«I miliardi del Pnrr vengono investiti sulle strutture e sulla tecnologia. Ma senza il personale i pazienti non avrebbero il servizio che meritano e la sanità non funzionerebbe» così il portavoce APM a Sanità Informazione
Coinvolgere i medici nelle scelte per gli investimenti legati al Pnrr che riguardano la professione medica è imprescindibile per rinnovare il SSN. È questa la prima grande richiesta dell’Alleanza per la Professione Medica (APM) l’intersindacale che raccoglie al suo interno sette sigle rappresentative di oltre 100.000 tra medici e odontoiatri. Stiamo parlando di ANDI, CIMOP, Federazione CIMO-FESMED, FIMMG, FIMP, SBV e SUMAI.
«L’alleanza per la professione medica nasce perché in questo momento storico il Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) è in fase di discussione in Parlamento. Si tratta di miliardi di euro che vengono investiti per la prima volta e per tanto tempo in sanità, un’occasione unica». Lo afferma Antonio Magi, Segretario generale SUMAI, Presidente OMCeO Roma e portavoce APM, a margine del convegno dedicato al Pnrr che si è svolto di recente a Roma. «Purtroppo – ammette Magi – le risorse vengono investite sulle strutture e sulla tecnologia e non sul personale. Ma senza il personale tutto diventa inutile, i pazienti non avrebbero il servizio che meritano e la sanità non funzionerebbe».
«Lanciamo l’allarme con un’alleanza tra le varie categorie della medicina – prosegue Magi – rappresentiamo oltre centomila medici che lavorano in sanità tutti giorni. Dall’ospedalità pubblica e privata alla convenzionale, dalla medicina generale alla specialistica ambulatoriale passando per i pediatri di libera scelta, gli specialisti convenzionati fino ad arrivare alla libera professione e agli odontoiatri».
Il messaggio è forte e chiaro «e credo sia arrivato agli esponenti politici». È questo l’obiettivo dell’Alleanza per la Professione Medica che sta lavorando al suo manifesto di rilancio del SSN. «Un documento che contenga proposte valide dal punto di vista delle risorse e che sia più funzionale per la salute dei cittadini. Anche perché – conclude il presidente dell’OMCeO Roma – voglio ricordare che anche un medico si può ammalare e trovarsi dall’altra parte ed è giusto che rivolga l’attenzione su questo aspetto».
Tra i protagonisti della riunione tra i maggiori sindacati di medicina e odontoiatria e i vari esponenti politici, Carlo Ghirlanda, presidente dell’Associazione nazionale dentisti italiani (Andi). «Chiediamo un percorso complessivo di riforme per la sanità del futuro – evidenzia ai nostri microfoni – e gli odontoiatri ritengono che al centro del dibattito debba esserci anche una valutazione sulla sostenibilità della spesa odontoiatrica per il cittadino. «Siamo assolutamente consapevoli – aggiunge – delle difficoltà che gran parte della popolazione italiana può avere in questo tipo di contesto, per una spesa che è sostenuta al 90% dal sistema privato. Chiediamo una maggiore facilità di accesso allo studio odontoiatrico e una semplificazione delle procedure per continuare a funzionare a favore del cittadino e della qualità della salute orale».
Tra le richieste dell’Andi, maggior attenzione alla prevenzione dentale e riforma della sanità integrativa. «Noi siamo una disciplina di prossimità – continua Ghirlanda – abbiamo circa sessantamila studi sul territorio già esistenti in cui si possono svolgere più attività. Alcune risorse della sanità integrativa potrebbero essere impiegate in maniera diversa – prosegue -. Si tratta di 4 miliardi l’anno che vengono utilizzati anche in prestazioni assistenziali alternative a quelle che già il SSN è in grado di fornire al cittadino. Utilizziamo queste risorse per quelle prestazioni extra LEA che oggi nel sistema pubblico non ci sono, in particolare per l’odontoiatria» conclude Ghirlanda.
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