Lavoro e Professioni 27 Maggio 2022 12:44

PNRR e Legge Gelli, Hazan: «La responsabilità professionale cambierà. Occorrono riflessioni importanti»

Il Presidente della Fondazione Italia in Salute fa un bilancio di cosa è cambiato dall’approvazione della legge sulla responsabilità professionale ad oggi e spiega come dovrà cambiare il sistema alla luce delle risorse in arrivo con il PNRR

Cosa è cambiato a cinque anni dalla Legge 24 del 2017 (cd. Legge Gelli-Bianco) sulla responsabilità professionale? Se ne è parlato di recente durante la presentazione del volume “Responsabilità, rischio e danno in sanità – La sicurezza delle cure dopo la pandemia di Covid-19”, curato da Federico Gelli e da Maurizio Hazan, insieme a Daniela Zorzit e Fidelia Cascini (edito da Giuffrè in collaborazione con Fondazione Italia in Salute), dedicato proprio a un’analisi critica e aggiornata della legge 24 del 2017. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Maurizio Hazan, attuale Presidente della Fondazione Italia in Salute.

Presidente, perché questo libro? Cosa contiene e cosa è cambiato da quando è stata approvata la legge Gelli ad oggi?

«Abbiamo colto l’occasione di poter avvantaggiarci di penne straordinarie e dei commenti di autori illustrissimi che hanno contribuito alla scrittura del volume e che ci danno quindi una lettura e una visione aggiornate e ampie di quello che è oggi lo stato dell’arte a 5 anni dall’emanazione della norma. Era opportuno fare una riflessione anche perché la norma, al di là delle difficoltà ad andare davvero e definitivamente a regime, è una norma molto ambiziosa, rotonda e importante e che ovviamente richiede tanti passaggi per arrivare ad un’applicazione pratica. Ma alcuni effetti fondamentali li ha già prodotti. A mio parere, la lezione principale che la Legge Gelli ha dato sul versante della responsabilità sanitaria è che occorreva arretrare un po’ il fronte della responsabilità e del risarcimento per dare sostenibilità al sistema. Credo che la giurisprudenza abbia mutato alcuni orientamenti precedenti, anche molto importanti. Ciò sottintende, evidentemente, l’insegnamento dato dalla legge, che è quello di cercare una quadratura: meno “inquisizione”, più alleanza. Senza però per questo deresponsabilizzare».

Ora che si parla così tanto di PNRR, come può evolvere secondo lei la materia della responsabilità medica di fronte alle innovazioni che arriveranno?

«Occorrono delle riflessioni importanti perché il rischio cambia. Cambiano le relazioni, cambiano le comunicazioni, ci si trova di fronte a scenari che sono ovviamente in totale evoluzione. È difficile da prevedere cosa succederà ma i principi sono quelli che noi conosciamo. Ovviamente bisogna calarli in una realtà che è completamente cambiata e che sta cambiando in termini di velocità, di digitalizzazione e quant’altro. Ovviamente, tutto questo comporta dei cambi di passo: vuoi nella comunicazione o vuoi nella capacità e nella competenza di poter maneggiare degli strumenti che sono obiettivamente nuovi. Sotto il fronte della responsabilità, però, è tutto da esplorare. Gli attori sono più numerosi, le possibili responsabilità incrociate sono tante, la cooperazione dei pazienti alla buona riuscita di un sistema di medicina di prossimità, a distanza, nel territorio, e che alleggerirebbe di molto il sistema in generale, è tutto da indagare. Però è una sfida che con il tempo verrà vinta. Credo che i principi di fondo resteranno gli stessi ma dovranno essere semplicemente adeguati alla realtà che muta. Colgo l’occasione per dire che una parte della norma che manca, rispetto ad esempio al suo antesignano francese, è qualcosa che la pandemia ci ha spinto a vedere con una certa urgenza, ovvero la responsabilità professionale connessa a determinate situazioni che sono sostanzialmente aleatorie».

Un esempio?

«I vaccini e gli eventi avversi ad essi collegati. Oggi, anche se i vaccini non sono obbligatori, se danno luogo a delle complicanze o eventi avversi vengono indennizzati attraverso il fondo, a meno che non vengono dimostrate responsabilità maggiori. Ecco, l’area terapeutica che in Francia conosce un fondo ad hoc e che comprende anche tutte le questioni legate a situazioni, come dire, fuori dall’ordinario, è un qualcosa che manca nella nostra norma. Credo che si debba fare uno sforzo in questo senso per alleggerire ulteriormente il costo della responsabilità e mutualizzarlo, “socializzarlo”. Bisogna dunque trovare, ancora una volta, una quadratura più armonica del sistema».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Migliore (Fiaso): “Digitalizzazione fondamentale per abbattere diseguaglianze di accesso”
“Parliamo di un cambiamento culturale prima ancora che tecnologico. L’obiettivo è creare un ecosistema dove tutti i dati sanitari siano messi a sistema e utilizzati per migliorare le decisioni cliniche e strategiche"
Responsabilità medica: Fondazione Italia in Salute, via a tavolo per un «tagliando» della Legge 24
Dagli accertamenti tecnici preventivi alla conciliazione obbligatoria fino alla gradazione della colpa in ambito penale, al ruolo degli audit clinici, alle ipotesi di costituzione di un fondo per l'alea terapeutica e l'importanza delle linee guida. Questi sono alcuni dei temi emersi dal tavolo tecnico voluto dalla Fondazione Italia in Salute per una revisione della legge sulla Responsabilità medica (Legge 24/2017)
PNRR, in Sicilia tre gare per potenziare i servizi socio-sanitari e il patrimonio immobiliare sanitario
La procedura è gestita da Invitalia. L'iniziativa si inserisce nell'ambito del supporto tecnico operativo reso disponibile dal Ministero dell'economia e delle Finanze e dal Ministero della Salute alle Regioni e agli Enti del servizio sanitario regionale
PNRR: Uneba, più risorse per il non profit dedicato ad anziani e fragili
Uneba ha scritto una lettera aperta alle istituzioni per chiedere una maggiore attenzione al non profit del sociosanitario che ogni giorno si prendono cura di centinaia di migliaia di uomini e donne anziani, non autosufficienti, disabili, fragili
Pnrr: con PRP@CERIC nuova infrastruttura di ricerca per studiare agenti patogeni
Un'infrastruttura di ricerca altamente specializzata, unica in Europa, che integra strumentazioni e competenze in biologia, biochimica, fisica, bio-elettronica, bio-informatica e scienza dei dati per studiare agenti patogeni di origine umana, animale e vegetale e intervenire rapidamente per contrastare la diffusione di possibili nuovi focolai di malattie. Questo è l'obiettivo del progetto PRP@CERIC, finanziato con 41 milioni di euro dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Alzheimer, Spadin (Aima): “Devasta l’economia della famiglia, la sfera psicologica e le relazioni di paziente e caregiver”

La Presidente Aima: “Due molecole innovative e capaci di modificare la progressione della malattia di Alzheimer sono state approvate in diversi Paesi, ma non in Europa. Rischiamo di far diventar...
Salute

Disturbi alimentari, ne soffrono più di tre milioni di italiani. Sipa: “Centri di cura pochi e mal distribuiti”

Balestrieri (Sipa): "Si tratta di disturbi che presentano caratteristiche legate certamente alla sfera psicologica-psichiatrica, ma hanno anche un’importante componente fisica e nutrizionale che...
Prevenzione

Influenza, Lopalco (epidemiologo): “Picco atteso tra la fine di dicembre e l’inizio del nuovo anno. Vaccinarsi subito”

L'epidemiologo a Sanità Informazione: "Vaccinarsi contro influenza e Covid-19 nella stessa seduta: non ci sono controindicazioni, solo vantaggi"