Lavoro e Professioni 31 Agosto 2022 09:38

Professione e salute cittadini in cima all’agenda elettorale: le proposte degli infermieri alla politica

La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) diffonde le richieste alle forze politiche. «Le nuove necessità normative per un cambio di rotta sono raggruppabili in tre blocchi: stipendi più alti, riconoscimento competenze specialistiche, valorizzazione formazione infermieristica»

Professione e salute cittadini in cima all’agenda elettorale: le proposte degli infermieri alla politica

Manca meno di un mese alle elezioni e i temi sanitari non ricevono la giusta attenzione nei dibattiti e programmi elettorali dei partiti. Tutti sappiamo che la pandemia da Covid-19 ha fatto emergere le criticità del SSN. Ed è per questo che, agli oltre 460mila infermieri iscritti all’Albo in Italia, rappresentati dalla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), alcune modifiche normative appaiono inderogabili, a tutela della popolazione.

LA FNOPI alla politica: indispensabile cambio di passo

La FNOPI, in un documento inviato ai vari partiti, chiede scelte precise. Innanzitutto, «assicurare un cambio di passo indispensabile (soprattutto a fronte del momento storico, che vede a rischio la sostenibilità del sistema sanitario) e la possibilità di garantire a pazienti e cittadini adeguate risposte ai mutati bisogni di assistenza e salute».

«Gli infermieri sono pochi rispetto al fabbisogno e la professione è sempre meno attrattiva». È l’allarme della FNOPI che ha identificato tre priorità inderogabili, inviate alle forze in corsa per le elezioni:

  • incremento della base contrattuale e riconoscimento economico dell’esclusività delle professioni infermieristiche;
  • riconoscimento delle competenze specialistiche;
  • evoluzione del percorso formativo universitario

Le tre priorità inderogabili

«I posti messi a bando negli Atenei – sottolinea la FNOPI – spesso non sono saturati. Il numero di infermieri richiesti sul territorio non risponde ai numeri di cui l’Italia dispone anche rispetto ai rapporti previsti dalle analisi internazionali (Oms, Ocse ecc.). E di questa situazione, le cause sono da ricercare anche nel mancato riconoscimento valoriale ed economico della professione e nell’assenza di prospettive di carriera».

Secondo la FNOPI, le nuove necessità normative per un cambio di rotta sono raggruppabili in tre blocchi.

«Il primo deve prevedere la valorizzazione della voce contrattuale definita come indennità di specificità infermieristica (voce stipendiale istituita dalla legge di Bilancio 2021 e già individuata contrattualmente), da incrementare di almeno il 30%.

Il riconoscimento economico dell’esclusività per gli infermieri

Oggi gli infermieri italiani sono al 25° posto come media annuale tra i paesi Ocse (seguita solo da altri otto Paesi). Essenziale è anche il riconoscimento economico dell’esclusività per gli infermieri che lavorano in ambito clinico e con ruolo di dirigenza manageriale nei servizi organizzativi nelle strutture pubbliche e private convenzionate, superando i vincoli dell’attuale legge sul Pubblico impiego, che risale ormai a 21 anni fa, o, in alternativa, consentendo l’esercizio della libera professione extramoenia, in deroga a quanto previsto dalle norme attuali».

Applicazione competenze specialistiche

«Il secondo blocco – prosegue la Federazione – deve prevedere l’inserimento all’interno dei Lea (livelli essenziali di assistenza) della branca specialistica assistenziale per dare uniformità di prestazioni a livello regionale e nazionale, con l’istituzione delle competenze specialistiche che già oggi esistono di fatto, ma che non sono ufficialmente riconosciute agli infermieri (es. Wound Care, management accessi vascolari, stomaterapia, interventi di educazione sanitaria e aderenza terapeutica ecc.). È anche opportuno autorizzare la possibilità di prescrivere alcune categorie di farmaci e ausili/presidi. Uno strumento per applicare le competenze specialistiche, che rientrano nella sfera di competenza infermieristica come già accade in diversi Paesi Ue. Un vuoto normativo che rende anche difficile la libera circolazione omogenea dei professionisti in Europa secondo la direttiva 2013/55/UE. E per le competenze specialistiche, è urgente il riconoscimento formativo, organizzativo, contrattuale e di carriera della figura dell’infermiere di famiglia e comunità, professionista responsabile dei processi infermieristici in ambito familiare e comunitario».

Valorizzazione formazione infermieri

«Il terzo blocco – aggiunge – riguarda la valorizzazione della formazione infermieristica negli Atenei, con l’istituzione di lauree magistrali a indirizzo clinico e scuole di specializzazione. Inoltre, si dovranno legare i posti del corso di laurea e delle lauree specialistiche al fabbisogno del sistema salute. Per questo, è necessario prevedere il finanziamento della docenza universitaria e aumentare il numero dei professori-infermieri. Il rapporto docente/studenti è 1: 1.350 per gli infermieri, contro altre facoltà sanitarie dove è 1:6».

«La politica – conclude la Fnopi – deve porsi obiettivi precisi: senza infermieri non c’è salute, l’Italia deve dimostrare di essere una nazione che investe sull’infermieristica, i cittadini non possono più aspettare».

 

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