Lavoro e Professioni 25 Luglio 2017 11:08

Contratto, le richieste Anaao, Iscaro: aumenti, carriera e “banca ore” contro turni massacranti

Con un’intervista al Presidente di Anaao Domenico Iscaro prosegue il viaggio di Sanità Informazione tra i sindacati della categoria medica sul tema del rinnovo del contratto: «I medici sono stanchi e si sentono presi in giro. Se le cose non cambieranno, siamo pronti ad accendere il fuoco della protesta»

Non è roseo il quadro dipinto dal Presidente di Anaao Domenico Iscaro descrivendo gli umori, le aspettative e i dubbi dei medici in merito ad un rinnovo del contratto che sembra sempre più in salita. Dagli aumenti di salario al rispetto delle norme sui turni di lavoro, dall’uniforme applicazione del contratto alla carriera professionale, molte delle proposte di Anaao sono, a detta di Iscaro, inderogabili, su cui non si può far marcia indietro: bisogna riconoscere al comparto sanità il ruolo fondamentale che svolge nella società e ricompensarlo adeguatamente. Da troppo tempo invece i camici bianchi sono schiacciati da continui tagli, mancate assunzioni e sacrifici quotidiani cui il nuovo contratto dovrà porre fine.

«Per iniziare intanto ci auguriamo che dopo tante false partenze questa sia la volta buona per cominciare a parlare concretamente delle cose che stanno a cuore ai medici». Esordisce così ai nostri microfoni il Presidente Iscaro, sottolineando la necessità di un nuovo contratto, dopo otto anni di attesa, durante i quali tanto è cambiato per il mondo della sanità: «Abbiamo avuto pesantissimi tagli dal punto di vista economico, i salari sono fermi, sono sette anni che c’è il blocco del turnover e quindi i pensionamenti non sono sostenuti da nuove assunzioni». Una delle conseguenze? Un personale sanitario con un’età media molto avanzata, pari a 55 anni, costretto a lavorare oltre le 48 ore settimanali per conservare il livello di prestazioni minimo. «Tutto questo – continua il Presidente – nonostante stringenti norme europee che l’Italia spesso continua a non applicare e una procedura d’infrazione da cui siamo rientrati con l’impegno di applicare le norme entro il 2015. Visto che questo ancora non avviene, l’Anaao ha chiesto la riapertura dei termini di procedura d’infrazione». Oltre a chiedere il rispetto delle norme già esistenti, la piattaforma Anaao propone anche l’introduzione di una “Banca ore individuale”, dove ogni medico possa depositare le ore di lavoro effettuate in surplus ed utilizzarle poi in un secondo momento per eventuali recuperi.

D’altro canto, le norme sull’orario di lavoro, così come su altri temi importanti per la professione, sono state applicate in modi diversi da parte delle regioni, «in base alle proprie condizioni storiche, sociali ed economiche, facendo sì che l’Italia diventasse un enorme spezzatino di servizi». Ecco perché una delle prime parole d’ordine che figura sulla piattaforma Anaao per il rinnovo del contratto è “esigibilità”: «Il contratto deve essere assolutamente applicato uniformemente in tutte le aziende di questo Paese, e su questo non abbiamo alcuna intenzione di passarci sopra – afferma il Presidente Iscaro –. Noi facciamo un contratto collettivo nazionale che ha un paradigma di condizioni e di articoli che poi si devono calare all’interno delle varie realtà. Questa trasformazione delle norme oggi avviene nella maniera più irrituale, se non fantasiosa, e in alcuni casi, in cui le norme non vengono applicate, non avviene proprio. Tutto ciò deve essere evitato».

Un altro aspetto che dovrà essere affrontato da parte del tavolo contrattuale riguarda la carriera. L’attuale organizzazione del lavoro in sanità ha portato a privilegiare l’aspetto gestionale rispetto a quello professionale: «Se i Direttori di unità ospedaliera complessa hanno quindi grandi responsabilità nella gestione di risorse finanziarie, umane e tecnologiche, ci sono bravissimi chirurghi che iniziano a lavorare con un determinato livello di retribuzione e dopo 30-35 anni di lavoro e di esperienza restano ancorati a quel livello retributivo. Questo ovviamente non solo è frustrante – sottolinea Iscaro – ma è anche causa di un freno allo sviluppo professionale e scientifico della professione». La soluzione proposta da Anaao è quindi quella di introdurre uno sviluppo di carriera non solo gestionale, quindi verticale, ma anche professionale e orizzontale: «È giusto che all’aumento delle proprie competenze sia corrisposto un riconoscimento professionale e un livello retributivo adeguato», continua il Presidente Iscaro.

Quello dell’incremento salariale, ma per tutta la categoria, sarà senz’altro un tema complesso su cui governo e sindacati dovranno trovare un compromesso. «Le retribuzioni sono inchiodate a 9 anni fa, senza tenere in considerazione la perdita di potere d’acquisto nella valenza di questi salari. E questo non fa che aumentare la frustrazione, perché si lavora di più, nelle condizioni difficili di cui parlavamo prima, ma si guadagna lo stesso, anzi con minor potere. Purtroppo arriveremo al tavolo contrattuale senza avere certezza dei finanziamenti, altra anomalia che dice tutto sui tempi che stiamo vivendo. Il punto di partenza saranno quegli 85-100 euro promessi nei mesi scorsi dal governo che sono chiaramente del tutto insufficienti a recuperare quanto perso fino ad oggi e a soddisfare i molti bisogni della categoria: basti pensare alla formazione, altro capitolo che è sempre stato trascurato e che adesso intendiamo riaprire in termini contrattuali». Da non dimenticare poi, per concludere il capitolo retributivo, la necessità di porre nuovamente l’attenzione sul trattamento accessorio: «Le risorse ad esso destinate sono state non solo tagliate negli ultimi anni, ma anche congelate agli anni precedenti. E anche in questo caso – ricorda Iscaro – le regioni si sono mosse in maniera molto difforme ed in alcuni casi errata: questi errori hanno portato, secondo nostri calcoli, ad una perdita complessiva pari a circa 50-60 milioni di euro. Ecco perché è assolutamente necessario chiarire quali siano le manovre corrette ed esigere il recupero di tutte quelle indebite sottrazioni che sono state fatte sulla retribuzione dei medici. Senza dimenticare, infine, la speranza di poter rivedere tutte quelle risorse stanziate ma non utilizzate per i contratti aziendali».

In ogni caso, medici e operatori sanitari, a detta di Iscaro, sono stanchi di essere regolarmente trascurati, se non offesi, per non sentirsi riconosciuti come una forza importantissima per l’esigibilità del diritto costituzionale della tutela della salute. Così conclude il Presidente Iscaro: «Questo è un elemento che nessuno, tanto meno le regioni, deve trascurare, se non si vuole che questi temi diventino la spina già pronta a far accendere il fuoco della protesta».

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