Intervista a Muzio Stornelli, dirigente infermieristico: «Problema antico ma con pandemia la situazione è peggiorata»
Secondo il contratto collettivo nazionale, gli operatori sanitari sono soggetti ad una pronta disponibilità che consiste, in sostanza, nel farsi trovare pronti a raggiungere il luogo di lavoro ed intervenire su richiesta dell’azienda di appartenenza, in caso di necessità. Il comma 11 del Dpr 270 pone però dei limiti al numero di disponibilità: non più di 6 al mese per ogni dipendente. Ma questo limite viene sempre rispettato? Se ne è discusso in un recente webinar organizzato da Consulcesi&Partners. Sanità Informazione ne ha parlato con Muzio Stornelli, dirigente infermieristico.
«Sì, effettivamente gli abusi della pronta disponibilità esistono, considerato il fatto che a livello contrattuale, almeno fino ad oggi, sono previste 6 reperibilità nell’arco di un mese. Consideriamo che esistono situazioni in cui sono state superate anche le 10 o 11 reperibilità in un mese. Si può dunque parlare di abusi. Tuttavia, alcune sentenze hanno però dato ragione alle strutture sanitarie proprio perché non vi è un limite invalicabile alle sei disponibilità, considerato il fatto che in ballo c’è la salute degli utenti e dunque può capitare un qualche tipo di abuso. E dunque, cosa si può fare? Sicuramente, una buona idea potrebbe essere quella di creare uno strumento grazie al quale andare a misurare la complessità assistenziale, e quindi l’intensità di cura dei propri utenti. Strumento che può servire al coordinatore infermieristico o al dirigente delle professioni sanitarie per dimostrare che in quel determinato contesto lavorativo è necessario assumere del personale. Anche a tempo».
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«Sicuramente è aumentato. Nonostante questo, le sentenze che abbiamo avuto modo di affrontare e delle quali abbiamo parlato durante il webinar, ci parlano di testimonianze che risalgono al 2000 e che sono arrivate addirittura tra il 2002 al 2010. È evidente che si tratta di un abuso iniziato prima della pandemia. Rispetto a quest’ultima, nelle prime fasi è stato necessario ricorrere alla pronta disponibilità e, addirittura, al lavoro straordinario, perché a volte la pronta disponibilità non era sufficiente ma era necessario presidiare le unità operative e stare sul posto. Nonostante questo, però, grazie alle assunzioni che sono state fatte durante la fase pandemica, in alcuni contesti la situazione è andata via via migliorando. Potrebbe dunque essere una buona idea mantenere l’organico attualmente presente anche dopo aver completamente superato la fase pandemica».
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