Dopo 18 mesi di trattativa, i sindacati confederati hanno interrotto il dialogo perché le controparti, Aiop e Aris, non sono disposte a farsi carico della parte economica del rinnovo del contratto di 300mila lavoratori. Le interviste alla presidente Aiop Cittadini e al responsabile sanità di Fp Cgil Vannini
È scontro aperto tra sindacati e ospedalità privata. Dopo 12 anni senza rinnovo del contratto, Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl hanno interrotto le trattative con le controparti Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) e Aris (Associazione religiosa istituti socio-sanitari). Come sempre accade in questi casi, il nodo del contendere sono le risorse. I sindacati hanno chiesto per gli oltre 300mila lavoratori della sanità privata un aumento medio di 85 euro lordi mensili, pari all’incremento ottenuto dai colleghi della sanità pubblica; risorse che però Aiop e Aris non sono disposte a garantire in assenza di una revisione dei tariffari da parte delle Regioni.
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«Noi operiamo in base ai tariffari stabiliti dalle Regioni, che sono fermi da dieci anni – spiega a Sanità Informazione la presidente nazionale di Aiop Barbara Cittadini -. Il rinnovo del contratto per noi è una priorità ed è il primo tema della nostra agenda, ma il problema va affrontato in sede di Conferenza Stato-Regioni: gli assessori devono confrontarsi tra loro e individuare le risorse da destinare non alle strutture, ma ai lavoratori della sanità privata, che sono il vero patrimonio delle nostre aziende e che si dedicano alla tutela di un diritto costituzionalmente garantito. Riteniamo doveroso che l’impegno nei loro confronti venga rispettato e bisogna lavorare tutti insieme, facendo uno sforzo comune, per dare loro una risposta».
Ma a detta di Michele Vannini, responsabile sanità di Fp Cgil, i sindacati si sono trovati di fronte «alla totale indisponibilità, da parte di Aris e Aiop, a stanziare anche solo un euro per farsi carico della parte economica del rinnovo del contratto. Per questo siamo arrivati alla rottura delle trattative e alla mobilitazione», ci spiega. «Noi non abbiamo mai negato che anche le Regioni debbano fare la loro parte – prosegue Vannini -, ma francamente ci sembra esagerato pensare che imprenditori e grandi gruppi del privato, che continuano a fare utili e profitti, non siano disponibili a mettere un euro per rinnovare il contratto dei loro dipendenti, e lo facciano pagare integralmente alle casse dello stato».
«Più volte – continua il responsabile sanità di Fp Cgil -, nell’anno e mezzo di trattativa, le controparti ci hanno evidenziato le loro intenzioni di chiedere alle Regioni di farsi carico della questione dei costi, ma non ci avevano mai detto che la loro disponibilità era pari a zero, e che la copertura da parte del pubblico doveva essere integrale. Quindi – prosegue Vannini – in base alla loro teoria, l’ospedalità privata dovrebbe continuare a fare impresa e a guadagnare in un mercato protetto, che garantisce rendite per un periodo di tempo molto lungo, ma poi quando si tratta di rinnovare il contratto dei loro dipendenti chiede che a pagare sia qualcun altro. È un approccio abbastanza disdicevole».
La presidente di Aiop controbatte sottolineando il fatto che «le strutture private non operano in un sistema di libero mercato, ma in un sistema in cui sono la componente di diritto privato del Servizio sanitario nazionale. E se firmassimo il contratto oggi – ci spiega – alcune realtà in Regioni in difficoltà rischierebbero l’equilibrio economico-finanziario funzionale alla sopravvivenza delle strutture stesse. Ci troveremmo quindi davanti ad un problema ben più grave del rinnovo del contratto: il fallimento di molte aziende. Comprendo la decisione dei sindacati di interrompere le trattative – conclude la Cittadini – ma bisogna coinvolgere le Regioni».
I sindacati, di fatto, hanno richiesto un incontro al presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, che dovrebbe essere calendarizzato per i prossimi giorni. E dopo l’intervento del neo-segretario generale della Cgil Maurizio Landini, che in un video-messaggio ha definito il rinnovo del contratto della sanità privata «un atto di civiltà», i sindacati confederali non escludono che, in assenza di cambiamenti, la mobilitazione, che dall’inizio dell’anno ha già visto scioperi, manifestazioni e presidi a livello regionale, incrementi la sua intensità. «Il livello di esasperazione dei lavoratori del settore è altissimo – conclude Vannini – perché si tratta di professionisti che lavorano 24 ore su 24, 7 giorni su 7; che svolgono lavori gravosi e molto delicati; che sono sottoposti a turni massacranti. E che da 12 anni non vedono nemmeno 50 centesimi in più in busta paga. Le cose devono per forza cambiare».