Il presidente del Maxi Ordine delle professioni sanitarie commenta le recenti elezioni per le Commissioni d’Albo provinciali: «Bassa affluenza segnala disaffezione verso istituzioni». E sulla Consulta: «Bene, ma ora programmazione»
Si apre un altro anno importante per il maxi Ordine delle professioni sanitarie TSRM e PSTRP la cui Federazione nazionale è presieduta da Alessandro Beux. L’architettura istituzionale dovrebbe giungere finalmente a compimento con l’ultimo, atteso decreto sulle Commissioni d’albo nazionali e con la scadenza del termine per le iscrizioni agli elenchi speciali a esaurimento, che dal 31 dicembre 2019 è stato prorogato di sei mesi al 30 giugno 2020 dal decreto Milleproroghe.
Per quella data si dovrebbe completare anche il quadro delle iscrizioni a un Ordine che già vede oltre 170mila iscritti, ai quali vanno sommati i 28.000 TSRM e i 5.000 Assistenti sanitari, già ordinati prima della legge 3/2018. Sullo sfondo resta però la delusione per la scarsa partecipazione alle elezioni per le Commissioni d’albo locali: le procedure si sono concluse in tutta Italia entro il 31 dicembre 2019, ma i votanti sono stati inferiori alle attese. Un evento che suscita considerazioni contrastanti, secondo Alessandro Beux: «Solo pochi mesi fa sembrava una cosa impossibile da realizzare. Invece ci abbiamo creduto e non abbiamo derogato sul rispetto delle scadenze temporali – sottolinea Beux a Sanità Informazione -. Siamo soddisfatti perché in tutti gli Ordini, tranne uno che ha un impedimento oggettivo, si sono tenute le votazioni per le Commissioni d’albo.
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L’elemento negativo è l’affluenza: intorno al 15% degli iscritti. Una percentuale superiore a quella storica degli ex Collegi TSRM che era attestata tra il 10 e il 12%, ma comunque troppo bassa. Eravamo convinti che dopo aver atteso per tanti anni l’Ordine gli iscritti agli albi di quelle professioni accorressero numerosi, ma così non è stato. È un elemento oggettivamente negativo su cui vale la pena di riflettere. Potrebbe essere a causa della mancanza di fiducia nei confronti delle Istituzioni che si è diffusa negli ultimi decenni; come potrebbe essere a causa della limitata disponibilità a partecipare fisicamente ai processi democratici, modalità certamente più impegnativa da sostenere rispetto a quella virtuale dei social. Ciò che non si comprende è perché tale distanza abbia caratterizzato anche un organo come le Commissioni d’albo, senza alcun precedente, pertanto senza elementi per essere giudicato; anche solo per questa prima tornata elettorale gli iscritti avrebbero dovuto dargli fiducia, partecipando in modo più numeroso».
Ma a tenere banco è la novità dell’istituzione della Consulta permanente delle professioni sanitarie e socio-sanitarie, voluta dal Ministro Roberto Speranza pochi giorni fa. Un luogo di confronto che, se ben impostato, potrà servire a coordinare meglio l’attività tra le varie professioni e a superare le contrapposizioni degli ultimi anni: «Mi aspetto un contesto all’interno del quale poter ragionare con la necessaria calma e correttezza, affinché si riesca a fare analisi obiettive e buone proposte nelle quattro dimensioni indicate dal decreto: integrazione tra le professioni, corretta applicazione della normativa, studi/ricerche e formazione. La Consulta contribuirà all’erogazione uniforme e omogenea dell’assistenza, in prima battuta agendo sull’attuale eterogeneità regionale – sottolinea il Presidente della FNO TSRM e PSTRP -. La variabilità locale si è generata anche per la mancanza di un contesto istituzionale nazionale all’interno del quale questi temi potessero essere affrontati con l’autorevolezza, il metodo e la continuità necessari. Il fatto che non ci sia stato ha favorito l’eterogeneità e, in alcuni casi, le contrapposizioni, che secondo me adesso si potranno ricomporre. L’iniziativa del Ministro della Salute, seppur semplice, è straordinariamente innovativa. Potrebbe, infatti, sembrare scontato che il Ministero della salute si renda promotore di uno spazio all’interno del quale le rappresentanze istituzionali delle professioni sanitarie e socio-sanitarie possano dialogare, ma così non è, considerato che si è dovuto attendere lo scorso 7 gennaio per averlo. Ciò significa che prima nessuno ci ha pensato o, pur pensandoci, non ha mai ritenuto opportuno realizzarlo».
Tema caldo è anche quello della riforma dell’educazione continua in medicina, stabilita dalla Commissione nazionale per la formazione continua (CNFC) a dicembre, con la proroga per l’acquisizione dei crediti del triennio 2017-2019 a tutto il 2020. «È un elemento che registriamo con piacere, ci sembra una disponibilità molto responsabile da parte della Commissione e la accogliamo con favore. Noi alla fine dell’anno abbiamo chiuso il dossier formativo di gruppo. Questa iniziativa è a beneficio dell’omogeneità della formazione dei professionisti iscritti al nostro Ordine sugli obiettivi ritenuti prioritari». Il Presidente del maxi Ordine non è contrario alle sanzioni per gli inadempienti ma solo a determinate condizioni: «Massimo rigore a patto che i soggetti nei cui confronti lo si applica siano prima stati messi nella condizione di poter fare le cose perbene. Per intenderci, non si può bocciare uno studente al quale prima non è stata data la possibilità concreta di seguire le lezioni, di prendere appunti, di disporre dei libri di testo e di poter sottoporre i suoi dubbi al corpo docenti. Il tema dell’educazione continua in medicina va gestito in modo accorto. Si possono prevedere procedimenti disciplinari, anche seri, nei confronti di chi opera in un ambito sensibile come la sanità e non si mantiene costantemente qualificato, a patto che lo stesso sistema abbia prima offerto la possibilità di farlo. Se non ci sono percorsi formativi sufficienti o adeguati, se non ci sono agevolazioni, non dico di tipo economico ma almeno organizzative e temporali, per far sì che le persone possano partecipare agli eventi, diventa difficile poi rimproverarle per non aver fatto quel che avrebbero dovuto. Per contro, bisognerebbe premiare chi svolge formazione su tematiche pertinenti e che possono impattare sul miglioramento delle prestazioni. Sanzioni sì, ma non sulla base di un approccio solo quantitativo e contabile. Infine, relativamente alla paventata mancata copertura assicurativa per coloro che non sono in regola coi crediti ECM, suggerisco ancor più cautela, perché potrebbero generarsi situazioni paradossali in cui chi acquisisce tutti i crediti previsti frequentando eventi che poco o nulla c’entrano con quel che fa nella sanità sarebbe coperto e chi, invece, acquisisce solo una parte dei crediti previsti frequentando eventi molto pertinenti con la sua attività professionale sarebbe scoperto: un assurdo, perché si penalizzerebbero le persone qualitativamente più solide, a vantaggio di quelle che hanno puntato sul solo aspetto quantitativo. Un approccio contabile che dobbiamo assolutamente contrastare».
Intanto il termine del 31 dicembre per le iscrizioni agli elenchi speciali a esaurimento è stato posticipato, ma nulla è mutato per gli albi: a oggi dunque chi esercita senza essere iscritto all’albo è di fatto un abusivo. Ma nulla impedisce a queste persone che hanno i titoli di sanare la propria posizione: «Chi non è iscritto all’albo è gravemente omissivo, perché avrebbe dovuto provvedere un anno e mezzo fa (1 luglio 2018). È abusivo almeno in termini formali, perché non possiamo escludere in modo assoluto che abbia il titolo che gli avrebbe consentito di iscriversi all’albo. Detto ciò, l’obiettivo principale è regolarizzare la posizione di tutti i soggetti interessati dalle leggi 3/2018 e 145/2018 e dai relativi decreti attuativi», sottolinea Beux che poi spiega i motivi della proroga per le iscrizioni agli elenchi speciali a esaurimento: «La legge 145/2018 ha previsto che queste persone si sarebbero dovute iscrivere entro il 31 dicembre 2019. Ma il decreto che istituiva gli elenchi speciali a esaurimento ci è stato consegnato solo il 9 di agosto. Il primo ottobre ci siamo fatti trovare pronti offrendo la possibilità di presentare le domande attraverso lo stesso portale che avevamo progettato e realizzato per le domande di iscrizione agli albi. A differenza di quanto previsto per gli albi, nel caso degli elenchi speciali a esaurimento non c’era una data in cui presentare la domanda (inizio del procedimento), perché ce ne è stata consegnata una entro la quale i soggetti sarebbero dovuti essere iscritti (termine del procedimento). In soli tre mesi (1° ottobre-31 dicembre) gli Ordini, già oberati da numerose altre incombenze, tra le quali le elezioni delle Commissioni d’albo locali, non ce l’avrebbero mai fatta; mancavano i tempi tecnici, quelli che la stessa norma riconosce agli Ordini per processare le domande. Questa criticità è stata presentata il dieci di ottobre al Ministro, che ha compreso e se ne è fatto carico, attivando la DGRUPS e l’Ufficio legislativo, ai quali dobbiamo il comma di proroga inserito all’interno del cosiddetto Milleproroghe. Sei mesi non a caso: il decreto era chiuso a gennaio e ci sarebbe dovuto essere consegnato a febbraio, poi la questione dei massofisioterapisti ha bloccato tutto per mesi. Il decreto è arrivato ad agosto, esattamente sei mesi dopo il previsto. Questa proroga consegna agli Ordini quei sei mesi che non hanno avuto nel 2019». Tra le categorie che più hanno usufruito degli elenchi speciali ci sono gli educatori professionali (10601 iscritti), i massofisioterapisti (3637), i tecnici di laboratorio biomedico (1508), i fisioterapisti (469) e i tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro (295). «Gli educatori professionali sono tanti soprattutto perché, a differenza di tutte le altre professioni, non hanno mai avuto un percorso per l’equivalenza – spiega Beux -. Molti di quelli che attraverso il percorso di equivalenza avrebbero potuto iscriversi agli albi non hanno potuto farlo e nell’attesa han presentato domanda per l’elenco speciale a esaurimento. Il dieci dicembre c’è stata l’ultima riunione della Conferenza dei servizi con la definizione condivisa del bando da parte del Ministero e delle Regioni. Queste ultime lo pubblicheranno a breve, così partirà l’equivalenza per gli educatori professionali. Quelli che se la vedranno riconoscere, si iscriveranno all’albo e si cancelleranno dall’elenco speciale a esaurimento».
Per l’assetto definitivo del maxi Ordine manca solo il decreto attuativo per l’elezione delle Commissioni d’albo nazionali ma i tempi dovrebbero essere brevi: «Abbiamo ricevuto una bozza da parte del Ministero e abbiamo già dato il nostro riscontro, chiedendogli di essere quanto più rapido possibile – conclude Beux -. Noi abbiamo in calendario un Consiglio nazionale a fine marzo e ci piacerebbe sfruttare quel fine settimana per eleggere le Commissioni d’albo nazionali, speriamo di essere messi nella condizione di poterlo fare. Così in due anni avremmo completato l’architettura dell’Ordine e censito la quasi totalità dei soggetti interessati, iscrivendoli agli albi o agli elenchi speciali a esaurimento».
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