Lavoro e Professioni 3 Dicembre 2019 16:50

Professioni sanitarie, Beux ad Anelli (FNOMCeO): «La sanità non è del medico»

La lettera aperta del presidente della Federazione nazionale degli Ordini TSRM-PSTRP dopo le polemiche nate dall’adozione della delibera del Veneto che estende le competenze dei profili delle professioni sanitarie senza aver consultato i rappresentanti dei medici

Professioni sanitarie, Beux ad Anelli (FNOMCeO): «La sanità non è del medico»

«La presa di posizione della FNOMCeO nei confronti della delibera della Regione Veneto dello scorso 29 ottobre appare più rappresentativa del passato che vogliamo lasciarci alle spalle che del futuro che in questo ultimo anno e mezzo abbiamo deciso di provare a costruire insieme». Inizia così la lettera che il presidente della Federazione nazionale degli Ordini TSRM-PSTRP Alessandro Beux ha indirizzato al presidente della FNOMCeO Filippo Anelli. Il riferimento è alla delibera del Veneto che estende le competenze dei profili professionali istituendo percorsi formativi regionali per acquisire le competenze avanzate necessarie. Ed è stata di Anelli la prima reazione alla mossa della Regione Veneto, denunciando la mancata consultazione dei rappresentanti dei medici per «l’individuazione degli ambiti che richiedono l’espansione e/o l’estensione delle competenze proprie dei profili professionali».

«Le rappresentanze istituzionali, sindacali e associative dei medici devono abbandonare il paradigma per il quale la sanità è il/del medico – prosegue Beux -: occorre che di fronte all’ineludibile richiesta di cambiamento, compresa la piena valorizzazione delle professioni sanitarie, le rappresentanze dei medici smettano di stare sulla difensiva, assumendo posizioni ostative o che ai più paiono tali. Quello che non convince è la supremazia che le rappresentanze mediche rivendicano anche su quel che riguarda le altre professioni. Non si comprende, a esempio, perché la nostra valorizzazione – in questo caso da parte di una Regione, ai sensi di quanto previsto dal CCNL e nel rispetto della normativa vigente – dovrebbe realizzarsi solo col contributo preliminare dei rappresentanti della professione medica».

«Bisogna intendersi su alcuni concetti – aggiunge il presidente della Federazione -. Avendo come riferimento l’art. 32 della Costituzione, propongo di partire da quello di efficienza: fare scelte efficienti non significa fare scelte sulla sola base della convenienza economica, accettando di mettere a rischio la sicurezza e l’efficacia delle cure. Al contrario, nel concetto di efficienza c’è l’implicita garanzia a monte sia della sicurezza che dell’efficacia: si sceglie di fare quel che, a parità di sicurezza ed efficacia, richiede una minor quantità di risorse. Creare le condizioni formative ed organizzative affinché un infermiere, un’ostetrica, un tecnico di radiologia, una dietista, un logopedista, un’assistente sanitaria, etc… possano esprimere tutto il loro potenziale non è un irresponsabile atto di appropriazione indebita di ciò che è medico, bensì una scelta accorta e lungimirante in grado di garantire risposte sicure, efficaci ed efficienti, capace di contribuire concretamente alla sostenibilità del nostro sistema sanitario».

«La formazione universitaria delle professioni sanitarie deve essere rivista – continua -: il triennio è ormai inadeguato rispetto a ciò che di teorico e pratico un neo-laureato deve conoscere. Servono un quarto e un quinto anno professionalizzanti, e non solo più a indirizzo gestionale. Inoltre, a favore dell’inter-professionalità a cui tutti facciamo riferimento sarebbe bene che la parte iniziale dei percorsi formativi fosse comune a tutte le professioni sanitarie, medici compresi, affinché sui fondamentali si parta e si cresca insieme, per ritrovarsi con maggior facilità dopo la fine dei percorsi formativi nel frattempo diversificatisi, quando e laddove saremo chiamati a cooperare per riconoscere e gestire i bisogni socio-sanitari degli individui a cui rivolgiamo la nostra opera».

LEGGI ANCHE: PROFESSIONI SANITARIE, BEUX: «MODELLO OSPEDALIERO VA SUPERATO, TUTTI POSSIAMO DARE CONTRIBUTO A SALUTE»

«Il ministero della Salute deve farsi carico di quella funzione di indirizzo e coordinamento che gli è propria in tema di professioni sanitarie: deve recuperare quanto prima il tempo perduto negli ultimi 8 anni, assumendosi la responsabilità politica che questo tipo di scelta richiede».

«La società è già cambiata e con essa i suoi bisogni socio-sanitari. Sono cambiate anche la preparazione delle professioni sanitarie, la tecnologia a nostra disposizione, la conoscenza scientifica e le modalità di accedervi. Anni fa ci sarebbe dovuto essere un impulso centrale, come formalmente richiesto e sollecitato dalle Regioni, affinché il processo di valorizzazione delle professioni sanitarie si compisse nei termini necessari. Tale impulso non c’è stato – scrive Beux, in parte per la resistenza fatta dalle rappresentanze mediche, in parte per la mancata determinazione ministeriale. Quel che non si è compreso -o si è compreso e si è irresponsabilmente accettato senza agire di conseguenza- è che in assenza di risposte centrali il bisogno locale permane e qualcuno deve farsene inevitabilmente carico, generalmente chi tra gli aventi titolo è più prossimo alla domanda ed è chiamato a rispondere in modo diretto. Le iniziative delle Regioni sono la comprensibile e condivisibile risposta periferica dovuta all’assenza di risposte innovative da parte delle Istituzioni centrali. L’iniziativa della Regione Veneto è ben impostata -basta leggere il contributo del relatore per rendersi conto del pensiero e del rigore metodologico che stanno alla base di quel che si sono ripromessi di fare- e, a ben guardare, non fa altro che ricondurre in modo molto responsabile quel che si è già diffuso nella pratica clinica all’interno di un contesto formativo e di certificazione trasparente e misurabile».

«Sulla base di quanto abbiamo sinora condiviso, cogliendo la sensibilità e la disponibilità dell’attuale Ministro, diamo insieme quell’impulso centrale di cui c’è tanto bisogno laddove la sanità cessa di essere un concetto e una parola e si trasforma in valutazioni, decisioni e operatività. Abbandoniamo i dogmi, i pregiudizi, i timori e gli interessi di parte e, di volta in volta, avendo come faro e giudice l’art. 32 della Costituzione, individuiamo le modalità di risposta più efficienti, definendo oggetto, premesse, obiettivi, intervento, comparatore/i, tempi e modi per misurare i risultati. Le Regioni, le Aziende, l’Industria e le nostre professioni sono pronte, come lo sono le nostre associazioni scientifiche, le nostre Istituzioni e le nostre OOSS. Son certo che lo siano anche i medici e che possano esserlo anche le loro rappresentanze», conclude Beux.

Articoli correlati
8 marzo, FNOMCeO: «Maggioranza medici è donna. Modelli organizzativi ne tengano conto»
Per il presidente Filippo Anelli non è accettabile che il 75% delle assenze per maternità non venga coperto: «Questo significa che ogni gravidanza va irrimediabilmente a pesare sulle spalle dei colleghi che rimangono in servizio»
Giornata personale sanitario, dal Covid-19 all’aviaria: le parole dei protagonisti
Nella cerimonia che si è svolta presso la Pontificia Università San Tommaso D'Aquino anche il monito del vicepresidente CEI Francesco Savino: «Il diritto alla salute negato è una violenza». Dal presidente FNOMCeO Filippo Anelli l’allarme sulla carenza di personale: «Le Case di Comunità rischiano di non aprire»
Medici stranieri assunti «in deroga», Anelli (Fnomceo) perplesso scrive a Mattarella
Il presidente di Fnomceo Anelli scrive una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per sollecitare l'attenzione sulla normativa che permette l'impiego di medici extracomunitari in deroga al normale iter di riconoscimento dei titoli e all'obbligo di iscrizione all'ordine
Appello FNOMCeO a tutte le forze politiche: «Rilanciare il Servizio sanitario nazionale»
Anelli: «L’auspicio è che il nuovo Parlamento e il nuovo Governo siano sempre attenti alle tematiche relative alla salute dei cittadini e al lavoro dei professionisti della sanità»
Formazione ECM: «Fino a 6 mesi di sospensione per chi non è in regola»
Rossi (OMCeO Milano): «Mancato aggiornamento rischioso da un punto di vista medico legale e assicurativo». Boldrini (Pd): «La formazione continua è diventata ancora più importante con il Covid». Filippini (OPI Varese): «Sarà necessario agire con un sistema punitivo anche se non ci piace»
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Percorso Regolatorio farmaci Aifa: i pazienti devono partecipare ai processi decisionali. Presentato il progetto InPags

Attraverso il progetto InPags, coordinato da Rarelab, discussi 5 dei possibili punti da sviluppare per definire criteri e modalità. Obiettivo colmare il gap tra Italia e altri Paesi europei in ...
Advocacy e Associazioni

Disability Card: “Una nuova frontiera europea per i diritti delle persone con disabilità”. A che punto siamo

La Disability Card e l'European Parking Card sono strumenti che mirano a facilitare l'accesso ai servizi e a uniformare i diritti in tutta Europa. L'intervista all'avvocato Giovanni Paolo Sperti, seg...
Sanità

I migliori ospedali d’Italia? Sul podio Careggi, l’Aou Marche e l’Humanitas di Rozzano

A fotografare le performance di 1.363 ospedali pubblici e privati nel 2023 è il Programma nazionale sititi di Agenas. Il nuovo report mostra un aumento dei  ricoveri programmati e diu...