La denuncia della Siaaic, il presidente Senna: «Urgente strutturare una rete di assistenza clinica per i pazienti che soffrono di malattie allergiche. Il rischio è la privatizzazione quasi totale delle prestazioni»
Hub e spoke per collegare l’ospedale al territorio. È questa la struttura della rete clinica di allergologia e immunologia che la Siaaic, la Società Italiana di Allergologia, Asma, e Immunologia Clinica, propone alle Istituzioni. Un progetto necessario a colmare le carenze che gli stessi specialisti hanno riscontrato nei testi cardine per la riforma del Sistema sanitario italiano: il PNRR, la modifica del DM 70 sugli standard ospedalieri e la proposta di riforma delle cure primarie.
«Allergologi e immunologi – sottolinea Gianenrico Senna, presidente della Siaaic e direttore del reparto di Allergologia e Asma Center dell’azienda ospedaliera di Verona – risultano grandi assenti in questo ambizioso progetto di riforma. Un’omissione che riteniamo possa essere solo una dimenticanza: non è possibile, anche solo ipotizzare, di escludere queste categorie di specialisti dall’assistenza territoriale, considerando che un italiano su 4 soffre di malattie allergiche. In caso contrario, si rischierebbe di privatizzare la quasi totalità delle prestazioni».
Il progetto delineato dalla Siaaic prevede un intervento che tiene conto della gravità della patologia: «Gli hub dovranno essere destinati ad accogliere i pazienti più gravi, compresi quelli a rischio vita – ad esempio per la reazione allergica ad un farmaco – o affetti da malattie immunologiche rare. Gli specialisti dislocati negli spoke, invece – aggiunge il presidente Senna -, prenderanno in carico tutti quei pazienti affetti da malattie più comuni e facilmente trattabili».
A supporto di una rete clinica così strutturata è prevista la telemedicina, altro importante capitolo di sviluppo del SSN previsto nel PNRR. «Durante il periodo di pandemia, la telemedicina ci ha permesso di garantire la continuità delle cure in tutti quei pazienti che necessitano di un monitoraggio costante, come coloro che soffrono di asma grave, ma che, proprio per la loro delicata condizione di salute, devono evitare di recarsi in luoghi potenzialmente pericolosi come gli ospedali, dove il rischio di contrarre il Covid-19, o altri virus, è più elevato. Per questo – dice lo specialista – la telemedicina è senza dubbio un modello da implementare, ovviamente, sempre in associazione alla classica medicina in presenza».
E sempre la pandemia ha messo in risalto anche un altro importante aspetto che supporta le richieste della Siaaic: il ruolo dell’allergologo è fondamentale pure per la diagnosi e l’adeguato trattamento delle reazioni avverse ai vaccini. «Siamo stati chiamati quotidianamente a monitorare la somministrazione dei vaccini anti-Covid nei pazienti affetti da patologie di tipo allergico. Le reazioni allergiche a farmaci, così come quelle ad alimenti, non sono infrequenti – spiega Senna – e solo lo specialista in allergologia e immunologia clinica ha le competenze adeguate per poter prendere in carico i pazienti a rischio».
In Europa sono 80 milioni le persone che soffrono di allergie, di cui circa 10 in Italia. Inoltre, come dimostrato da recenti indagini Istat, le allergie costituiscono la terza causa di malattia cronica dopo osteoporosi-artrite e ipertensione. «Per questo, l’assenza della figura dell’allergologo in testi come il PNRR o il DM 70, che invece citano quasi tutte le altre specialità, mette a dura prova l’intero sistema sanitario. Non solo nel presente, ma anche nel futuro considerando che – conclude Senna – il numero di pazienti con malattie allergiche, già in constante aumento, sarà destinato a crescere ulteriormente».
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