Il Segretario Scotti: «Sia ascoltato dal Governo l’allarme delle Regioni su economie per rinnovo ACN assenti in finanziaria»
La Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale si unisce all’appello delle Regioni affinché Governo e Parlamento mettano le risorse necessarie per i rinnovi contrattuali. «Condividiamo le preoccupazioni manifestate del Comitato di settore Regioni-Sanità sull’incertezza del finanziamento – sottolinea il segretario nazionale della FIMMG, Silvestro Scotti – Senza investimenti economici, in particolare sulle risorse umane, non è possibile realizzare un’evoluzione della medicina del territorio – sottolinea Scotti – Confidiamo che la situazione venga sbloccata al più presto, certi anche del supporto che verrà dal Ministero. Chiediamo un incontro urgente a Governo e Regioni per fare il punto sulla situazione – prosegue Scotti -. In questi mesi è ripresa la trattativa per il nuovo Atto di indirizzo ed entro fine mese va trovato un accordo per velocizzare l’accesso dei giovani medici alla Convenzione. Senza ricambio generazionale e senza risorse per le borse di studio in Medicina Generale, per il necessario adeguamento economico atteso dal 2010, per il personale che va inserito al fianco dei medici di famiglia, per una gestione proattiva della prevenzione e della cronicità siamo al de profundis del Servizio Sanitario Nazionale».
Il segretario della FIMMG sottolinea inoltre che dopo l’allarme lanciato dalle Regioni la FIMMG ha già convocato la Segreteria Nazionale «per decidere le azioni da intraprendere, considerando che abbiamo avuto già mandato del nostro Consiglio Nazionale a mettere in atto tutte le azioni necessarie per portare a casa l’ACN. Non si può pensare che in presenza di una ripresa del paese non si investa sulla sanità – conclude Scotti – Appare inaccettabile che meccanismi di rapporto tra PIL e FSN siano considerati precostituiti per i prossimi anni, di fatto non allineando lo sviluppo del nostro SSN alle migliori condizioni del paese, a meno che qualcuno non stia pensando alla fine del nostro modello equo, solidale e universale. Se così fosse sarà bene che in un momento in cui l’Italia si prepara a decidere chi la governerà sia chiaro ai cittadini cosa gli si vuole offrire come futuro della sanità. In assenza di risposte noi ci adopereremo per farlo capire chiaramente ai nostri pazienti».