«L’estromissione degli ospedalieri dall’emergenza-urgenza extra ospedaliera è scandalosa», spiega il Presidente degli anestesisti rianimatori, che chiede la revisione del DM 70 per aumentare i mezzi di soccorso demedicalizzati
«Un fronte opposto al nostro sta cercando di sdoganare il servizio 118 nella sua interezza e addirittura punta a farlo diventare una sorta di succedaneo della continuità assistenziale. Questo ci fa salire sulle barricate». Con la sua consueta schiettezza, Alessandro Vergallo, presidente del sindacato degli anestesisti rianimatori Aaroi-Emac, spiega le ragioni del no alla riforma del sistema di emergenza urgenza presentata dalla senatrice del MoVimento 5 stelle Maria Domenica Castellone che invece raccoglie il plauso della Sis 118 di Mario Balzanelli e della FNOMCeO.
Un duello che si è riproposto dopo la firma della Carta di Riva del Garda, città scelta per il 2° Congresso Nazionale Emergenza Urgenza, dove Vergallo, insieme alla FNOPI, a Nursing Up, Croce Rossa italiana, Siaarti, Siems, Simeu e altre realtà associative, ha sottoscritto un documento che spiega come dovrebbe evolvere l’area dell’emergenza urgenza.
«Noi intendiamo il sistema 118 come un soccorso che di fatto è ospedaliero – spiega Vergallo a Sanità Informazione -. Attraverso il 118 noi portiamo sul territorio tecnologie, attrezzature e competenze professionali che sono tipicamente ospedaliere. Da questo deriva il fatto che per noi le figure sanitarie coinvolte in questo sistema, quindi medici e infermieri, devono essere professionalità che hanno un contratto di lavoro pubblico, per quanto riguarda la parte medica afferente il contratto collettivo nazionale dei medici ospedalieri».
Il presidente Aaroi-Emac respinge al mittente l’idea in base al quale dal nuovo Set 118 andrebbero estromessi completamente gli specialisti ospedalieri lasciando spazio ai medici di medicina generale. Un’ipotesi che divide Vergallo sia dal presidente FNOMCeO Filippo Anelli che dal Ddl presentato dalla senatrice Castellone.
«Per dare un’idea – continua Vergallo – in alcune Regioni avviene che il medico che lavora nel Set 118 sia proveniente dalla formazione della medicina di famiglia e afferisca a un settore dell’accordo collettivo nazionale della medicina di famiglia in quanto convenzionato. Mentre al contempo, l’infermiere che lavora con lui è un professionista che afferisce a un contratto di lavoro pubblico. Una discrasia che crea confusione».
Secondo Vergallo, è necessario rivedere il DM 70 e consentire un nuovo equilibrio tra mezzi di soccorso medicalizzati e infermierizzati, aumentando quelli con solo infermiere a bordo. «L’evoluzione sia tecnologica sia professionale della figura infermieristica comporta la necessità di rivedere questo numero riducendo il soccorso dei mezzi medicalizzati – spiega il leader sindacale degli anestesisti-rianimatori -. Non si tratta di una demedicalizzazione del sistema ma semplicemente di un suo riassetto. Un medico qualificato a bordo rende il 118 più qualificato. Ma la frequenza delle chiamate dove è indispensabile un medico qualificato non è la maggioranza. E sarebbe preferibile un mezzo con un infermiere proveniente dalle aree che afferiscono alle due aree disciplinari mediche, cioè anestesia-rianimazione e emergenza-urgenza piuttosto che da un’area che non ha nulla a che fare con l’emergenza urgenza. Questo riguarda sia i medici di famiglia sia gli altri medici ospedalieri».
Nonostante i fischi al Ddl della senatrice Castellone arrivati a Riva del Garda, Vergallo assicura di essere disposto a sedersi al tavolo per un confronto costruttivo: «Siamo disponibili a confrontarci con tutte le parti politiche interessate alla riforma» spiega conciliante, anche se poi sottolinea: «L’estromissione degli ospedalieri dall’emergenza-urgenza extra ospedaliera è ancora più scandalosa in alcune delle cosiddette linee guida per l’elisoccorso. Una società che ha nome SIS 118 recentemente ha emanato delle linee guida sull’elisoccorso prevedendo che per fare soccorso ci vuole il patentino dell’ACN della medicina generale. Questo non è accettabile».
Poi Vergallo spiega perché il PNRR non è soddisfacente sul rilancio della medicina ospedaliera: «Si sta puntando molto sulla riforma della medicina territoriale ma sull’ospedaliera non vediamo grandi spunti di implementazione in un momento in cui dovranno essere recuperate una serie di prestazioni saltate per il Covid. Servirebbe però una riforma di sistema più che una implementazione economica, perché la difficoltà della medicina del territorio si è poi riversata sull’ospedale. Le difficoltà sono legate a come è costruito il sistema più che alla dotazione di uomini e mezzi».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato