Lavoro 3 Luglio 2024 12:22

Reparti di Medicina interna sotto pressione, Fadoi propone indagine parlamentare conoscitiva

Fadoi lancia la proposta di un’indagine parlamentare conoscitiva sui reparti di Medicina interna con la speranza di risolvere alla fine tutte le criticità che mettono a rischio il lavoro dei professionisti sanitari e la salute dei cittadini

Reparti di Medicina interna sotto pressione, Fadoi propone indagine parlamentare conoscitiva

I reparti di Medicina interna ricoverano un milione di persone ogni anno e, in estate, vanno in sofferenza come i Pronto soccorso. Tanto che, durante la bella stagione, il 68% degli ambulatori deve chiudere necessariamente oppure girare sotto ritmo. A denunciare questa allarmante situazione è la Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) che, nel corso di un incontro con istituzioni sanitarie e parlamentari che si è tenuto ieri, ha lanciato la proposta di avviare un’indagine parlamentare conoscitiva sui reparti di Medicina interna dei nostri ospedali. La proposta è stata subito accolta con favore bipartisan da deputati e senatori, che si sono dichiarati disponibili a promuovere l’iniziativa.

Medici e infermieri internisti usati per coprire falle in Pronto Soccorso

Secondo Fadoi, i reparti di Medicina interna sono quelli ce fanno fronte al maggior numero di ricoveri con minore disponibilità di personale rispetto alle altre Unità operative ospedaliere, per via di una classificazione “a bassa intensità di cura” che non corrisponderebbe alla complessità medio-alta dei pazienti trattati. “Un’emergenza che si interseca con quella dei Pronto soccorso, dove medici e infermieri internisti vengono spesso cooptati per coprire le falle in pianta organica, accorciando così una coperta già troppo corta e che fa sempre più fatica a coprire i bisogni assistenziali dei pazienti ricoverati nelle Medicine interne”, spiega Fadoi, secondo la quale l’indagine “sarà fondamentale anche per indagare sulle differenze regionali e il rispetto degli standard nei vari territori”.

L’emergenza dei reparti di Medicina interna diventa esplosiva in estate

L’emergenza nelle medicine interne rischia poi di diventare esplosiva nel periodo estivo, quando anche gli internisti vanno in ferie. Cosa che tra giugno e settembre, secondo una indagine Fadoi, avviene per oltre il 91% dei medici che usufruiscono dei 15 giorni di vacanze nel periodo estivo, come garantito dal contratto nazionale di lavoro. Questo comporta, stando ai calcoli di Fadoi, una riduzione degli organici in reparto che varia tra il 21 e il 30% nel 48% dei casi, tra il 30 e il 50% nel 19,4% dei reparti, mentre la carenza è tra l’11 e il 20% in un altro 21,8% dei casi. Per chi resta in servizio, il volume di lavoro aumenta nel 42,7% dei casi e ciò incide “abbastanza” sull’assistenza offerta ai cittadini nel 51% dei nosocomi, “molto” in un altro 15,5%, “poco” nel 21,2% e i reparti, “per nulla” soltanto nel 6,3%.

In estate le attività ambulatoriali chiudono nel 15% degli ospedali

A risentire dell’effetto della bella stagione, secondo Fadoi, sono nello specifico le attività ambulatoriali, che diminuiscono le loro attività nel 52,7% dei casi e chiudono del tutto in un altro 15,1% degli ospedali. “Il 14,1% garantisce invece l’invarianza nel numero e nei tempi delle attività negli ambulatori, che sono rimodulate nei tempi ma invariate nel numero di prestazioni in un altro 18% di casi”, sottolinea Fadoi. “Se pur riducendo le attività d’estate gli ospedali non chiudono per ferie, lo si deve ai sacrifici sostenuti dai medici per coprire la carenza di personale già di per sé cronica. Ecco così che il 56,8% tra giugno e settembre – continua – vede molto spesso saltare i riposi settimanali che pure dovrebbero essere sempre garantiti, mentre l’intervallo delle 11 ore di riposo giornaliero non è sempre assicurato per il 26,7% dei professionisti”.

Quasi il 45% degli internisti obbligato a coprire i turni notturni con attività aggiuntive

Nello stesso arco temporale il 44,7% degli internisti “è obbligato a coprire i turni notturni con attività aggiuntive, mentre il 28% è chiamato a garantire anche i turni in pronto soccorso (il 4,4% solo nel periodo estivo), con un numero di ore compreso tra le 12 e le 60 a settimana nel 56,1% degli ospedali, mentre nel 10,5% dei casi le ore trascorse nei Ps è addirittura superiore a 90″. Denuncia Dentali: “Questo va a tutto discapito dell’attività delle Medicine interne, che già dotate di un minor numero di professionisti sanitari in rapporto alla complessità dei pazienti trattati, finiscono così per perdere ulteriori quote di personale, che anziché essere presente in reparto è dato ‘in prestito’ ai pronto soccorso”.

Fadoi denuncia carenza di medici e infermieri rispetto ai posti letto

I “reparti di Medicina Interna rappresentano il cuore pulsante dei nostri ospedali”, sottolinea la federazione. “Che per le condizioni di lavoro sempre più difficili vanno valorizzati e potenziati per non rischiare di non essere più attrattivi, visto che secondo gli ultimi dati Anvur (l’Agenzia per la valutazione del sistema universitario) nell’anno accademico 2022/23 sono rimaste scoperte in Medicina Interna circa la metà delle borse di studio messe a bando”, aggiunge. “Le Medicine interne – spiega Dentali – hanno assistito durante la pandemia il 70% dei pazienti Covid, trasformandosi soprattutto durante le prime terribili ondate in veri e propri reparti di sub-intensiva. Nonostante questo, le nostre unità operative sono ancora classificate a ‘bassa intensità di cura’, il che significa avere una minore dotazione di personale medico e infermieristico per posto letto”. Una incongruenza a cui Fadoi chiede di porre rimedio.

Il superamento dell'”anacronistico” tetto di spesa per il personale

“Sappiamo che Agenas (l’Agenzia pubblica per i servizi sanitari regionali) e il Ministero della salute stanno predisponendo un algoritmo in grado di rilevare l’effettivo bisogno di personale in base al numero e alla complessità dei ricoveri nelle singole unità operative”, riferisce il presidente di Fadoi. “Un modo nuovo di definire le piante organiche, superando l’anacronistico tetto di spesa per il personale, che resta ancora tale dopo l’aumento del 14% stabilito dal recente decreto sulle liste di attesa”, aggiunge.

La corsa a ostacoli per prescrivere i farmaci innovativi

Alla burocrazia invece andrebbe imputata la trasformazione in una corsa a ostacoli della prescrizione dei farmaci innovativi e per molte malattie croniche. Prescrizioni che richiedono un Piano terapeutico sottoscritto da un medico specialista, da rinnovare periodicamente. “Nei nostri reparti assistiamo quasi un milione di persone l’anno – spiega il presidente della Fondazione Fadoi, Dario Manfellotto – e sono in maggioranza pazienti complessi con più patologie come scompenso cardiaco, insufficienza respiratoria, malattia renale cronica. Tutte patologie che ‘giustificano’ l’uso di farmaci più moderni ed efficaci. Ma, al momento della dimissione, o anche dopo una visita ambulatoriale, non sempre è possibile prescrivere i farmaci più innovativi. E così succede che il paziente rientra a casa senza un piano terapeutico completo perché per avere la prescrizione, deve prenotare la visita da un altro specialista”. Un “percorso ad ostacoli” che potrebbe essere risparmiato al paziente “consentendo a tutti gli specialisti coinvolti nell’uso dei medicinali, in primis gli internisti, di poterli prescrivere”, conclude.

 

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