblico e dall’altro l’Adepp, l’Associazione degli enti previdenziali privati.
LA POSIZIONE DELL’ADEPP
Ad un mese dalla firma dell’intesa tra i due enti, l’ultimo passaggio necessario per dare il via all’erogazione delle pensioni era la firma delle convenzioni tra l’Inps e le singole Casse private. Firma arrivata nella giornata di ieri «rimuovendo l’ultimo ostacolo formale al pagamento degli assegni» e togliendo «ogni alibi all’istituto pubblico», comunica l’Adepp in una nota. «Se l’Istituto continuerà a non pagare – prosegue l’Associazione -gli interessati potranno azionare eventuali rimedi giudiziari nei confronti dell’Inps». Centrale la questione dei 65 euro, definita «Tassa Boeri» dalle Casse, che l’Inps intende addebitare per ogni pratica di cumulo; una «pretesa senza fondamento», a detta dell’Adepp, visto che lo «lo Stato ha riconosciuto all’Inps un maggiore finanziamento che raggiungerà l’importo di 89 milioni di euro l’anno, finanziati con le tasse pagate dai contribuenti» proprio per sostenere l’estensione del cumulo alle casse professionali.
LA RISPOSTA DELL’INPS
Immediata la replica dell’Inps contro i «toni assolutamente inaccettabili nei confronti dell’Istituto e del Presidente Boeri» utilizzati dall’Adepp nei comunicati diffusi alla stampa, elencando una serie di precisazioni. A partire dalla divisione degli oneri gestionali, e quindi dei 65 euro, su cui «la normativa sul cumulo non si pronuncia», rimandando la questione «ad un accordo tra le parti». A tal proposito, l’Inps ritiene che il costo debba essere sostenuto «da tutti gli Enti coinvolti nella liquidazione, in misura proporzionale alle rispettive quote di pensione erogate», modalità che «sembrava inizialmente condivisa dall’Adepp, tanto che il testo di convenzione concordato prevedeva esplicitamente questa ripartizione».
«LA CONVENZIONE NON HA VALENZA»
Ma la Convenzione firmata da alcune Casse ha eliminato la parte che prevedeva il pagamento di un corrispettivo all’Inps per la copertura degli oneri amministrativi ed è pertanto «non accettabile da parte dell’Istituto». Non rispondendo ad un accordo tra le parti, la Convenzione «non ha valenza», precisa la nota dell’Istituto previdenziale, che ha invitato le singole Casse a «sottoscrivere la convenzione quadro precedentemente disposta».
IL FINANZIAMENTO DELLO STATO
Per quanto riguarda il finanziamento da parte dello Stato per la copertura del cumulo, l’Inps precisa che questo riguarda solo «i maggiori oneri di spesa previdenziale» e non «gli oneri diretti» nei quali rientrano i 65 euro, che invece «riguardano le spese del personale utilizzato in attività legate alla gestione del pagamento della pensione come, ad esempio il cambio dell’ufficio pagatore o il cambio dell’Iban, la gestione delle trattenute o di eventuali cessioni del quinto».
LA COSMED: «ECCO I NUOVI ESODATI»
Intanto la Cosmed denuncia il paradosso venutosi a creare che, «per una cifra risibile», ha dato vita ad «una sorta di nuovi esodati senza stipendio né pensione». È questa la condizione in cui versano, infatti, i professionisti che hanno abbandonato il lavoro confidando nell’imminente pensione e che, invece, dopo oltre 15 mesi dall’emanazione della legge di bilancio che ha esteso il cumulo anche agli iscritti alle casse professionali, continua a non essere pagata. «È stupefacente – commenta la Cosmed in una nota – che il pensionamento venga bloccato in attesa di definire la ripartizione di 65 euro» e che venga ritenuta «impossibile la liquidazione di una pensione provvisoria con 65 euro in meno una tantum da definire successivamente». La vicenda del cumulo non può quindi ancora dirsi conclusa. Chissà quali ulteriori sorprese riserverà.
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